Sanatoria abbinata al concordato con impatto sulle risorse in campo per l'attuazione della riforma fiscale. Quasi 340 milioni da utilizzare, e dal Servizio Bilancio dello Stato arriva la richiesta al Governo di rassicurare sulle disponibilità che restano

La sanatoria per le partite IVA, abbinata al concordato preventivo biennale, sarà pagata in buona parte dalle coperture per l’attuazione della riforma fiscale.
Del totale di 395 milioni di euro previsti a copertura del ravvedimento speciale, solo una piccola parte deriverà dagli incassi attesi. Per la quota più cospicua delle risorse necessarie si attinge dal Fondo, istituito con il decreto legislativo n. 209/2023, destinato all’attuazione della riforma.
Un impiego importante di risorse sul quale dal Servizio Bilancio dello Stato arriva la richiesta di “rassicurazioni” sugli effetti che questo produrrà sul fronte dell’attuazione della delega fiscale.
La sanatoria per le partite IVA toglie 340 milioni alla riforma fiscale
La riproposizione del meccanismo del ravvedimento speciale per chi aderirà al concordato preventivo biennale 2025-2026 è la novità più importante approvata nel corso dei lavori per la conversione in legge del DL Fiscale n. 84/2025.
L’articolo 12-ter, inserito con l’ok all’emendamento Osnato, estende il meccanismo per l’emersione di redditi non dichiarati, consentendo a chi accederà al patto con il Fisco di versare una flat tax a condizioni ultra-agevolate.
La sanatoria premia le partite IVA con punteggio ISA più alto, ma si presenta vantaggiosa per tutti i contribuenti con irregolarità negli anni dal 2019 al 2023. L’imposta dovuta andrà da un minimo del 10 per cento a un massimo del 15 per cento e il valore del reddito su cui calcolare il dovuto sarà determinato in maniera forfettaria.
Il ravvedimento speciale consente di chiudere i conti con il passato, a patto di accettare la “scommessa sul futuro” del concordato, con un costo però che è rilevante. Serviranno in tutto 395 milioni euro, da spalmare dal 2026 al 2030.
Solo una minima parte, pari a 57,93 milioni di euro, sarà recuperata dalle entrate della stesse sanatoria.
Il costo effettivo del ravvedimento speciale si saprà solo dopo il 15 marzo 2026
Per finanziare il ravvedimento speciale, la dotazione prevista dall’articolo 62, comma 1 del decreto legislativo n. 209/2023 sarà sfoltita per un importo pari a:
- 26.931.667 euro per l’anno 2026,
- 107.060.000 euro per l’anno 2027,
- 89.235.000 euro per l’anno 2028,
- 70.490.000 euro per l’anno 2029,
- 43.350.000 euro per l’anno 2030.
Calcolatrice alla mano, si tratta di 337.066.667 euro ipotecati.
Ovviamente gli incassi generati dal ravvedimento speciale potranno anche superare l’importo dello stanziamento previsto: per la prima edizione, a fronte di 190.000 partite IVA aderenti, l’incasso previsto è pari a 1,3 miliardi circa, di cui 781.080.801 già versati e ulteriori 483.270.721 attesi entro il mese di marzo 2026.
L’impatto effettivo sarà però misurabile solo dopo la prima scadenza della nuova sanatoria, fissata al 15 marzo 2026.
Il Servizio Bilancio dello Stato chiede rassicurazioni: quanto pesa il ravvedimento speciale sulla riforma fiscale?
A dare evidenza dell’impatto del ravvedimento speciale sulla riforma fiscale è il Servizio Bilancio dello Stato, nell’analisi sull’impatto finanziario del DL Fiscale n. 84/2025.
Oltre a sottolineare la necessità di acquisire una conferma sulla disponibilità effettiva delle risorse, viene chiesto al Governo di verificare e rassicurare che lo sfoltimento dei 340 milioni necessari non vada a “pregiudicare l’attuazione degli interventi previsti nell’ambito della delega fiscale di cui alla legge n. 111 del 2023.”
La richiesta è quindi di monitorare che l’uso dei fondi messi in campo per completare la delega fiscale non renda ancora più complesso proseguire un lavoro già ricco di insidie.
Non è infatti un mistero che l’attuazione della riforma fiscale si sia praticamente fermata. Restano in standby le misure più costose, tanto che il Governo ha chiesto (e ottenuto) una proroga del termine per l’adozione dei decreti legislativi delegati.
Dall’IVA alla flat tax, riforma fiscale prorogata al 2026
È arrivato il 16 luglio il primo ok, da parte della Camera, alla richiesta di proroga dei termini per l’attuazione della riforma fiscale.
Si sono rivelati insufficienti i due anni di tempo previsti dalla legge delega, in scadenza il 29 agosto 2025. Il termine ultimo per l’adozione dei decreti legislativi slitta di un anno e a cascata slitta anche il tempo a disposizione per eventuali correttivi, che potranno essere approvati entro il 29 agosto 2028.
Il motivo è legato anche alla necessità di trovare risorse per dare il via alle misure più costose. Si attende una riforma complessiva dell’IVA, dalla ridefinizione dei presupposti, fino a un lavoro di razionalizzazione del numero e della misura delle aliquote.
In stallo anche i lavori sull’IRPEF, nell’ottica di arrivare progressivamente al meccanismo della flat tax per tutti, ma anche ad esempio il progetto di estendere la cedolare secca anche agli affitti commerciali.
Questi alcuni degli interventi che per ora vengono “sacrificati” in favore di una sanatoria pensata per sollevare le sorti del concordato preventivo, strumento che per il biennio 2025-2026 risulta ancora meno appetibile del precedente.
Articolo originale pubblicato su Informazione Fiscale qui: La sanatoria per le partite IVA toglie 340 milioni alla riforma fiscale