Verso la Legge di Bilancio 2026 con il DPFP: le possibili novità in arrivo

Con l'approvazione in CdM del documento programmatico di finanza pubblica prende forma il primo tassello della nuova Legge di Bilancio. Secondo le stime sarà una Manovra leggera, da circa 16 miliardi

Verso la Legge di Bilancio 2026 con il DPFP: le possibili novità in arrivo

Le risorse da impiegare per la prossima Legge di Bilancio appaiono meno di quelle previste inizialmente.

Secondo le prime stime avanzate dal DPFP approvato in settimana dal Consiglio dei Ministri, quella del 2026 sarà una Manovra più leggera.

Con la quasi certezza del taglio IRPEF che impegnerà non poche di queste risorse, si ragiona sul da farsi in vista dei prossimi appuntamenti scanditi dalla tabella di marcia che culmineranno a fine anno con l’approvazione della Legge di Bilancio.

Dagli interventi in favore delle famiglie alla rottamazione delle cartelle, la lista dei desideri è lunga e forse si dovranno fare delle scelte.

Verso la Legge di Bilancio 2026 con il DPFP: le possibili novità in arrivo

Dopo l’approvazione in Consiglio dei Ministri, il Governo ha trasmesso al Parlamento il Documento Programmatico di Finanza Pubblica (DPFP).

Il testo, che sostituisce la vecchia NADEF, indica la direzione dell’economia italiana e anticipa la programmazione delle politiche economiche del Governo. Rappresenta, quindi, l’inaugurazione dei lavori che porteranno all’approvazione della Legge di Bilancio 2026.

I dati sul deficit sono migliorati: al 3 per cento contro le previsioni iniziali del 3,3 per cento, mentre diminuiscono le prospettive di crescita. Le previsioni di aprile relative al PIL (Prodotto interno Lordo) reale indicavano per il 2025 una crescita dello 0,6 per cento, che invece si fermerà allo 0,5 per cento arrivando a 0,7 nel prossimo anno.

Secondo le prime stime quella del 2026 sarà una manovra più leggera, da circa 16 miliardi.

I nodi più difficili (e costosi) riguardano il Fisco con il taglio dell’IRPEF per il ceto medio e la rottamazione quinquies, due misure necessarie per le promesse fatte dal Governo nei mesi scorsi e per gli equilibri all’interno della maggioranza.

Sull’IRPEF pesa l’effetto del cosiddetto fiscal drag, quella distorsione legata agli effetti prolungati dell’inflazione che genera un aumento automatico delle imposte da versare, anche quando non cambiano aliquote e scaglioni.

Ne ha parlato ai microfoni di Informazione Fiscale il senatore Mario Turco (M5s) che ha firmato una proposta di legge per contrastare l’inflazione, in particolare per la revisione biennale delle soglie fiscali relative all’IRPEF e la tutela del potere d’acquisto dei contribuenti.

L’obiettivo è portare la novità nella discussione della Manovra 2026 sotto forma di emendamento.

Guarda qui l’intervista completa.

Nessun dettaglio, invece, sulla nuova rottamazione delle cartelle, che secondo il presidente della commissione Finanze del Senato, Massimo Garavaglia, come riportato da Radiocor, certamente troverà spazio nella prossima Manovra.

Dal numero delle rate alle regole di decadenza, fino al perimetro dei contribuenti che potranno aderire e delle cartelle che potranno essere sanate, sono diversi gli elementi da calibrare per arrivare a un equilibrio critico. I prossimi giorni saranno decisivi.

L’attenzione è alta anche sulla sanità, che dovrebbe ricevere nuova linfa, sul pacchetto per le imprese, in questo caso si prospettano input sugli investimenti, e sulle novità per le famiglie. Qui tra gli interventi annunciati c’è anche quello sul bonus mamme, ancora fermo ai box per le lavoratrici con due figli dopo le novità introdotte in corso d’anno.

Si procederà nel percorso di incremento delle misure a sostegno della natalità e della conciliazione vita-lavoro” è questa la prospettiva che traccia il Governo. Nelle ultime settimane sono arrivate promesse sul potenziamento delle agevolazioni per la casa e delle detrazioni legate alla composizione del nucleo familiare.

Tutto, però, resta ancora da scrivere. Il DPFP arriverà in Parlamento la prossima settimana, il 9 ottobre, per l’approvazione. Poi il DPB, il Documento programmatico di bilancio, passerà al vaglio della Commissione UE. Entro il 20 ottobre, il Governo presenterà quindi in Parlamento la Manovra, a seguito dell’approvazione del Disegno di legge di bilancio in Consiglio dei Ministri dove comincerà l’iter di approvazione definitiva da concludere entro dicembre.

No al salario minimo: “all in” sui contratti collettivi

Dopo un iter durato anni è arrivata in Gazzetta Ufficiale la legge delega per assicurare stipendi più giusti ed equi a lavoratori e lavoratrici.

La Legge n. 145/2025 pubblicata in gazzetta Ufficiale chiude l’iter della proposta di legge presentata nel 2023 dalle opposizioni per l’introduzione del salario minimo. Proposta che nella versione definitiva è completamente svuotata dei contenuti originari.

Della proposta di una retribuzione minima obbligatoria di 9 euro lordi l’ora, non è rimasto nulla, tanto che tutti i firmatari originari hanno ritirato la firma a dicembre 2023. La posizione del Governo sulla questione è stata ribadita in diverse occasioni nel corso degli ultimi anni, con la chiusura alla possibilità di introdurre un salario minimo legale per insistere, invece, sulla necessità di rafforzare la contrattazione collettiva.

La nuova legge n. 144/2025 si fonda proprio su questo aspetto e delega il Governo ad adottare uno o più decreti attuativi per conseguire una serie di obiettivi tra cui appunto l’attuazione del diritto dei lavoratori ad una retribuzione proporzionata e sufficiente, tramite il rafforzamento della contrattazione collettiva e l’individuazione di criteri che riconoscano l’applicazione dei trattamenti economici complessivi minimi previsti dai CCNL maggiormente applicati.

Il salario minimo di riferimento, dunque, non sarà una cifra fissata per legge ma dovrà essere riferito al CCNL maggiormente applicato nei diversi settori.

I decreti attuativi dovranno essere emanati entro 6 mesi dalla data di entrata in vigore della legge delega, il 18 ottobre 2025.

Decreto Flussi: dietro front sull’ingresso di bandati e assistenti socio-sanitari

In Gazzetta Ufficiale è arrivato anche il nuovo decreto legge Flussi, fresco di secondo passaggio in Consiglio dei Ministri.

Nella riunione del 2 ottobre, infatti, il CdM ha approvato in via definitiva il nuovo DPCM con la programmazione triennale degli ingressi per motivi di lavoro, il cosiddetto decreto Flussi, e il decreto legge correlato che introduce una serie di novità in materia.

È proprio quest’ultimo che apporta il principale elemento di novità rispetto al testo approvato in via preliminare. Nella versione definitiva, infatti, sono stati reinseriti i limiti per l’ingresso in Italia di lavoratori e lavoratrici da destinare ad attività di cura e assistenza ad anziani ultraottantenni e disabili.

Quest’anno, come noto, è stato previsto in via sperimentale l’ingresso fuori quota per badanti e assistenti socio-sanitari nel limite di 10.000 ingressi. Un limite che nella prima versione del testo era stato eliminato, con la misura resa strutturale.

Nella versione in GU, invece, resta il limite annuale di 10.000 ingressi e la misura non è strutturale ma, al momento, valida solo per il prossimo triennio.

Nessuna novità invece per il DPCM Flussi con la programmazione triennale degli ingressi.

Il testo approvato in CdM tiene conto anche dei pareri espressi dalle competenti Commissioni parlamentari e della Conferenza unificata e prevede che nei prossimi tre anni potranno fare il loro ingresso in Italia 497.550 lavoratori e lavoratrici non comunitarie, quasi 50.000 in più rispetto ai 450.000 che sono stati programmati nel 2023/2025.

Solo nel 2026 saranno 164.850. Il primo click day sarà il 12 gennaio e riguarderà gli ingressi per lavoro stagionale nel settore agricolo.

Il 4 ottobre si celebra San Francesco: i festeggiamenti sono però rimandati al 2027

In vista dell’ottavo centenario dalla morte di San Francesco, il 4 ottobre torna ad essere festa nazionale: si celebrerà il patrono d’Italia e più in particolare i valori della pace, della fratellanza, della tutela dell’ambiente e della solidarietà.

La proposta di legge che istituisce la festa nazionale è stata approvata in via definitiva dal Parlamento e aggiunge, quindi, una nuova data nel calendario delle festività dell’anno scolastico e lavorativo.

I dipendenti del settore privato, al pari degli altri giorni festivi, troveranno in busta paga la giornata festiva retribuita come se fosse lavorata. La retribuzione durante le festività è la normale retribuzione di fatto giornaliera, compresi gli accessori. Chi, invece, sarà comunque impegnato nello svolgimento dell’attività lavorativa riceverà la maggiorazione prevista dal CCNL per il lavoro festivo.

Lavoratori e lavoratrici dovranno però attendere ancora per trovare la festività in busta paga. La novità non si applicherà da quest’anno ma a partire dal 2026, come detto, in occasione dell’ottavo centenario dalla morte del santo (1226-2026), quando però il 4 ottobre cade di domenica. I primi effetti concreti si avranno dal 2027.

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