Partite IVA, secondo acconto IRPEF 2025 senza proroga e rateazione. Si attendono novità

Partite IVA senza possibilità di versamento del secondo acconto IRPEF a rate e con rinvio al 2026. Fuori dai radar al momento la misura prevista negli ultimi due anni e che si intreccia con le novità ancora attese dalla riforma fiscale

Partite IVA, secondo acconto IRPEF 2025 senza proroga e rateazione. Si attendono novità

Fuori dai radar, almeno per il momento, la riedizione del rinvio e della rateizzazione del secondo acconto per le partite IVA.

Nel pieno del periodo di chiusura della stagione della dichiarazione dei redditi 2025, tra gli appuntamenti da annotare in calendario c’è quello del 30 novembre, scadenza per il pagamento del secondo acconto dovuto per il 2026.

L’acconto IRPEF di novembre è stato oggetto di importanti novità nell’ultimo biennio e sia per le somme dovute in base alla dichiarazione dei redditi 2023 che a quella trasmessa nel 2024, una platea importante di partite IVA ha potuto differire e rateizzare il conto dovuto.

Disposizioni transitorie che sono tuttavia parte del progetto più ampio della riforma fiscale, ma sulle quali per quanto riguarda l’acconto dovuto per il 2026 i riflettori sono al momento spenti.

Partite IVA, proroga e rateazione del secondo acconto IRPEF 2025 fuori dai radar delle novità in discussione

La struttura del rinvio del secondo acconto è rimasta immutata nel 2023 e nel 2024, le due annualità per le quali le partite IVA di dimensioni ridotte hanno potuto saltare l’appuntamento canonico del 30 novembre.

Il pagamento della seconda quota di acconto emersa dalla dichiarazione dei redditi rappresenta per tutti i professionisti, i lavoratori autonomi e le imprese un’importante uscita di cassa, considerando che a differenza del primo acconto l’importo dovuto non può essere rateizzato e si paga quindi in un’unica soluzione.

La ratio delle norme che, sia per l’acconto IRPEF 2024 che per l’importo dovuto in anticipo per il 2025, hanno consentito di pagare in più quote e a partire dal mese di gennaio dell’anno di riferimento è stata quindi di ridurre l’impatto di una scadenza pesante e che incide sui conti.

Una misura promossa in particolar modo dal Deputato Alberto Gusmeroli, presentata nel 2020 ai microfoni di Informazione Fiscale, che tuttavia al momento non è prevista anche per il secondo acconto IRPEF relativo alla dichiarazione dei redditi 2025, lasciando quindi immutate le regole previste in via ordinaria.

Il perimetro della proroga del secondo acconto: una misura per le partite IVA di ridotte dimensioni

C’è da evidenziare che negli scorsi anni il rinvio dell’acconto di novembre ha trovato spazio nei lavori relativi alla messa a punto della Legge di Bilancio. Nel 2024 la proroga è arrivata in extremis, con un emendamento al DL Fiscale e con non poche criticità operative.

Al netto di ciò, la misura è stata indirizzata nell’ultimo biennio alle persone fisiche titolari di partita IVA con ricavi o compensi non superiori a 170.000 euro, lasciando fuori i contributi previdenziali e assistenziali e i premi assicurativi INAIL.

Un rinvio con uno slalom di verifiche reddituali, individuali, ma anche sul fronte delle quote dovute a titolo di secondo acconto, che potrebbe quindi tornare al centro dell’attenzione nelle prossime settimane, quando i lavori sulla Manovra 2026 e sulle misure fiscali collegate dovrebbero entrare nel vivo.

Partite IVA, proroga del secondo acconto e abolizione della ritenuta d’acconto: si guarda anche alla riforma fiscale

Le norme temporanee previste nell’ultimo biennio, e sulle quali si resta in attesa di ulteriori possibili novità per l’anno in corso, si inseriscono nel percorso della riforma fiscale.

Vale infatti la pena specificare che non si tratta di interventi spot, ma di una sorta di anticipazione rispetto a uno dei principi, dettati dall’articolo 5 della legge delega n. 111/2023, per la revisione della tassazione dei redditi di lavoro autonomo.

Per quel che riguarda il versamento dell’IRPEF dovuta da autonomi, imprenditori individuali e partite IVA soggette all’applicazione degli ISA, il disegno della delega fiscale prevede infatti, fermo restando il sistema di calcolo previsto attualmente di saldo e acconti, e senza peggioramenti per i contribuenti e senza impatti per la finanza pubblica, “una migliore distribuzione del carico fiscale nel tempo” , anche attraverso la progressiva introduzione della “periodicità mensile dei versamenti di acconti e saldi” ed eventualmente una riduzione della ritenuta d’acconto.

Un sistema di versamenti “mensilizzati”, promosso anche dall’ex Direttore dell’Agenzia delle Entrate Ernesto Maria Ruffini, e che resta sul tavolo delle misure della riforma fiscale ancora da attuare. Il 2026 dovrebbe essere l’anno delle conferme, o dei passi indietro.

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