Legge di Bilancio 2026, dagli affitti alle imposte a rate: passi indietro sulla riforma fiscale

La Legge di Bilancio 2026 dimentica la riforma fiscale: dalla cedolare secca, all'IRES premiale, fino allo stop alle imposte a rate per le partite IVA, sull'attuazione della delega si torna indietro

Legge di Bilancio 2026, dagli affitti alle imposte a rate: passi indietro sulla riforma fiscale

Pochi progressi per la riforma fiscale nella Legge di Bilancio 2026 ma, al contrario, tanti passi indietro rispetto alle misure ancora da attuare.

Ad eccezione delle novità in materia di lavoro e, in particolare con la flat tax sugli straordinari e il lavoro festivo, il disegno di legge approvato dal Governo e ormai prossimo all’avvio dell’esame da parte del Senato lascia in bianco il capitolo delle ulteriori misure attese in materia di affitti, imposte e tassazione per le partite IVA.

Riforma fiscale, attuazione entro il 29 agosto 2026. Un iter che procede a piccoli passi

La legge delega per la riforma fiscale, in vigore dal 29 agosto 2023, dovrà essere attuata entro il 29 agosto 2026.

Il percorso per l’attuazione della riforma fiscale è fatto di passaggi chiari e precisi: al Governo spetta il compito di approvare i decreti legislativi delegati, da sottoporre all’esame delle Camere per l’espressione di pareri (non vincolanti). I testi tornano poi sul tavolo del Consiglio dei Ministri per il varo definitivo. Per l’approvazione dei decreti integrativi e correttivi rispetto a quelli adottati in prima battuta la scadenza è fissata al 29 agosto 2028, ossia 24 mesi dopo la fine dei lavori.

Ad oggi risultano approvati in via definitiva 16 decreti legislativi e 6 Testi Unici, ma restano ancora incompiute molte delle misure più onerose. Ed è su queste che nel corso dei lavori per l’approvazione della Legge di Bilancio 2026 si concentra l’attenzione.

Nel corso degli ultimi anni è stata proprio la Manovra a “traghettare” l’attuazione della delega fiscale, guardando ad esempio alla revisione dell’IRPEF, alle modifiche in materia di detrazioni fiscali o ancora alle misure temporanee adottate sul fronte dell’IRES.

Una prassi che tuttavia viene confermata solo in parte dalla Legge di Bilancio 2026. Guardando ai principi contenuti nella delega fiscale, un passo avanti viene compiuto solo sul fronte della flat tax sugli straordinari, sul lavoro notturno e sui premi di produttività.

Un passo in avanti parziale: manca all’appello la detassazione della tredicesima: nessuna flat tax sullo stipendio extra di dicembre, e neppure la conferma del bonus di 100 euro introdotto lo scorso anno proprio in attesa di un intervento di più ampio respiro.

La riforma della cedolare secca prevista dalla delega fiscale e la realtà della Legge di Bilancio 2026

Passi indietro si registrano invece guardando alla tassazione degli immobili.

La cedolare secca al 26 per cento sugli affitti brevi è uno dei tasti dolenti della Legge di Bilancio 2026 che, salvo passi indietro, dal prossimo anno produrrà un rialzo di cinque punti dell’aliquota flat applicata a chi concede in locazione immobili tramite piattaforme o intermediari.

Perché un passo indietro? In primo luogo, guardando in linea generale a quanto previsto dall’articolo 5 della legge delega n. 111/2023, tra i principi per la revisione del sistema di imposizione sui redditi delle persone fisiche viene menzionata “la tutela del bene costituito dalla casa, in proprietà o in locazione”.

Una tutela che però, secondo l’impostazione contenuta nella Manovra 2026, segue un doppio binario non in base alla natura del reddito, ma alla “modalità di gestione” della proprietà stessa.

Non è però questo l’unico nodo che riguarda la cedolare secca. Resta ancora incompiuto il principio della riforma fiscale che punta ad estendere il regime della flat tax anche agli affitti commerciali, contenuto sempre all’articolo 5 della legge delega. Non appare al momento percorribile la strada dell’estensione dal 2026 della tassazione sostitutiva alle locazioni di immobili da parte di conduttori titolari di partita IVA.

Partite IVA, non c’è spazio per la proroga del secondo acconto a rate in Legge di Bilancio 2026

Un ulteriore tassello della riforma fiscale che manca all’appello riguarda la modifica alle regole di versamento dell’IRPEF da parte dei titolari di partita IVA, che stando ai principi dettati dalla legge delega dovrà essere distribuita in maniera più uniforme nel tempo, anche mediante la progressiva mensilizzazione dei versamenti e la riduzione della ritenuta d’acconto.

Il riferimento è in particolare al secondo acconto delle imposte, l’appuntamento “pesante” fissato al 30 novembre di ogni anno e che impone di pagare le somme dovute in un’unica soluzione, a differenza di quanto previsto per il primo acconto di giugno.

Negli ultimi due anni le persone fisiche titolari di partita IVA, fino alla soglia di 170.000 euro di ricavi e compensi, hanno potuto contare sul differimento al 16 gennaio dei pagamenti dovuti, in parallelo alla possibilità di rateizzazione fino al mese di maggio.

Una chance che non è al momento confermata.

Il 22 ottobre, nel corso del Question Time tenutosi alla Camera, il Ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti ha evidenziato l’impossibilità di prevedere la proroga della misura, in quanto posticiperebbe un gettito che si rende necessario. Resta aperto uno spiraglio per il rinvio in extremis, verificando a ridosso della scadenza le effettive disponibilità finanziarie.

L’IRES premiale? Nella Legge di Bilancio 2026 si torna al passato

Sempre sul fronte delle imposte, altra misura della riforma fiscale che manca all’appello è contenuta all’articolo 6 della legge delega, che alla lettera a) dell’articolo 1 prevede la riduzione dell’IRES in caso di investimenti qualificati o assunzioni.

Una norma sulla quale un timido passo in avanti è stato fatto nel corso del 2025, con l’introduzione dell’IRES premiale, una misura travagliata e complessa da applicare che è destinata ad arrivare a scadenza il prossimo 31 dicembre.

La Legge di Bilancio 2026 ammette di fatto il fallimento del primo tentativo di introduzione della mini-IRES, e sul fronte delle agevolazioni sugli investimenti si torna al passato.

Abbandonato il sistema dei benefici in termini di riduzione delle imposte, ma anche quello dei crediti d’imposta, la Manovra richiama in campo il super e l’iper ammortamento.

I passi in avanti sulla riforma fiscale: utilizzo capillare delle banche dati del Fisco per i controlli

Passate in rassegna alcune delle misure che restano al palo, è bene evidenziare anche i progressi. È in particolare sull’uso dei dati a disposizione nelle banche dati dell’Agenzia delle Entrate che ci sarà un’accelerata a partire dal 2026.

Cogliendo l’assist di quanto previsto dall’articolo 2 della legge delega n. 111/2023, dal prossimo 1° gennaio prenderà il via una procedura di liquidazione automatica dell’IVA in caso di dichiarazione IVA omessa o incompleta. Come? Utilizzando in maniera capillare i dati delle fatture elettroniche e dei corrispettivi.

Le fatture elettroniche diventano inoltre un bacino utile anche per ottimizzare le attività di riscossione, consentendo all’AdER di monitorare i flussi dei pagamenti periodici al fine di avviare procedure mirate di recupero coattivo.

Non tutta la riforma fiscale è quindi ferma. All’appello mancano le misure più costose, mentre si procedere per fasi per l’attuazione di quelle a costo zero o che, al contrario, possono portare a benefici per le casse pubbliche.

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