Rottamazione delle cartelle, ma anche flat tax a 100.000 euro per le partite IVA: si arricchisce il pacchetto di proposte fiscali della Manovra 2026.

Non solo rottamazione quinquies ma anche estensione della flat tax del 15 per cento fino alla soglia di 100.000 euro.
Il pacchetto delle proposte fiscali della Manovra 2026 si arricchisce e si accende il confronto.
Il 3 settembre la Lega ne ha discusso in una riunione che ha visto partecipare anche altri esponenti del Governo tra cui il Ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, nel pieno della stagione che inaugura l’intenso percorso verso la costruzione della prossima Legge di Bilancio.
Non solo rottamazione: la flat tax a 100.000 euro entra in campo nella partita della Manovra 2026
È una lista di obiettivi quella che emerge nelle ultime settimane e che contribuisce a dare corpo alle anticipazioni sulla Legge di Bilancio 2026.
Il capitolo fiscale è come di consueto monitorato speciale, ancor più quest’anno alla luce delle importanti novità in campo, che si incrociano con il progetto più ampio di riforma del Fisco e con l’attesa sul nuovo taglio dell’IRPEF.
La riunione della Lega del 3 settembre contribuisce ad arricchire una discussione già calda, e oltre a ribadire la volontà di dare il via alla rottamazione quinquies delle cartelle esattoriali è l’occasione per ufficializzare la volontà di dare un nuovo slancio alla flat tax per le partite IVA.
Nella nota diramata a margine dell’incontro è contenuto un elenco di priorità e, tra queste, “una pace fiscale definitiva con la rottamazione delle cartelle esattoriali, l’estensione della flat tax al 15 per cento”, in parallelo a un “maggior contributo (da destinare a famiglie e imprese)” da parte delle realtà finanziarie.
Sul piatto entra quindi anche la proposta di portare la soglia per l’applicazione del regime forfettario a 100.000 euro, obiettivo mancato lo scorso anno e che ora torna in campo per il 2026.
L’intento è chiaro: compiere nuovi passi verso la tassazione piatta del 15 per cento, applicata attualmente fino alla soglia di 85.000 euro e che nella pratica, interessa più della metà delle partite IVA attive.
Sono quasi 2 milioni i contribuenti che già ad oggi beneficiano della tassazione flat, con un dato in crescita costante nel corso degli anni.
Flat tax a 100.000 euro dal 2026? Percorso ad ostacoli
La proposta di estendere la flat tax fino alla soglia di 100.000 euro va contro le indicazioni che arrivano dagli osservatori esterni e, in particolare, rispetto alla richiesta di abolizione arrivata alla fine di maggio dal Fondo Monetario Internazionale.
A ostacolare l’aumento della soglia per l’applicazione della flat tax non sono però tanto le osservazioni del FMI e la discussione sulle possibili distorsioni che questo potrebbe comportare, quanto una modifica alle regole comunitarie che blocca ogni possibile intervento.
Al netto delle scelte politiche, è questo il problema principale che sembra essere rimasto fuori dalle valutazioni degli stessi esponenti del partito che compone il Governo.
È stato il Sottosegretario al MEF Federico Freni, in quota Lega, a evidenziare alla fine di giugno che con l’introduzione del nuovo regime comunitario di esenzione IVA per le piccole imprese, richiedere l’innalzamento del limite in deroga non è più possibile.
Il motivo è legato all’abrogazione delle disposizioni contenute nella direttiva 2006/112/CE, che negli anni hanno consentito ai diversi Stati di richiedere l’estensione dei limiti per l’applicazione della franchigia IVA, rispetto alla soglia di 5.000 euro prevista dall’articolo 285.
La direttiva (UE) 2020/285, che ha modificato la direttiva 2006/112/CE per quanto riguarda il regime speciale per le piccole imprese, ha introdotto dal 1° gennaio 2025 il regime transfrontaliero di franchigia, sopprimendo tra gli altri anche l’articolo 285 della direttiva IVA.
Un cambio di approccio, che dal 2025 consente a tutti gli Stati membri di prevedere nella propria legislazione un regime forfettario fino a 85.000 euro per le cessioni di beni e prestazioni di servizi interne, soglia che sale a 100.000 euro per le operazioni intra-UE.
Intervenire sulle soglie per l’accesso al regime forfettario non è quindi più nella disponibilità dei Governi nazionali e nessuna nuova richiesta di deroga può quindi essere avanzata dai diversi Paesi. L’unica via è la richiesta di revisioni della direttiva UE stessa, un percorso che però è evidentemente complesso, lungo, e mal si concilia con i tempi della Manovra.
Rottamazione quinquies in Legge di Bilancio 2026, ma sarà ridimensionata
Se la strada della flat tax a 100.000 euro appare difficile da percorrere, si appiana quella della rottamazione quinquies.
Salvo passi indietro sembra ormai quasi certo l’approdo in Legge di Bilancio 2026 della proposta attualmente al vaglio della Commissione Finanze e Tesoro del Senato, anche se con modifiche che ne ridimensioneranno notevolmente la portata.
L’ipotesi in campo è di escludere dalla rottamazione in 120 rate dei debiti accumujlati dal 2000 al 2023 i “rottamatori seriali”, cioè coloro che negli anni hanno mostrato interesse nelle precedenti definizioni agevolate senza però mai saldare il conto dovuto.
L’idea è di chiudere ai decaduti da precedenti definizioni o, quantomeno, prevedere l’obbligo di saldare le rate scadute e non pagate in tempo. In parallelo si valuta di prevedere la possibilità di adesione solo per le cartelle di importo più elevato.
Due vincoli che riducono l’appeal della misura rispetto alla formulazione originaria e che rischiano di trasformarsi in un boomerang, penalizzando i contribuenti in reale difficoltà economica.
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