Nessuna flat tax o IRPEF scontata per i giovani: sfumano le novità per ridurre le tasse

Rosy D’Elia - Imposte

Inammissibili gli emendamenti alla Manovra 2026 con le diverse ricette per ridurre le tasse ai giovani: non c'è spazio nella Legge di Bilancio per una flat tax, una IRPEF scontata o totalmente azzerata

Nessuna flat tax o IRPEF scontata per i giovani: sfumano le novità per ridurre le tasse

Nel pacchetto di emendamenti alla Manovra 2026 una lunga e costosa lista dei desideri stilata da maggioranza e opposizione. Fioccano le bocciature, ora dopo ora. E l’ingresso nella Legge di Bilancio è complicato anche per le novità che arrivano da aree di interesse su cui convergono perfino i poli opposti del Parlamento, come la necessità di far pagare meno tasse ai più giovani.

Per la Lega, che ha già depositato un Disegno di Legge nei mesi scorsi, il cantiere della Manovra è la giusta occasione per provare a dare forma a una flat tax al 5 per cento per gli under 30, mentre Azione e PD e altri partiti di opposizione propongono di ridurre o azzerare l’IRPEF per chi muove i suoi primi passi nel mondo del lavoro.

Ma, è stato detto più volte, la priorità è far quadrare i conti e le diverse proposte risultano inammissibili.

Manovra 2026: la proposta di una flat tax al 5 per cento per i giovani dipendenti

Claudio Durigon, sottosegretario al Lavoro e alle politiche sociali, aveva già annunciato la scorsa estate il tentativo di inserire nel pacchetto di novità una tassazione piatta al 5 per cento per gli under 30 accompagnata da agevolazioni per chi assume.

Ma nel primo impianto della Manovra nessuna misura per i giovani, a parte la conferma del bonus assunzione, ha trovato posto nel testo. E anche i lavori parlamentari non sembrano portare buone notizie.

Tra le bocciature che via via diventano sempre più numerose c’è anche la flat tax per l’assunzione dei giovani a firma Murelli, Dreosto e Testor (Lega).

La norma ipotizzata prevede un periodo di sperimentazione di due anni per l’accesso alla tassazione agevolata, dal 1° gennaio 2026 al 31 dicembre 2027, con l’obiettivo “favorire il primo impiego stabile dei giovani, garantendo loro salari adeguati e agevolando l’acquisizione di esperienza professionale”.

Al posto dell’IRPEF e delle relative addizionali, per 5 anni i nuovi lavoratori e le nuove lavoratrici assunte con contratto di lavoro subordinato a tempo indeterminato a tutele crescenti pagherebbero una tassa piatta del 5 per cento entro il limite dei 40.000 euro lordi. Oltre questa soglia, scatterebbe il calcolo canonico dell’IRPEF.

Allo stesso tempo per i datori di lavoro si mette in cantiere la maxi deduzione introdotta nell’ambito dei lavori di riforma fiscale con una maggiorazione ad hoc del 40 per cento e la possibilità di interrompere il rapporto di lavoro entro i 24 mesi dall’assunzione pagando tre mensilità aggiuntive.

Questa nuova flat tax messa a punto dalla Lega era sicuramente la proposta per i giovani con più chance di entrare nella Manovra 2026, anche per i costi stimati in 200 milioni. Ma non è l’unica strategia proposta, e bocciata, per agevolare ragazzi e ragazze usando la leva fiscale.

Le alternative alla flat tax: IRPEF ridotta o azzerata in base all’età e al reddito

Un emendamento a firma Calenda-Lombardo proponeva di azzerare l’IRPEF per i lavoratori dipendenti con meno di 35 anni che hanno un reddito annuo pari o inferiore a 20.000 euro, per una durata massima di 5 anni.

Mentre il Partito Democratico insieme a Italia Viva, al Movimento 5 stelle e al gruppo Misto ha contrapposto alla flat tax, per ora sempre senza esito positivo, la start tax, una IRPEF improntata alla progressività anagrafica con agevolazioni garantite fino a 40 anni.

Secondo questa proposta, le aliquote canoniche, che il primo testo della Manovra 2026 già rivede a ribasso per lo scaglione di reddito 28-50.000 euro, andrebbero scontate in base all’età.

Fascia d’età del contribuente Percentuale di riduzione dell’aliquota
Meno di 25 anni 50 per cento
Tra i 25 e i 30 anni 33 per cento
Tra i 31 e i 40 anni 15 per cento

Ridurre le tasse ai giovani costa: l’ingresso delle novità nella Manovra è anche una questione di risorse

L’emendamento traccia un percorso graduale verso il pagamento delle imposte per i ragazzi e le ragazze e riporta alla memoria la novità approvata in Portogallo con la Manovra dello scorso anno: imposta sul reddito completamente azzerata il primo anno e sconti fiscali in base all’età per 10 anni garantiti ai giovani under 35.

Valore del bonus fiscale per i giovaniAnno di fruizione
Esenzione totale Primo anno
Esenzione pari al 75 per cento Dal secondo al quarto anno
Esenzione pari al 50 per cento Dal quinto al settimo anno
Esenzione pari al 25 per cento Dall’ottavo al decimo anno

Un trattamento tanto favorevole da far discutere anche fuori dai confini della penisola iberica. La generosità portoghese aveva acceso la discussione sulla necessità di prevedere agevolazioni per i giovani, ma aveva scatenato pure la reazione del Fondo Monetario Internazionale preoccupato dai costi.

Ed è proprio questo il punto cruciale, anche e soprattutto in Italia. L’emendamento presentato dall’opposizione ha un costo di 4 miliardi di euro e, sebbene gli autori abbiano anche indicato le fonti di reddito da utilizzare per recuperare le risorse, il prezzo dell’agevolazione ne preannunciava già il destino.

La matematica non è un’opinione (politica): se il Governo ha impiegato due anni per mettere a punto il taglio IRPEF promesso al ceto medio che ha un costo che sfiora i 3 miliardi, è chiaro che le ragazze e i ragazzi italiani continueranno a pagare l’imposta in misura piena. Al massimo, avrebbero potuto sperare in una flat tax al 5 per cento: ma, a quanto pare, neanche il costo stimato di 200 milioni permette l’ingresso nella prossima Manovra.

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