Stipendi e pensioni, l’impatto del taglio IRPEF 2026

Stipendi e pensioni, quali gli effetti del taglio IRPEF atteso nel 2026? Il calcolo dei risparmi per ogni fascia di reddito

Stipendi e pensioni, l'impatto del taglio IRPEF 2026

Stipendi e pensioni, quali gli effetti del taglio IRPEF atteso nel 2026?

Nel pieno della discussione sulle misure prioritarie da inserire nella prossima Manovra, è sull’alleggerimento della tassazione del ceto medio che si concentra l’attenzione.

Portare l’aliquota IRPEF intermedia dal 35 al 33 per cento è uno degli obiettivi del Governo. In campo anche l’ipotesi far salire a 60.000 euro il limite di reddito del secondo scaglione.

Il costo complessivo si aggirerebbe intorno ai 4 miliardi, cifra che corrisponde ai risparmi previsti per i contribuenti. L’impatto del taglio IRPEF andrebbe da un minimo di 40 euro, fino al valore massimo di 1.440 euro.

Stipendi e pensioni, l’impatto del taglio IRPEF 2026: fino a 1.440 euro di risparmi

La volontà di ridurre il peso dell’IRPEF per il ceto medio è condivisa da tutte le forze politiche che compongono il Governo, ed è questa una delle priorità della Legge di Bilancio 2026.

Non si tratta di una “promessa elettorale”, ha dichiarato il Ministro Giorgetti, che confida nella possibilità di poter portare “risultati concreti”. Gli occhi sono quindi puntati sull’avvio dei lavori per la stesura del disegno di legge atteso in Parlamento il 20 ottobre, che delineerà un primo quadro degli interventi attesi per il prossimo anno.

Come detto, l’obiettivo è portare al 33 per cento l’aliquota IRPEF fissata ad oggi al 35 per cento e applicata ai redditi fino a 50.000 euro. Sulla soglia di reddito è in campo l’ipotesi di estensione fino a 60.000 euro, compatibilmente con le risorse a disposizione e con le altre misure da finanziare.

Quale effetto avrebbe su cittadini e cittadine la riduzione dell’IRPEF? Il valore minimo ammonta a 40 euro, fino ad arrivare al massimo di 1.440 euro. Ad essere interessate dalla misura sarebbero tutte le fasce di reddito superiori a 28.000 euro, con importi via via più elevati all’aumentare delle somme sottoposte a tassazione.

Taglio IRPEF 2026, l’effetto su stipendi e pensioni: tabella con i risparmi fascia per fascia

La progressività dell’IRPEF determina che il valore dei risparmi sale all’aumentare del reddito.

Prendiamo il caso di un reddito pari a 35.000 euro. Ad oggi, l’IRPEF annua dovuta (al netto di detrazioni e deduzioni) ammonta a 8.890 euro, applicando l’aliquota del 23 per cento fino a 28.000 euro e quella del 35 per cento sopra questa soglia.

Applicando l’aliquota del 33 per cento al reddito superiore a 28.000 euro, e fino a 35.000 euro, il risparmio previsto ammonterebbe a 140 euro.

Prendiamo invece il caso di un reddito pari a 55.000 euro. Attualmente l’IRPEF lorda dovuta è pari a 16.290 euro.

La nuova IRPEF tasserebbe lo stesso reddito per un importo complessivo pari a 15.350 euro, con un risparmio pari a 940 euro.

Per i redditi pari o superiori a 50.000 euro, o 60.000 euro in caso di intervento anche sulla soglia dello scaglione, il risparmio previsto ammonterebbe a 1.440 euro. Questo è il massimo del beneficio spettante, che interesserebbe anche i titolari di redditi più alti.

Fascia di RedditoIRPEF Attuale (lorda/annua)Nuova IRPEFRisparmio Previsto (annuo)
Fino a 30.000 euro 7.140 euro 7.100 euro 40 euro
35.000 euro 8.890 euro 8.750 euro 140 euro
55.000 euro 16.290 euro 15.350 euro 940 euro
Pari o sup. 60.000 euro 1.8440 euro 1.700 euro 1.440 euro

Non solo IRPEF, resta l’obiettivo rottamazione, ma sarà pace fiscale o “guerra”

L’altra priorità della Manovra 2026 resta la rottamazione delle cartelle. Lunedì 22 settembre è la scadenza per la presentazione, in Commissione Finanze del Senato, degli emendamenti alla proposta di legge targata Lega, la cornice della pace fiscale attesa in Legge di Bilancio.

Si va quindi verso una settimana importante per capire le proposte di modifica che potrebbero limare i contorni della rottamazione quinquies, una proposta che il Ministro dell’Economia preferisce definire come pace fiscale, “per chi vuole fare pace con il Fisco, chi non vuole deve aspettarsi un po’ di guerra”.

Al pari dell’IRPEF, resta il nodo delle coperture e la necessità di garantire in ogni caso l’equilibrio dei conti pubblici. Dalle parole di Giorgetti si può in ogni caso evincere che la pace fiscale potrebbe essere affiancata da nuove misure per il recupero ordinario delle cartelle, quel “po’ di guerra” necessario per migliorare le attività di riscossione.

In settimana è balzata al centro dell’attenzione la proposta, avanzata dalla Commissione chiamata a individuare le soluzioni per sfoltire il magazzino del Fisco, di potenziare le strategie per i controlli fiscali, intensificando le verifiche su conti correnti e fatture. Una proposta subito accantonata da Giorgetti, che tuttavia non arretra sulla necessità di strategie più incisive per il recupero dei debiti e per il contrasto all’evasione.

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