IRPEF a due aliquote dal 2025, la scommessa del concordato preventivo biennale

IRPEF: obiettivo due aliquote con possibili novità già dal 2025, ma sarà fondamentale il successo del concordato preventivo biennale per le partite IVA. Dalla riforma fiscale la scommessa di nuove risorse per la riduzione delle imposte. A confermarlo il Viceministro Leo, nel corso del 7° Forum dei Commercialisti del 29 gennaio 2024

IRPEF a due aliquote dal 2025, la scommessa del concordato preventivo biennale

IRPEF verso l’obiettivo di due aliquote, con possibili novità già dal 2025.

Questo uno degli punti all’attenzione del Governo e che rientra nella nuova fase della riforma fiscale, per il cui avvio sarà tuttavia fondamentale valutare l’impatto delle prime novità introdotte per il 2024 e in particolare del concordato preventivo biennale.

Alla conferma delle regole IRPEF introdotte per l’anno in corso si affianca quindi un possibile nuovo intervento che agevoli questa volta le classi medie, penalizzate dall’attuale struttura della principale imposta sui redditi.

Ad affermarlo è stato il Viceministro dell’Economia, Maurizio Leo nel corso del “7° Forum nazionale dei Commercialisti ed Esperti Contabili” del 29 gennaio 2024, ribadendo quanto già dichiarato nel corso del convegno organizzato la scorsa settimana dall’Associazione Nazionale dei Commercialisti.

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IRPEF a due aliquote dal 2025, la scommessa del concordato preventivo biennale

Il testo definitivo del decreto legislativo in materia di accertamento e concordato preventivo biennale non contiene stime sulle maggiori entrate che deriveranno dal nuovo strumento di compliance tra Fisco e partite IVA.

Il gettito extra previsto dallo schema di decreto approvato a novembre era pari a circa 1,8 miliardi di euro nel biennio, calcolo legato all’ipotesi di adeguamento agli ISA per le partite IVA con punteggio inferiore a 8, ai fini per l’appunto di accedere al concordato preventivo biennale per il 2024 e il 2025.

L’eliminazione del requisito degli ISA nel testo definitivo che introduce il concordato preventivo biennale ha portato ad una linea di maggiore prudenza, ma resta chiaro che le maggiori entrate previste per il 2024 e il 2025 saranno destinate all’attuazione della riforma fiscale.

A confermarlo il Viceministro dell’Economia, Maurizio Leo, nel corso del 7° Forum nazionale dei Commercialisti ed Esperti Contabili organizzato da Italia Oggi.

L’impegno per i prossimi anni è confermare la riduzione delle aliquote già prevista dal 1° gennaio al 31 dicembre 2024 ma, con l’avvio del concordato preventivo biennale e nell’ottica di un rapporto più collaborativo tra Fisco e contribuenti, “il nostro fermo impegno è abbassare le aliquote”.

Già negli scorsi mesi si era parlato della previsione di un’IRPEF strutturata su due aliquote, dopo la riduzione a tre livelli di tassazione prevista dal primo modulo di riforma delle imposte sui redditi delle persone fisiche.

Le novità che quindi potrebbero prendere piede già nel 2025 puntano ad agevolare le classi medie che, stando alle dichiarazioni del Viceministro Leo, sono penalizzate dall’attuale meccanismo a tre aliquote.

In tal senso diventa centrale una valutazione chiara degli effetti delle prime novità della riforma fiscale e, in particolare, sarà fondamentale monitorare la scadenza del secondo acconto delle imposte sui redditi, tenuto conto che l’adesione al concordato preventivo biennale potrà avvenire entro il 15 ottobre, con la conseguenza che per il primo acconto si utilizzeranno le regole ordinarie.

Ecco quindi che le novità previste per i titolari di partita IVA diventano una scommessa per i prossimi passi della riforma fiscale e, in particolare, per il destino dell’IRPEF dal prossimo anno.

Il successo del concordato preventivo biennale come vincolo per i prossimi passi della riforma IRPEF

Non è certo una novità che tra gli obiettivi del Governo vi sia l’introduzione generalizzata della flat tax. Una misura che dovrebbe approdare gradualmente, e per la quale ulteriori passi potrebbero quindi essere compiuti nel 2025.

Se dal 2024 l’IRPEF è passata da quattro a tre aliquote, il prossimo anno si punta ad un’imposta strutturata su due livelli.

Un aspetto già evidenziato dal padre della riforma fiscale, Maurizio Leo, nel corso del convegno organizzato dall’ANC il 24 gennaio 2024 e che Informazione Fiscale ha seguito in diretta.

Le possibili novità sono tuttavia legate a doppio filo al successo del concordato preventivo biennale:

“se mi funziona il concordato devo necessariamente rivedere anche le aliquote IRPEF. Chi ha 50.000 euro deve scontare tassazione del 50 per cento? Questo non ha assolutamente senso.”

In sede di versamento del secondo acconto si avrà il quadro esatto di quanti avranno aderito al concordato e, alla luce delle regole del nuovo strumento di compliance, sarà chiaro quale sarà il gettito per il biennio 2024-2025 derivante dal versamento delle relative imposte.

Un dato che sarà determinante per le prossime mosse del Governo:

“Se è certo questo, perché non facciamo un altro pezzetto di riforma dell’IRPEF? Il modello ideale sarebbe quello delle due aliquote, con il concordato preventivo evidenziamo il reddito dei contribuenti in odore di evasione e parallelamente gli abbassiamo le imposte.”

Dalle parole del Viceministro Leo emerge quindi che solo a ridosso della fine dell’anno si avrà il quadro chiaro delle risorse a disposizione per attuare il possibile nuovo tassello della riforma fiscale.

Parlare quindi di nuovi interventi sull’IRPEF appare quantomeno prematuro, anche considerando che il ciclo di bilancio partirà monco.

Si ricorda infatti che è con la presentazione del DEF in Parlamento, entro il 10 aprile, che viene inaugurata la stagione che porta poi alla messa a punto della Manovra. Entro la fine dello stesso mese bisogna trasmettere al Consiglio UE due documenti programmatici contenenti le indicazioni sugli interventi di riforma, base per la messa a punto della Nota di aggiornamento al DEF entro il 27 settembre e poi del disegno di legge di bilancio entro il 20 ottobre.

Per nessuna di queste date sarà chiaro quale sarà l’impatto in termini di gettito aggiuntivo del concordato preventivo biennale, considerando che il secondo acconto (che dovrà essere versato, in caso di adesione, sulla base della proposta elaborata dal Fisco) si paga entro il mese di novembre.

Da considerare, in ogni caso, che già solo per mantenere il quadro già previsto per l’anno in corso serviranno quasi 15 miliardi di euro, sommando le risorse necessarie per il taglio del cuneo contributivo per i dipendenti e l’IRPEF a tre aliquote, finanziata per il momento esclusivamente per il 2024.

Ecco quindi che il concordato preventivo biennale diventa una vera e propria scommessa, per la cui riuscita sarà necessario valutare l’effettivo impatto della proposta che l’Agenzia delle Entrate elaborerà nei confronti dei titolari di partita IVA.

Una roulette russa che pesa sul destino del Fisco, sia a regole invariate che nell’ipotesi di ulteriori interventi.

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