Pensione anticipata a 64 anni con il TFR?

Francesco Rodorigo - Pensioni

Utilizzare il TFR per andare in pensione prima. Questa è l'ipotesi a cui sta pensando il Governo

Pensione anticipata a 64 anni con il TFR?

Utilizzare il TFR come rendita pensionistica e uscire dal lavoro a 64 anni d’età.

Questa l’ipotesi che sta circolando in questi giorni e lanciata da Claudio Durigon, Sottosegretario al Lavoro, per favorire il pensionamento anticipato.

L’attuale possibilità di cumulo della rendita dei fondi pensione per raggiungere l’importo soglia di 1.616,07 euro prevista dalla Legge per l’accesso al canale di pensionamento agevolato verrebbe esteso anche ai dipendenti non interamente nel sistema contributivo.

A differenza di quanto previsto attualmente si punta ad utilizzare direttamente il TFR lasciato all’INPS, trasformandolo in rendita. Vediamo come funzionerebbe la novità.

Pensione anticipata a 64 anni con il TFR?

Con il cantiere della prossima Legge di Bilancio che comincia ad entrare nel vivo si torna a parlare anche di pensioni e in particolare di uscita anticipata.

L’ultima ipotesi su cui sta ragionando il Governo riguarda l’utilizzo del TFR (Trattamento di fine rapporto) per favorire il pensionamento anticipato, da 67 a 64 anni d’età. A lanciare la proposta è stato nei giorni scorsi il Sottosegretario al Lavoro Claudio Durigon, che in un’intervista al Corriere della Sera ha annunciato una possibile doppia novità:

  • l’estensione anche a chi non è interamente inserito nel sistema contributivo del canale che consente di accedere alla pensione anticipata con 64 anni e 25 anni di contributi a condizione che l’assegno sia pari ad almeno 3 volte il trattamento minimo (una possibilità prevista ad oggi solo per chi è interamente nel contributivo, cioè ha iniziato a versare contributi dal il 1996);
  • la possibilità di utilizzare direttamente il TFR (e non la rendita dei fondi pensione) per fare cumulo e raggiungere la soglia minima di assegno pensionistico prevista per l’uscita anticipata.

La Legge di Bilancio 2025, ricordiamo, ha introdotto una misura volta a semplificare, almeno sulla carta, l’accesso alla pensione anticipata nel sistema contributivo, i cui requisiti di accesso attualmente sono i seguenti.

PensioneEtàAnni di ContributiAltro
Pensione di vecchiaia sistema contributivo 67 20 Importo almeno pari all’assegno sociale (538,69 euro per il 2025)
Pensione anticipata sistema contributivo 64 20 Importo almeno 3 volte l’assegno sociale, quindi 1.616,07 euro per il 2025 (2,8 volte per le donne con 1 figlio e 2,6 per le donne con 2 o più figli)

La novità prevista dalla Manovra permette di sommare la rendita della pensione integrativa, che deriva dall’adesione ai fondi di previdenza complementare, all’importo dell’assegno di pensione.

In questo modo, è più facile raggiungere l’importo soglia (per raggiungerlo senza agevolazioni ci vogliono una retribuzione medio-alta e buona continuità lavorativa) e quindi beneficiare della pensione, in particolare quella anticipata a 64 anni.

L’intervento però ha previsto, per chi si avvale di tale possibilità, anche l’aumento del requisito contributivo che sale da 20 a 25 anni di versamenti alla previdenza. Dal 2030 salirà ulteriormente a 30 anni di contribuzione.

L’ipotesi di intervento prospettato da Durigon prevede di estendere questo canale di uscita anche a lavoratori e lavoratrici che i hanno cominciato a versare contributi prima del 1996.

Ma veniamo al principale aspetto di novità che riguarderebbe il TFR.

Si punta all’utilizzo del TFR per andare prima in pensione

Come già previsto dalla scorsa Manovra, il canale per l’uscita anticipata a 64 anni si basa sulla possibilità di utilizzare la rendita del TFR versato ai fondi pensione per fare cumulo e raggiungere l’importo soglia.

Rispetto a quanto previsto attualmente la nuova proposta introdurrebbe la possibilità di utilizzare non solo le somme maturate presso i fondi pensione ma anche lo stesso TFR per raggiungere la soglia minima di 1.616,07 euro.

Questa modalità di accesso al pensionamento anticipato diventerebbe quindi accessibile anche a chi ha scelto di non versare il TFR ai fondi complementari ma di lasciarlo in azienda. La novità riguarderebbe in particolare i dipendenti di aziende medio-grandi (con più di 50 dipendenti), il cui TFR non resta in azienda ma va all’INPS.

In sostanza, il TFR all’INPS si trasformerebbe in rendita pensionistica: il dipendente al momento dell’uscita (anticipata a 64 anni) non prenderebbe più la liquidazione ma avrebbe accesso ad un assegno più alto con tassazione agevolata come avviene per i fondi pensione.

Da evidenziare però il fatto che l’eventuale pensione a 64 anni verrebbe calcolata interamente con il metodo contributivo, anche per chi si trova nel sistema misto (retributivo e contributivo).

La scelta ricadrebbe interamente sui lavoratori e le lavoratrici interessate. L’adesione sarebbe quindi su base volontaria, come accade oggi per il bonus Giorgetti per il posticipo del pensionamento.

Come ogni misura per cui è richiesta una spesa si dovranno fare i conti con le risorse effettivamente disponibili e i possibili effetti sulle casse pubbliche.

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