Anticipo Tfs, la Funzione Pubblica spinge per tempi più brevi

Stefano Paterna - Pubblica Amministrazione

Anticipo TFS dipendenti pubblici, la Funzione Pubblica chiede tempi più veloci. Lo si evince nella circolare emanata il 13 gennaio 2021, che fornisce le indicazioni alle amministrazioni per rilasciare entro 90 giorni dalla richiesta la documentazione necessaria per il pagamento dell'anticipo del trattamento di fine rapporto. Poche le banche aderenti all'accordo dei ministeri.

Anticipo Tfs, la Funzione Pubblica spinge per tempi più brevi

Anticipo Tfs per i dipendenti pubblici, serve accelerare i tempi.

Il Dipartimento della Funzione pubblica ha emanato il 13 gennaio 2021 una circolare per agevolare l’accesso all’anticipo del Tfs, invitando le diverse amministrazioni a comunicare celermente all’Inps i dati relativi al proprio personale collocato in pensione, consentendo all’ente di rilasciare la certificazione di diritto al trattamento entro 90 giorni dalla domanda.

Si tratta in pratica dell’attuazione di quanto stabilito dall’articolo 23 del decreto-legge 28 gennaio 2019, n. 4, convertito con modificazioni dalla legge 28 marzo 2019, n. 26, ovvero la possibilità per i lavoratori della PA di richiedere l’anticipo di una quota del proprio trattamento di fine rapporto (Tfs) entro la cifra massima di 45.000 euro.

Una possibilità che riguarda sia per chi ha raggiunto i requisiti ordinari per la pensione anticipata o quella di vecchiaia, sia per chi ha invece optato per “Quota 100”.

Vediamo nel dettaglio quanto previsto dalla circolare del 13 gennaio 2021 in materia di tempi e procedure richieste alle amministrazioni pubbliche.

Anticipo Tfs dipendenti pubblici, cosa devono fare le PA

La circolare di gennaio prevede l’applicazione di quanto stabilito dalla legge 26/2019 per superare almeno parzialmente una storica disparità tra lavoratori privati e pubblici.

Mentre i primi ricevono il loro Tfr in un’unica soluzione e poche settimane dopo essere andati in pensione, i dipendenti pubblici dovevano attendere tra i 12 (per chi aveva i requisiti per la pensione di vecchiaia) o i 24 mesi (nel caso di pensionamento anticipato) e inoltre ricevevano decorrenze frazionate rispetto all’importo totale.

Peraltro, il superamento di questa discrepanza di trattamento era stato anche auspicato dalla stessa Corte Costituzionale con la sentenza n. 159 del 2019.

A tal fine, il ministro per la Pubblica amministrazione Fabiana Dadone, il ministro dell’Economia Roberto Gualtieri e quello del Lavoro Nunzia Catalfo hanno sottoscritto nella scorsa estate un accordo quadro con l’Abi, l’Associazione bancaria italiana per il finanziamento dell’anticipo ai dipendenti pubblici.

La Funzione Pubblica ha anche attivato una piattaforma telematica per fornire tutte le indicazioni operative alle pubbliche amministrazioni, in modo che possano certificare (o direttamente o come accade generalmente attraverso l’Inps) agli interessati all’anticipo del Tfs, entro 90 giorni,

“li diritto al trattamento di fine servizio comunque denominato, il relativo importo complessivo, con indicazione delle date di riconoscimento dei singoli importi annuali di prestazione o dell’importo in un’unica soluzione e del relativo ammontare”.

Questa documentazione è necessaria al neopensionato per rivolgersi alle banche ed ottenere il finanziamento dell’anticipo.

Anticipo Tfs dipendenti pubblici, la circolare della Funzione Pubblica del 13 gennaio 2021
Attuazione dell’articolo 23 del decreto-legge 28 gennaio 2019, n. 4, convertito con modificazioni, dalla legge 28 marzo 2019, n. 26. Anticipo di una quota di TFS/TFR.

Anticipo Tfr statali, la criticità dell’accordo quadro con l’Abi

Tutto bene quindi? Purtroppo la risposta è negativa.

A parte il fatto che 45.000 euro non rappresentano per nulla la totalità di un trattamento di fine rapporto per un dipendente pubblico, c’è da registrare anche la scarsa adesione degli istituti di credito all’accordo quadro sottoscritto tra Abi e ministeri. Solo 13, dei quali ben 9 hanno poi ritirato la disponibilità. Attualmente quindi ne rimangono solo 4.

Il motivo è facilmente identificabile. L’accordo prevede infatti un tetto massimo allo spread dello 0,40% superiore al rendimento dei titoli di Stato, di molto inferiore per esempio al tasso di interesse applicato alle erogazioni per il credito al consumo delle famiglie che a novembre 2020 era al 7,92%.

Insomma, la strada per una reale equiparazione dei diritti tra lavoratori pubblici e privati è ancora lunga e come si evidenza difficilmente si potrà percorrere attraverso il ricorso al credito bancario.

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