Superbonus, un filo che lega tre Governi: dal Decreto Rilancio alle ultime notizie

Rosy D’Elia - Fisco

Il Superbonus è un filo che lega gli ultimi tre Governi ed è diventato molto di più di un'agevolazione fiscale: una breve storia della maxi detrazione. Dall'introduzione con il Decreto Rilancio alle ultime notizie sulla cessione del credito

Superbonus, un filo che lega tre Governi: dal Decreto Rilancio alle ultime notizie

Il Superbonus oggi non è più solo una agevolazione fiscale, ma è anche un territorio di confronto politico. La maxi detrazione, in effetti, tra proroghe e correttivi, rappresenta un filo rosso che ha attraversato due cambi di Governo e una campagna elettorale.

Dall’introduzione con il Decreto Rilancio alle ultime notizie sulla cessione del credito: una breve storia del bonus al 110 per cento con le parole dei protagonisti e alcuni dati sulla portata della misura.

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Superbonus, capitolo 1, Governo Conte bis: l’introduzione con il Decreto Rilancio

La decisione di portare al 110 per cento la detrazione per alcuni interventi edilizi legati all’efficentamento energetico e alla riduzione del rischio sismico, solo per fare due esempi, arriva nella primavera della pandemia con il Governo Conte bis.

In principio la maxi agevolazione è accessibile per le spese sostenute da luglio 2020 al 31 dicembre 2021: successivamente il calendario con le date di scadenza per poterne beneficiare sarà scritto e riscritto più volte.

Il Consiglio dei Ministri numero 45 del 14 maggio 2020 approva il Decreto Rilancio, misure urgenti in materia di salute, sostegno al lavoro e all’economia, nonché di politiche sociali connesse all’emergenza epidemiologica da COVID-19. Con oltre 260 articoli, più che un provvedimento emergenziale prende forma una seconda, corposissima, Manovra per il 2020 finalizzata a dare slancio all’economia in completa stasi.

Le risorse in campo ammontano a 155 miliardi, più di quattro volte rispetto a quelle stanziate per la Legge di Bilancio 2023 (35 miliardi).

“Lo Stato interviene con il provvedimento economico di portata più ampia della nostra storia. 155 miliardi per sostenere l’Italia che riparte dopo mesi difficili: le imprese, i lavoratori, le famiglie, la Sanità, la Scuola, l’Università. Ora massimo impegno per far arrivare subito le risorse e rilanciare insieme il Paese”.

Dice il Ministro dell’Economia e delle Finanze in carica Roberto Gualtieri.

Nel pacchetto di misure fiscali c’è anche il Superbonus al 110 per cento: accanto a questa misura si introduce anche possibilità di beneficiare delle agevolazioni in modalità alternative alla detrazione, tramite sconto in fattura o cessione del credito. Le due strade alternative nascono con il Superbonus e a queste sono strettamente collegate, ma il loro perimetro fin da subito si estende ben oltre quello della maxi detrazione al 100 per cento e tocca anche una serie di altri bonus edilizi.

“Introdurremo un superbonus per la casa: tutti quanti potranno ristrutturare le loro abitazioni per rendere le loro abitazioni più green. Non si spenderà un soldo per queste ristrutturazioni”.

Queste le parole dell’ex premier Giuseppe Conte durante la conferenza stampa di presentazione del Decreto Rilancio che, a distanza di tre anni, continua a difendere a spada tratta la maxi detrazione.

L’intervento in principio è costato 15 miliardi di euro e ha garantito un aumento di PIL pari all’1,32 per cento, ricorda Roberto Gualtieri che oggi è sindaco di Roma, in un’intervista pubblicata il 21 febbraio 2023 sul quotidiano Il Sole 24 Ore. Alla luce dei dati, diversamente dall’ex premier, difende la scelta fatta in pandemia ma condivide anche il freno alla cessione del credito.

Capitolo 2, da Conte a Draghi: gli effetti del Superbonus

D’altronde le novità del Decreto Rilancio, con l’introduzione del Superbonus, della cessione del credito e dello sconto in fattura, rappresentano solo il punto di partenza di un’agevolazione fiscale, e di un panorama politico, che in questi anni ha subito diversi cambiamenti.

Le prime riscritture, che oggi superno la decina, delle disposizioni contenute negli articoli 191 e 121 del Decreto Rilancio sono arrivate già nei mesi immediatamente successivi all’introduzione. E già nella prima Legge di Bilancio utile, quella del 2021, la scadenza per poter beneficiare della maxi detrazione al 110 per cento passa al 30 giugno 2022 e alla fine dello stesso anno per coloro che effettuano più della metà dei lavori entro la stessa data.

Il calendario delle date di scadenza è stato rivisto più volte e la maxi detrazione, in presenza di specifiche condizioni, ancora oggi resta accessibile in misura piena. Da misura emergenziale il Superbonus è diventata misura necessaria: per sposare una certa politica, per non scontentare i cittadini e le cittadine.

D’altronde l’agevolazione comincia a dare i suoi frutti fin da subito: con le città che si riempiono di cantieri, con l’espansione del settore edilizio, con la spinta positiva per l’economia.

Nel frattempo, però, il Governo cambia: Giuseppe Conte passa il testimone di presidente del Consiglio a Mario Draghi.

E l’agevolazione comincia a dare anche nuovi frutti: con l’aumento esponenziale delle materie prime, con la necessità di gestire l’espansione incontrollata del settore edilizio, con l’esigenza di porre un freno e una regola a un mercato di crediti fiscali totalmente fuori controllo.

Capitolo 3, Draghi: la prima importante frenata su Superbonus e cessione del credito

La prima risposta forte agli effetti del Superbonus e della cessione del credito, misure ereditate e diventate nel frattempo intoccabili, arriva a gennaio 2022.

Con il Decreto Sostegni ter, il Governo blocca la cessione multipla dei crediti di imposta prevedendo un solo passaggio.

A distanza di pochi giorni durante la conferenza stampa dell’11 febbraio, il premier Mario Draghi e il Ministro dell’Economia e delle Finanze in carica Daniele Franco fanno chiarezza e motivano approfonditamente la scelta.

Al 31 dicembre 2021 i dati su cessioni e sconti in fattura relative a Superbonus e bonus casa raggiungono un valore complessivo di oltre 38,4 miliardi di euro rilevato in base alle comunicazioni inviate dai contribuenti, quasi 4,8 milioni in totale.

Le frodi, in base alle attività di analisi e controllo condotta dall’Agenzia delle entrate e dalla Guardia di Finanza, rappresentano un affare da 4,4 miliardi di euro.

Franco parla delle truffe messe a punto sfruttando Superbonus e altri bonus casa come le frodi “tra le più grandi mai viste” nella storia della Repubblica.

“Con il decreto numero 4 di quest’anno siamo intervenuti sul numero delle cessioni perché la cosa ché è emersa dalle indagini è che il susseguirsi di cessioni in cui i crediti fiscali vengono impacchettati, spacchettati, fa sì che col passare delle cessioni si perde qualsiasi possibilità di ricostruire sul momento la situazione”.

Daniele Franco descrive un meccanismo incontrollato e incontrollabile, origine e frutto delle regole sulla cessione del credito.

E nella stessa sede Mario Draghi si esprime con parole dure sulla scrittura delle norme previste dal Decreto Rilancio:

“Se siamo in questa situazione è perché si è voluto costruire un sistema che prevedeva pochissimi controlli. E oggi il funzionamento del Superbonus ha rallentato moltissimo e si è anche fermato non tanto per gli ostacoli, i divieti, ma per i sequestri deliberati dalla magistratura a fronte di situazioni fraudolente”.

I due esponenti dell’Esecutivo, però, concludono anticipando un ritorno a un meccanismo con più cessioni del credito.

Le novità arrivano dopo poche settimane con il Decreto Frodi, numero 13 del 2022, e definiscono il meccanismo in vigore fino al blocco disposto dal Governo Meloni: sono ammesse fino a tre cessioni, con i passaggi successivi al primo solo nei confronti di soggetti controllati come banche e intermediari finanziari.

Capitolo 4: la questione Superbonus nelle mani del Governo Meloni

Risolto il problema della controllabilità, il mercato di crediti fiscali, legati alla maxi detrazione del 110 per cento e agli altri bonus casa che raggiungono cifre stellari, resta una questione da gestire.

A distanza di pochi mesi dagli interventi sulla normativa, però, la crisi di Governo mette la palla nelle mani successive.

Stando ai dati riportati a dicembre 2022 da Giancarlo Giorgetti, passato dal MISE al MEF con il cambio di Governo, l’eredità che il nuovo Esecutivo ha ricevuto sui bonus edilizi ammonta a 99,4 miliardi di euro di crediti bloccati nei cassetti fiscali di imprese, banche e contribuenti se si considera il periodo compreso tra ottobre 2020 e novembre 2022.

Tra le prime mosse, indicative di una precisa direzione, il Governo Meloni interviene proprio sul Superbonus.

D’altronde già il programma elettorale della coalizione di centro destra dedica un punto anche ai bonus edilizi:

“Salvaguardia delle situazioni in essere e riordino e armonizzazione degli incentivi destinati alla riqualificazione, alla messa in sicurezza e all’efficientamento energetico degli immobili pubblici e privati”.

Sono questi gli obiettivi. In particolare, il programma della Lega si sofferma anche sulla questione della cessione dei crediti proponendo “semplificazioni per la cessione del credito, possibile anche per i piccoli importi, nel trasferimento dalle banche ai clienti”.

Vinte le elezioni, alle parole devono seguire i fatti. A distanza di meno di un mese dal debutto, il nuovo Esecutivo approva il DL Aiuti quater con una piccola anticipazione della Legge di Bilancio, per usare le parole della stessa premier.

Si gioca d’anticipo anche per mettere subito un freno alla maxi detrazione del 110 per cento portando l’aliquota al 90 per cento tranne che per specifiche eccezioni:

“Il superbonus nasceva meritoriamente come misura che serviva a mettere in moto la nostra economia dopo la pandemia, ne abbiamo sempre condiviso le finalità, ma il modo in cui è stata realizzata ha determinato molti problemi. (...) La copertura al 110 per cento ha prodotto una deresponsabilizzazione di chi usava la misura. Questo porta a non chiedersi neanche se il prezzo sia congruo con distorsioni sui prezzi di mercato”.

Sottolinea Giorgia Meloni durante la conferenza stampa dell’11 novembre. A rafforzare i concetti c’è il Ministro dell’Economia e delle Finanze che motiva l’intervento sottolineando: “prima interviene la chiarezza normativa meglio è per tutti”.

Lo stesso numero uno del MEF anticipa novità nei mesi successivi per risolvere la questione dei crediti fisclai incagliati nel cassetti fiscali sottolineando in maniera critica: “la cessione è una possibilità non è un diritto”.

Capitolo 5, Governo Meloni: le ultime notizie sulla cessione del credito

Oggi, alla luce delle ultime notizie sulla cessione del credito che ha subito un blocco totale e improvviso, emerge con forza la coerenza di queste parole. Meno coerente, però, appare la volontà di garantire una chiarezza normativa.

Le novità contenute nel DL n. 11 del 2023 che bloccano con effetto immediato cessione del credito e sconto in fattura propongono una soluzione drastica ma non definitiva a una questione su cui si dibatte da mesi.

Tagliare la corda, infatti, non è la soluzione per sbrogliare la matassa e lo sa bene lo stesso Governo che già nel comunicato stampa del 17 febbraio annuncia la necessità di un confronto con gli attori coinvolti e che oggi è pronto a studiare, insieme, nuove soluzioni con un tavolo tecnico ad hoc.

“Nel tavolo tecnico saranno individuate norme transitorie al fine di fornire soluzioni nel passaggio dal regime antecedente al decreto legge a quello attuale, tenendo conto della situazione delle imprese di piccole dimensioni e di quelle che operano nelle zone di ricostruzione post-sisma”.

Risultato? Il panorama di regole per cittadini e cittadine, addetti ai lavori e non, è sempre più complesso e incerto. Mentre la partita politica è aperta ed è sempre più avvincente.

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