Così come nella politica, anche tra lettrici e lettori la flat tax divide. Ma se da un lato la tassa piatta rientra nel dibattito, dall'altro deve fare i conti con la priorità del taglio IRPEF al ceto medio

La flat tax divide. Anzi, dovremmo usare il plurale: le tasse piatte dividono. Lo dimostra da anni la politica, lo confermano coloro che hanno partecipato al sondaggio condotto sul tema dalla redazione.
Ma le strade per semplificare i calcoli delle imposte sono infinite e possono toccare diverse categorie di contribuenti. Su una soluzione ad ampio raggio, che interesserebbe anche i dipendenti, ha parlato il viceministro Antonio Tajani a inizio agosto, riportando in vita uno dei progetti che Silvio Berlusconi non ha mai realizzato e ha lasciato in eredità a questo Governo.
E, accanto alla rottamazione quinquies e al taglio IRPEF per il ceto medio, la proposta è entrata nella lista di temi da affrontare a partire da settembre, anche in vista della prossima Legge di Bilancio.
Accanto all’IRPEF, la flat tax entra nelle priorità dell’autunno, ma la tassa piatta divide
In Italia, l’esempio principale di flat tax è rappresentato dal regime forfettario per le partite IVA. Ma se ne contano già diverse nell’attuale sistema tributario: sono le imposte sostitutive ad aliquota unica che, semplificando, permettono ai contribuenti di pagare a forfait.
L’idea di mettere in cantiere una nuova flat tax incontra il favore dell’82 per cento di coloro che hanno risposto al sondaggio tramite le pagine del giornale, solo il 18 per cento non è favorevole, e al contrario solo il 44 per cento di chi si è espresso tramite Linkedin.

Lettrici e lettori si dividono. Ed è un dato che non stupisce. Il tema è divisivo anche per chi è d’accordo a un appiattimento della tassazione.
La flat tax divide anche chi è d’accordo sulla tassa piatta
Nella campagna elettorale del 2022 la tassa piatta ha rappresentato un punto del programma Per un Fisco equo della coalizione Fratelli d’Italia - Forza Italia - Lega, ma oggi anche le forze di maggioranza si dividono sulle modalità da seguire per passare dalla teoria alla pratica, anche perché sono innumerevoli le possibilità.
“Io credo che si possa arrivare anche una flat tax al 24 per cento. Questa è la priorità, abbassare la pressione fiscale. Lo diciamo anche per quanto riguarda i lavoratori (dipendenti). Io credo che si debba cominciare a riflettere sull’abbattimento della pressione fiscale per gli straordinari, per i festivi, per i premi di produzione”.
Ha detto Tajani dal palco degli Stati Generali del Mezzogiorno che si sono tenuti a Reggio Calabria dal 1° al 3 agosto.
Ma nelle settimane precedenti la Lega, da sempre affezionata al tema, ha parlato di una idea di flat tax diversa da quella che arriva dalla storia di Forza Italia con un 15 per cento su base familiare.
Prima della flat tax, la priorità è il taglio IRPEF al ceto medio
Quello che è certo è che, oltre ad essere nelle intenzioni condivise della maggioranza fin dai primi passi, il progetto di un appiattimento della tassazione è stato messo nero su bianco anche nella legge delega per la riforma fiscale. Ma attualmente non sembra né prioritario né facilmente praticabile.
E le motivazioni sono semplici. Nel progetto di revisione del sistema tributario, al capitolo dell’IRPEF, si traccia la “prospettiva della transizione verso l’aliquota impositiva unica” con un percorso graduale che passa, ad esempio, anche da una flat tax sulle tredicesime per le lavoratrici e i lavoratori dipendenti, mai concretizzata dal 2023.
L’iter di appiattimento della tassazione, però, si sta dimostrando più complesso del previsto e la dimostrazione è la difficoltà di intervenire ancora una volta sull’IRPEF, dopo aver confermato in via strutturale il sistema a tre aliquote e scaglioni.
Eppure la posta in gioco non è un taglio netto, ma la riduzione di due punti percentuali sulla seconda aliquota, dal 35 al 33 per cento, in aggiunta o in alternativa all’estensione del secondo scaglione per agevolare il ceto medio.
Come ha confermato lo stesso Tajani e come da più fronti il Governo conferma dall’inizio dell’anno, questa è la priorità assoluta e il nodo da sciogliere a partire da settembre. Il progetto dell’IRPEF si è arenato per una ragione tanto semplice quanto dirimente: la necessità di trovare delle coperture.
E se allora il primo obiettivo per l’autunno è trovare un bacino di risorse per tenere fede alle promesse fatte al ceto medio, recuperare un margine di manovra tale da permettere anche un appiattimento ad ampio raggio appare oggi un’impresa difficile, se non impossibile.
Articolo originale pubblicato su Informazione Fiscale qui: La flat tax divide, ma la prossima tappa resta il taglio IRPEF al ceto medio