Attesa in Legge di Bilancio 2026, la rottamazione quinquies guarda alle cartelle dal 2000 al 2023. Cos'è e come funziona? In attesa di novità, la cornice è contenuta nel disegno di legge n. 1375 al vaglio del Senato

Cos’è e come funziona la rottamazione quinquies? Attesa nel 2026, si tratta di una delle novità fiscali che dovrebbero approdare in Legge di Bilancio.
Si tratta di una nuova edizione di definizione agevolata delle cartelle esattoriali, che secondo le intenzioni dei proponenti dovrebbe coprire gli anni dal 2000 al 2023.
La Manovra delineerà i dettagli operativi sulla nuova pace fiscale, ma nel frattempo è guardando al disegno di legge n. 1375 in discussione in Senato che è possibile tracciarne i contorni.
Rottamazione quinquies: cos’è e come funziona
La rottamazione quinquies è, insieme al taglio IRPEF per il ceto medio, una delle possibili novità fiscali del prossimo anno sulle quali si sta maggiormente focalizzando l’attenzione.
Analizzarne i contorni è quindi centrale per capire di cosa si sta realmente discutendo e quale potrebbe essere l’impatto pratico della sua attuazione.
Innanzitutto è bene partire dalle definizioni: con il termine rottamazione si fa riferimento alla possibilità di saldare le cartelle senza pagare sanzioni e interessi. Al contribuente è chiesto di versare esclusivamente la quota capitale del carico, con possibilità di dilazione in più quote.
La proposta di legge presentata dalla Lega e al vaglio della Commissione Finanze e Tesoro del Senato non è una novità assoluta. Di rottamazioni in Italia si parla dal 2017, quando con il decreto legge n. 193/2016 è stato dato il via alla prima definizione agevolata delle cartelle.
Di anno in anno, sono state diverse le misure introdotte per il recupero dei debiti pregressi e attualmente è operativa una rottamazione quater.
Il disegno di legge n. 1375 presenta però delle particolarità che puntano a renderla più vantaggiosa per i contribuenti aderenti e più efficace per l’Erario.
Come funziona la rottamazione quinquies: 120 rate in 10 anni
La rottamazione quinquies proposta dalla Lega si applicherebbe ai debiti affidati all’ex Equitalia, ora AdER, tra il 1° gennaio 2000 e il 31 dicembre 2023.
L’aspetto innovativo della proposta di legge depositata nelle due Aule del Parlamento, il cui iter d’esame è partito dal mese di febbraio in Senato, è rappresentato dalle modalità di rientro: al contribuente aderente verrebbe consentito di pagare le cartelle definibili in un massimo di 120 rate di importo costante e quindi con una rateizzazione light, fino a 10 anni.
Una novità, rispetto alle precedenti definizioni agevolate, voluta per alleggerire l’importo delle singole rate, favorendo così il rispetto delle scadenze e senza il rischio per il contribuente di trovarsi a fare i conti con maxi-rate difficili da sostenere.
Sul fronte dei benefici previsti, come detto in precedenza la rottamazione consentirebbe di pagare le somme affidate all’ADER senza sanzioni, interessi e aggio di riscossione, versando oltre al capitale gli importi maturati a titolo di rimborso per le procedure esecutive e di notificazione della cartella.
Domanda e pagamenti: scadenza della rottamazione quinquies da riscrivere
Il testo della proposta all’esame del Parlamento già prevede tempistiche e scadenze per l’avvio della rottamazione quinquies, che tuttavia sono state ampiamente superate.
Il 30 aprile è la prima data prevista, termine che secondo i proponenti doveva coincidere con la data per la presentazione della domanda di adesione.
L’invio dell’istanza comporterà in ogni caso una serie di conseguenze immediate:
- sono sospesi i termini di prescrizione e decadenza;
- sono sospesi, fino alla scadenza della prima rata delle somme dovute a titolo di definizione, gli obblighi di pagamento derivanti da precedenti dilazioni operanti alla data di presentazione della dichiarazione;
- non possono essere iscritti nuovi fermi amministrativi e ipoteche, fatti salvi quelli già iscritti alla data di presentazione della dichiarazione;
- non possono essere avviate nuove procedure esecutive;
- non possono essere proseguite le procedure esecutive precedentemente avviate, salvo che non si sia tenuto il primo incanto con esito positivo;
- il debitore non è considerato inadempiente ai fini di cui agli articoli 28-ter e 48- bis del decreto del Presidente della Repubblica 29 settembre 1973, n. 602;
- si applica l’articolo 54 del decreto legge 24 aprile 2017, n. 50, convertito, con modificazioni, dalla legge 21 giugno 2017, n. 96, ai fini del rilascio del documento unico di regolarità contributiva.
Dopo la domanda, la palla passerà all’AdER tenuta a comunicare l’importo delle somme dovute e delle singole rate.
Si passerà poi alle scadenze effettive per il pagamento, fissate a cadenza mensile.
Stop alla decadenza sprint: si esce rottamazione solo dopo 8 rate non versate
Un ulteriore aspetto innovativo della rottamazione quinquies consiste nell’affievolimento del rischio decadenza in caso di mancato versamento delle rate.
Guardando alla rottamazione in corso, ma anche alle precedenti edizioni, l’omesso o tardivo versamento di una rata comporta la decadenza dalla definizione agevolata.
Solo nelle ultime edizioni è stata prevista la regola della tolleranza di 5 giorni rispetto alla scadenza, per evitare che lievi inadempienze comportassero la revoca tout-court delle agevolazioni.
La proposta della Lega va oltre, e prevede che la decadenza operi solo in caso di mancato pagamento di 8 rate, anche se non consecutive.
Debiti previdenziali, ma anche multe e tasse locali: porte della rottamazione aperte a tutti
La rottamazione quinquies non interessa solo i debiti fiscali. Le misure in esame si applicherebbero anche ai debiti verso enti di previdenza, previa delibera stessi.
In aggiunta, anche agli enti locali verrebbe concessa la possibilità di rottamare le proprie entrate, senza sanzioni, stabilendo il numero massimo di rate, le modalità di presentazione dell’istanza, i termini e la comunicazione delle somme dovute.
Rottamazione quinquies, 96 rate in 8 anni: le modifiche allo studio in vista della Manovra 2026
Se quelle fin ora delineate sono le regole messe ad oggi nero su bianco, è bene specificare che in Legge di Bilancio 2026 potrebbe trovar posto una versione ristretta.
Negli ultimi mesi si sono susseguite ipotesi di ridimensionamento, dallo stop ai decaduti da precedenti rottamazioni fino alla previsione di una sorta di “ticket d’ingresso”. L’obiettivo è chiaro: ridurre i costi di una misura che, così come pensata, sarebbe troppo costosa per le casse pubbliche.
Stando alle ultime anticipazioni, la rottamazione da 120 rate, spalmate in 10 anni, potrebbe concretizzarsi in una definizione agevolata di durata ridotta. Si parla di un massimo di 96 rate in 8 anni, ma anche di un importo minimo per ciascuna delle quote dovute pari a 50 euro.
Conviene davvero? I nodi della rottamazione quinquies
Per conoscere in via definitiva il meccanismo di funzionamento della nuova e attesissima pace fiscale sarà fondamentale attendere fino al varo della Manovra 2026.
Appare tuttavia utile soffermarsi su alcuni aspetti critici della rottamazione quinquies.
Sulla rateizzazione lunga, fino a 120 o 96 rate, la reale convenienza è però da valutare con cura. Ai contribuenti verrebbe richiesto di pagare una rata al mese, con un vero e proprio adempimento periodico di durata pluriennale da segnare in calendario.
La rottamazione quater partita nel 2022 e tutt’ora in corso prevede invece un totale di 18 rate, spalmate in 5 anni, due delle quali (pari in totale al 20 per cento) dovevano essere versate il 31 ottobre e il 30 novembre 2023, mentre per le restanti è previsto un piano di quattro scadenze annue (fino al 2027), fissate al 28 febbraio, 31 maggio, 31 luglio e 30 novembre.
Dal punto di vista del valore complessivo del conto dovuto nell’anno, nei fatti la rottamazione quinquies potrebbe discostarsi poco dall’edizione quater della definizione agevolata. Aumenta il numero massimo di rate concedibili, ma di contro bisogna far fronte a scadenze che si susseguono in maniera frenetica.
Tutte le rottamazioni, dal 2017 alle possibili novità attese (forse) nel 2026
Seppur con alcune caratteristiche che la differenziano dalle precedenti, la rottamazione quinquies non rappresenta una novità ma, al contrario, è ormai da anni che la via delle definizioni agevolate è stata intrapresa con il fine di ridurre l’importo dei debiti accumulati nel magazzino dell’Agenzia delle Entrate Riscossione.
Si tratta di uno strumento che non ha un “colore” politico: è stato utilizzato da Governi appartenenti a schieramenti diversi, ed è stato l’Esecutivo guidato da Renzi nel 2016 ad avviare la stagione delle rottamazioni.
La prima definizione agevolata è stata infatti introdotta con il DL Fiscale collegato alla Legge di Bilancio 2017, per i carichi affidati tra il 2000 e il 2016.
Nel 2018 è stata la volta della rottamazione-bis, che ha riaperto i termini della precedente misura, estendendone l’operatività alle cartelle fino al 30 settembre 2017. La rottamazione ter introdotta nel 2019 ne ha ulteriormente ampliato il perimetro operativo, includendo i carichi affidati fino al 31 dicembre 2017. Infine, la rottamazione quater introdotta nel 2022, tutt’ora in corso e recentemente riaperta, ha abbracciato i carichi affidati dal 1° gennaio 2000 al 30 giugno 2022.
La sostanza di tutte le rottamazioni è la stessa: consentire ai contribuenti di pagare il debito maturato, senza sanzioni e interessi. Non si tratta tecnicamente di un condono, in quanto il capitale dovuto resta immutato, ma non mancano gli aspetti critici.
La rottamazione continua rischia di trasformarsi in un disincentivo al rispetto degli obblighi tributari, creando una vera e propria “distorsione” nel sistema che regola il versamento di imposte, tasse e contributi. Inoltre, come evidenziato tra l’altro dallo stesso Viceministro dell’Economia, Maurizio Leo, ripetere rottamazioni ogni 3-4 anni rischia di “non dare una visione organica della materia”.
Resta in ogni caso il problema di come “aggredire” quegli oltre 1.200 miliardi di debiti che affollano il magazzino della Riscossione. La rottamazione sembra al momento la via più semplice per tentare il recupero delle somme effettivamente esigibili, tendendo ancora una volta la mano ai contribuenti.
Vale la pena evidenziare ancora una volta che il destino della proposta sin qui esaminata non è ancora scritto. Bisognerà monitorare l’iter del disegno di legge per capire se, e quando, si rimettererà effettivamente in moto la “macchina” della rottamazione. L’ipotesi più accreditata è che se ne parli solo nel 2026.
Articolo originale pubblicato su Informazione Fiscale qui: Rottamazione quinquies 2026: cos’è e come funziona la nuova pace fiscale