Pensioni: le novità attese nella Legge di Bilancio 2026

Francesco Rodorigo - Pensioni

Quali sono le novità in arrivo per le pensioni con la Legge di Bilancio 2026? Il cantiere è ancora aperto ma con la presentazione del disegno di legge arrivano le prime conferme

Pensioni: le novità attese nella Legge di Bilancio 2026

Conferma per gli attuali canali per la pensione anticipata: Quota 103, Opzione Donna e Ape Sociale, ma anche l’aumento dell’età pensionabile e gli interventi messi in campo per limitarlo.

Nel cantiere della Legge di Bilancio 2026 il capitolo dedicato alla previdenza è tra quelli che scottano di più.

Accantonata anche per quest’anno una riforma importante dell’interno sistema, il piatto principale della nuova Manovra riguarda il blocco dell’aumento dell’età per andare in pensione, che scatterà dal 2027.

L’aumento ci sarà ma sarà graduale: la sterilizzazione “è confermata con un mese in più dal 2027”, ha confermato il Ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti questa mattina nella conferenza stampa di presentazione del disegni di Legge di Bilancio 2026 approvato in Consiglio dei Ministri.

Dovrebbero, invece, essere confermate senza novità i principali strumenti per l’uscita anticipata, in scadenza a dicembre.

Novità anche per la rivalutazione delle pensioni minime.

Pensioni, dall’aumento dell’età alle conferme: le possibili novità per il 2026

Cosa cambia per le pensioni con la Legge di Bilancio 2026? I lavori per la stesura della nuova manovra sono entrati nel vivo e nella lista dei desideri ci sono anche degli interventi dedicati alla previdenza che, come per le altre proposte, dovranno fare i conti con le effettive risorse a disposizione, 18,7 miliardi come confermato questa mattina dalla Premier Meloni in conferenza stampa.

L’intervento principale, e il più discusso finora, del “pacchetto pensioni” nella Legge di Bilancio 2026 riguarda il blocco dell’aumento dell’età pensionabile che scatterà dal 2027.

A gennaio del 2027 è, infatti, previsto l’aumento di tre mesi dei requisiti previdenziali per via dell’adeguamento alla speranza di vita che porterà la soglia per l’accesso alla pensione di vecchiaia a 67 anni e 3 mesi d’età.

Ad aumentare sarà anche il requisito contributivo per la pensione anticipata ordinaria che passerà a:

  • 43 anni e 1 mese di contributi per gli uomini;
  • 42 anni e 1 mese di contributi per le donne.

Il blocco totale dell’aumento promesso a inizio anno da alcuni esponenti di Governo sembra ormai irraggiungibile considerato il costo troppo elevato: l’intervento costerebbe circa 3 miliardi di euro, troppi.

Lo stesso Ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, in audizione sul Documento programmatico di finanza pubblica (DPFP), aveva precisato che si tratterà di una “sterilizzazione selettiva” dell’aumento.

In pratica, dal 2027 l’aumento scatterà come previsto e dovrebbe essere bloccato solo per pochi. Nel DPB, il documento programmatico di bilancio inviato alla Commissione UE si parla di lavoratori e lavoratrici che svolgono mansioni usuranti e gravose.

Per tutti gli altri l’aumento ci sarà ma sarà graduale. Nei giorni scorsi si sono susseguite diverse ipotesi e questa mattina è arrivata la conferma dallo stesso Ministro:

“(la sterilizzazione) è confermata con un mese in più dal 2027 e altri 2 mesi dal 2028.”

L’aumento, dunque, sarà graduale ma inesorabile. L’età pensionabile non aumenterà subito di 3 mesi ma salirà di un solo mese nel 2027 e poi di altri 2 nel 2028.

Naturalmente il Parlamento potrà nel 2027, se vorrà, cambiare le cose ma per adesso questa è la proposta del governo”, ha precisato il Ministro Giorgetti.

Pensione anticipata: tra scadenze e rinnovi

Sul capitolo pensione anticipata sembra, invece, esserci meno margine di discussione. A fine anno sono in scadenza i principali strumenti per l’uscita anticipata: Quota 103, Opzione Donna e Ape Sociale e come per gli anni passati si preannuncia il rinnovo per un altro anno.

La nuova riforma delle pensioni auspicata da tempo anche quest’anno resta nella lista dei desideri dato che non ci sono sufficienti risorse. L’ipotesi più probabile resta appunto quella della conferma per un altro anno delle misure già oggi in vigore, vedremo se con qualche sorpresa come accaduto con la Legge di Bilancio 2024 che ha reso meno appetibile l’uscita con Quota 103. Su questo gli esponenti di Governo intervenuti oggi in conferenza stampa non si sono sbilanciati.

Il canale, ricordiamo, consente l’uscita dal lavoro a chi matura 62 anni d’età e 41 di contribuzione, ma con alcune penalizzazioni, a partire dall’importo dell’assegno.

Per l’Ape Sociale sono già state stanziate nuove risorse dalla legge di conversione del DL Economia e il rinnovo appare quindi più probabile. La misura, però, è disponibile solo per alcune specifiche categorie di lavoratori e lavoratrici (chi svolge mansioni gravose, invalidi civili, caregivers e disoccupati), i quali possono accedere alla prestazione che viene erogata fino alla maturazione dei requisiti per la pensione di vecchiaia o anticipata dopo aver compiuto almeno 63 anni e 5 mesi d’età e maturato i requisiti contributivi richiesti.

Anche Opzione Donna dovrebbe essere confermata in toto, come già accaduto con la Legge di Bilancio 2025. In assenza di ulteriori sorprese, per il prossimo anno la pensione anticipata dovrebbe restare confermata per le donne che maturano 61 anni d’età e 35 anni di contributi e rientrano nelle specifiche situazioni individuate dalla Legge di Bilancio 2023 (sono caregiver, dipendenti o licenziate da imprese in crisi o invalide al 74 per cento).

La rivalutazione degli assegni nel 2026

Come ogni anno, anche per il 2026 l’importo della pensione dovrà essere rivalutato in adeguamento all’inflazione.

L’intervento viene effettuato sulla base della variazione dell’indice Istat dei prezzi al consumo che quest’anno, secondo le previsioni, dovrebbe risultare pari all’1,7 per cento.

Adeguamento che si tradurrebbe in aumenti esigui ma comunque maggiori di quelli del 2025 dove la rivalutazione è stata dello 0,8 per cento.

Pensionati e pensionate riceveranno un aumento fino a un massimo dell’1,7 per cento (o comunque pari a quello che sarà il valore definitivo individuato) dell’importo spettante.

Come noto, secondo il meccanismo di rivalutazione attuale, i valori variano in base all’importo del trattamento riconosciuto. L’aumento parametrato all’inflazione, infatti, non è sempre pieno: solo gli assegni più bassi possono beneficiare della rivalutazione piena, negli altri casi invece l’incremento si riduce.

Dopo i tagli del 2023 e del 2024, quest’anno l’indicizzazione delle pensioni è tornata ad essere effettuata secondo lo schema precedente, organizzato su tre fasce di reddito, ed è questo schema che si prospetta verrà confermato anche per il 2026:

  • 100 per cento per i trattamenti fino a 4 volte il trattamento minimo;
  • 90 per cento per quelli tra 4 e 5 volte il minimo;
  • 75 per cento per quelli superiori a 6 volte il minimo.

Le pensioni fino a quattro volte il trattamento minimo (603,40 per il 2025) pertanto riceveranno un aumento corrispondente al 100 per cento e dunque all’intera quota dell’indice di variazione che, come detto, dovrebbe essere pari all’1,7 per cento.

Quelle di importo superiore avranno invece un incremento ridotto come indicato nella tabella seguente.

Fasce trattamenti complessiviPercentuale indice perequazione da attribuireAumento del
Fino a 4 volte il trattamento minimo (TM) 100 1,7 per cento
Tra 4 e 5 volte il TM 90 1,53 per cento
Oltre 6 volte il TM 75 1,2 per cento

Il Ministro Giorgetti ha confermato anche delle novità per le pensioni minime, sebbene senza entrare troppo nei dettagli.

Abbiamo previsto un incremento di 20 euro mensili” ha annunciato durante la conferenza. Un aumento decisamente più consistente rispetto a quello di circa 3 euro di quest’anno.

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