A settembre la legge di Bilancio ha tante forme quanti sono i desideri della politica: dal taglio IRPEF al ceto medio ai bonus sugli stipendi, la discussione per il 2026 è aperta. Ma il margine di Manovra è ancora in via di definizione

Settembre per la politica è il tempo dei desideri: ognuno scrive la sua Legge di Bilancio in vista dell’approvazione del pacchetto di novità entro fine anno. E al necessario taglio dell’IRPEF per il ceto medio, priorità di questo autunno, si sono aggiunte già una serie di proposte. Più o meno irrealizzabili. D’altronde poco importa. Nel frattempo l’importante è che se ne parli.
Per ora, infatti, manca ancora la materia prima per avviare il cantiere: i dati sulle previsioni economiche e di finanza pubblica che permettono di definire il margine di Manovra effettivo per il prossimo anno.
Ogni anno a fine settembre il Governo è chiamato ad aggiornare il quadro macroeconomico delineato ad aprile e a fissare gli obiettivi programmatici. Queste informazioni fino 2024 hanno trovato spazio nella Nota di Aggiornamento al Documento di Economia e Finanza.
Con la nuova governance europea, che non ha ancora trovato applicazione concreta nella normativa italiana, dati e documenti stanno assumendo una nuova forma ed entro il primo ottobre dovrebbe arrivare il nuovo Documento programmatico di finanza pubblica, su cui oggi è previsto un confronto tra maggioranza e opposizione.
In termini metaforici, resta ancora da definire la misura e la struttura del contenitore della prossima Legge di Bilancio da riempire con le diverse novità.
Verso la Legge di Bilancio 2026: si parte dal taglio IRPEF al ceto medio
Senza dubbio, il taglio IRPEF per il ceto medio dovrebbe avere un posto assicurato per una ragione molto semplice: non si può più rimandare a data da destinarsi.
A inizio 2024 Leo aveva prospettato, in uno scenario ottimistico, un passaggio a due aliquote e scaglioni. Ma la realtà si è rivelata ben diversa e il flop dello scorso anno sul concordato preventivo, che doveva rappresentare il bacino di risorse per tagliare l’IRPEF, non ha permesso alcun intervento.
Allo stesso tempo il taglio è rimasto sempre in cima alle priorità di questo Governo. Lo sta ribadendo con forza il vicepremier Tajani in queste ore di avvio della discussione sulla Legge di Bilancio 2026. E lo ha promesso, ancora una volta, la stessa premier Giorgia Meloni lo scorso giugno direttamente dal palco degli Stati Generali dei Commercialisti 2025.
Nel frattempo, in questi mesi, il fronte più tecnico del Ministro dell’Economia e delle Finanze Giancarlo Giorgetti e del suo vice Maurizio Leo è rimasto compatto sull’obiettivo ma sempre cauto. Anche in questo caso la ragione è semplice: difronte all’impegno preso, resta la difficoltà di far quadrare i conti.
Secondo le stime presentate lo scorso anno dai commercialisti, il taglio dell’IRPEF per il ceto medio costa almeno 2,5 miliardi di euro: è questa la cifra necessaria per ridurre il secondo scaglione (28.000-50.000 euro) dal 35 al 33 per cento o per estendere la fascia di reddito a 65.000 euro.
Il prezzo cresce per eventuali mix dei due interventi, come quello ipotizzato da Tajani che vorrebbe un’aliquota del 33 per cento fino a 60.000 euro.
In altre parole, anche quella che sembra essere la certezza della Legge di Bilancio 2026 non è priva di complicazioni. E di promessa in promessa, un delicato equilibrio, soprattutto politico, si dovrà trovare sulla rottamazione.
Legge di Bilancio 2026 in preparazione: si cerca un equilibrio sulla rottamazione
La Lega ha chiesto l’approvazione di una pace fiscale definitiva, presentando una proposta di legge con una rateizzazione lunga 10 anni per le cartelle fino al 2023. Il testo è al Senato e si sta lavorando per inserire le nuove regole per la definizione agevolata delle cartelle nel testo della prossima Manovra.
Anche in questo caso il fronte tecnico in questi mesi ha tenuto una linea di favore e di cautela.
Più volte il viceministro Maurizio Leo ha sottolineato la necessità di tener conto delle analisi della Commissione istituita per analizzare il magazzino dell’Agenzia delle Entrate Riscossione, ovvero la mole di debiti di cittadini e cittadine che rimangono in stand by e ammontano a oltre 1.200 miliardi di euro. E anche di adottare criteri di selettività non previsti nella proposta della Lega.
È chiaro che una nuova definizione agevolata è già in cantiere ma è altrettanto chiaro che la strada della pace fiscale è ancora tutta da costruire.
Legge di Bilancio 2026: dalle tredicesime alle pensioni, la lista dei desideri prende forma
E oltre alle due misure, che all’inizio dell’estate sono state protagoniste di un derby all’interno della stessa maggioranza, la lista dei desiderata per il prossimo anno si allunga di giorno in giorno.
La Lega ha già aggiunto la flat tax fino a 100.000 euro per le partite IVA che, pur essendo un’altra misura identitaria per questo Governo, è attualmente irrealizzabile per incompatibilità con i limiti imposti dalle norme europee.
Mentre Forza Italia guarda alla riconferma dell’IRES premiale e ha riportato in campo i bonus per gli stipendi dei lavoratori e delle lavoratrici dipendenti, facendo riemergere la promessa di detassazione straordinari, premi e tredicesime contenuta nella legge delega per la riforma fiscale.
Sugli stipendi, da difendere dall’inflazione, anche l’opposizione ha avanzato le prime proposte: da Mario Turco, vicepresidente del Movimento 5 Stelle, è arrivata la proposta di un meccanismo di aggiornamento biennale degli scaglioni IRPEF, della no tax area e delle detrazioni fiscali.
La partita è aperta per partite IVA, imprese, dipendenti ma anche per i pensionati. Nelle scorse settimane Claudio Durigon, Sottosegretario al Lavoro, ha parlato dell’ipotesi di utilizzare il TFR come rendita pensionistica e uscire dal lavoro a 64 anni. Ci sarà, poi, da decidere sul futuro di quota 103, Opzione Donne, Ape Sociale.
E in questo carnevale di proposte cominciano a prendere forma anche ipotesi di novità più puntuali: dalla detassazione dei buoni pasto fino a 10 euro fino ad arrivare alla detrazione per i libri scolastici.
Nel frattempo Giancarlo Giorgetti ci tiene a far sapere che quest’anno “non serve nessuna manovra correttiva”, ma anche a riportare tutti e tutte con i piedi per terra:
“Come c’è il calciomercato durante il mese di agosto, con notizie più o meno verosimili di scambi e di acquisti giocatori, c’e’ anche una ’manovra mercato’ nel mese di agosto e settembre ma per serietà penso che il Governo debba parlare semplicemente quando c’è un quadro di insieme e si è delineata una lista di priorità su cui intervenire.”
Ha detto domenica 7 settembre, chiudendo il Forum di Cernobbio.
Articolo originale pubblicato su Informazione Fiscale qui: Legge di Bilancio 2026: dal taglio IRPEF ai bonus sugli stipendi, prende forma la lista dei desideri