Un nuovo taglio all'IRPEF per il ceto medio doveva arrivare già alla fine dello scorso anno, rimandato al 2025 per mancanza di fondi. Dalle parole di Giorgetti attualmente non ci sono novità in arrivo

Un ulteriore taglio all’IRPEF per il ceto medio doveva arrivare già alla fine dello scorso anno, rimandato al 2025 per mancanza di fondi, ad ascoltare le parole di Giancarlo Giorgetti pronunciate oggi, 7 maggio, alla Camera il lavoro sulle aliquote e sugli scaglioni in questo momento, nell’agenda di Governo, non è tra le novità in arrivo.
Interrogato dall’onorevole Luigi Marattin sul punto, il Ministro dell’Economia e delle Finanze guarda più al passato, che al futuro.
Ma a inizio anno da più fronti era arrivata la conferma, almeno nelle intenzioni, di rivedere ancora il calcolo dell’imposta sul reddito delle persone fisiche dovuta da chi si trova nel mezzo.
“Risorse permettendo, credo che quest’anno vada data un’attenzione riconoscibile al ceto medio”, ha detto la stessa premier Meloni nella conferenza stampa di inizio anno il 9 gennaio.
E addirittura Marco Osnato, presidente della Commissione Finanze della Camera, aveva dato dei tempi, ormai scaduti: il taglio IRPEF arriverà nell’uovo di Pasqua, aveva detto a inizio febbraio in una intervista rilasciata alla testata Affari Italiani.
Taglio IRPEF per il ceto medio? Giorgetti guarda più al passato che al futuro
Pasqua è passata, ma dal numero uno di via XX Settembre non sembrano arrivare buone notizie sulla possibilità di intervenire ancora su aliquote e scaglioni.
Il tema centrale è il peso del Fisco sui guadagni degli italiani e delle italiane, che anche gli ultimi dati OCSE, riportati in aula alla Camera nelle interrogazioni a risposta immediata, hanno confermato.
Un lavoratore single senza figli, con reddito medio, su 100 euro di aumento lordo, riceverà 68 euro netti, contro una media di 85 euro. Non andrà meglio per chi è in coppia, con due figli, il suo netto sarà di 50 euro, a fronte di una media OCSE di 75 euro. Sono questi i dati citati da Marattin.
A questi numeri Giancarlo Giorgetti non contrappone una prospettiva futura, ma sottolinea quanto è stato già fatto con il taglio del cuneo fiscale, esteso a una nuova fascia di reddito fino ai 40.000 euro, e la riduzione delle aliquote IRPEF da quattro a tre.
“L’intento di governo più volte dichiarato, e più volte dimostrato, è quello di addivenire a un progressivo abbattimento della pressione fiscale anche per i redditi medi, obiettivo che presuppone un orizzonte temporale pluriennale ma il cui percorso è stato già avviato come ho dimostrato”.
Dalle parole del Ministro emerge che, almeno per ora, un nuovo passo avanti non è all’ordine del giorno.
L’intervento sulle aliquote IRPEF costa e i tempi non sono maturi
D’altronde un nuovo taglio alle aliquote IRPEF è costoso e proprio la portata economica ha frenato il progetto di un ulteriore appiattimento delle aliquote lo scorso autunno.
Secondo le stime dei Commercialisti, per un taglio di due punti percentuali, dal 35 al 33 per cento, sulla seconda aliquota o, in alternativa, per estendere il secondo scaglione fino ai 65.000 euro servono 2,5 miliardi di euro.
Tutte le speranze erano state riposte nel successo del concordato preventivo biennale, che non ha dato i frutti sperati: i lavori sulle aliquote IRPEF sono stati rimandati a data da destinarsi. E il primo obiettivo da raggiungere è quello di trovare le risorse.
A inizio anno il viceministro Maurizio Leo ha indicato come possibile bacino di fondi l’IRES premiale introdotta dalla Legge di Bilancio 2025.
È chiaro che se le risorse dovranno arrivare da misure appena avviate, i tempi per conoscere eventuali nuovi margini di manovra saranno lunghi. E lo dimostra anche lo sguardo di Giorgetti verso il pezzo di strada già fatto, piuttosto che su quello da fare.
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