Rottamazione quinquies 2026: cos’è e come funziona la nuova pace fiscale

Rottamazione quinquies 2026: come funziona, cos'è e chi potrà aderire alla nuova pace fiscale? Regole, ammessi, esclusi e scadenze nella prima bozza della Legge di Bilancio

Rottamazione quinquies 2026: cos'è e come funziona la nuova pace fiscale

La rottamazione quinquies nel 2026 si farà e sarà strutturata su un totale di 54 rate spalmate su 9 anni.

I primi dettagli utili per capire come funziona, cos’è e a chi si applica la nuova pace fiscale sono contenute nella bozza della Legge di Bilancio 2026.

Riguarderà le cartelle notificate dal 2000 al 31 dicembre 2023 e, in particolare, quelle relative a debiti derivanti dall’omesso versamento delle imposte risultanti dalle dichiarazioni annuali e in caso di controlli automatizzati e formali da parte dell’Agenzia delle Entrate, così come l’omesso versamento dei contributi INPS.

Fuori gli accertamenti, ossia le imposte emerse a seguito dell’omessa presentazione della dichiarazione da parte del contribuente. Potranno beneficiare della rottamazione quinquies anche i decaduti da precedenti definizioni agevolate, mentre chi è in regola con l’edizione quater al 30 settembre ne resta escluso.

Dalla bozza della Legge di Bilancio 2026 arriva anche un primo quadro sulle scadenze: entro il 30 aprile bisognerà fare domanda e i pagamenti partiranno dal 31 luglio. Confermata al momento la rata minima di 100 euro.

Rottamazione quinquies in Legge di Bilancio 2026: dentro le cartelle fino al 31 dicembre 2023

Una rottamazione con rate tutte uguali, da pagare entro i 9 anni in totale a disposizione, per 16 milioni di italiani.

Questi i dettagli forniti dal Ministro Salvini nel corso della conferenza stampa di presentazione della Legge di Bilancio 2026 e che trovano conferma nella prima bozza in circolazione.

Nella nuova pace fiscale rientreranno le cartelle esattoriali fino al 31 dicembre 2023, escludendo chi non ha mai fatto la dichiarazione dei redditi e guardando invece a chi pur avendo correttamente dichiarato non è riuscito a pagare per tempo.

Non vi saranno maxi rate iniziali: la rottamazione sarà a rata fissa. Resterà integralmente dovuta la quota capitale del debito, una sorta di “mutuo a lungo termine” secondo quanto dichiarato dal Ministro Salvini. In caso di pagamento a rate, si applicherà un interesse pari al 4 per cento annuo a decorrere dal 1° agosto 2026.

Questi alcuni dei dettagli contenuti nella bozza della Legge di Bilancio 2026, sui quali però è bene approfondire punto per punto le novità in arrivo.

Cos’è la rottamazione quinquies: un nuovo tentativo di pace tra Fisco e contribuenti

Per capire come funziona la nuova pace fiscale 2026 è fondamentale partire dal definire cos’è tecnicamente la rottamazione: si fa riferimento alla possibilità di saldare le cartelle senza pagare sanzioni e interessi. Al contribuente è chiesto di versare esclusivamente la quota capitale del carico, con possibilità di dilazione in più quote.

Quella in arrivo nel 2026 non è una novità assoluta. Di rottamazioni in Italia si parla dal 2017, quando con il decreto legge n. 193/2016 è stato dato il via alla prima definizione agevolata delle cartelle.

Di anno in anno, sono state diverse le misure introdotte per il recupero dei debiti pregressi e attualmente è operativa una rottamazione quater.

Come funzionerà la rottamazione quinquies: 54 rate in 9 anni, un minimo di 100 euro per ogni quota

La rottamazione quinquies nasce da una proposta di legge della Lega, depositata nel mese di febbraio 2025, e si applicherà ai debiti affidati all’ex Equitalia, ora AdER, tra il 1° gennaio 2000 e il 31 dicembre 2023.

L’aspetto innovativo della proposta che trova spazio in Manovra è rappresentato dalle modalità di rientro: al contribuente aderente verrebbe consentito di pagare le cartelle definibili in un massimo di 54 rate bimestrali di importo costante, con una rateizzazione fino a 9 anni.

Una novità, rispetto alle precedenti definizioni agevolate, voluta per alleggerire l’importo delle singole rate, favorendo così il rispetto delle scadenze e senza il rischio per il contribuente di trovarsi a fare i conti con maxi-rate difficili da sostenere.

Sul punto è bene evidenziare che, in ogni caso, la bozza della Legge di Bilancio 2026 prevede che ciascuna rata non potrà essere inferiore a 100 euro. In sostanza, sarà il valore del debito a determinare il beneficio concedibile.

Ad esempio, per una cartella pari a 1000 euro, la rateazione non potrà superare le 10 quote e nel giro di poco meno di due anni bisognerà quindi saldare il conto dovuto.

Sul fronte dei benefici previsti, come detto in precedenza la rottamazione consentirebbe di pagare le somme affidate all’ADER senza sanzioni, interessi e aggio di riscossione, versando oltre al capitale gli importi maturati a titolo di rimborso per le procedure esecutive e di notificazione della cartella.

Ammessi ed esclusi dalla rottamazione quinquies

Chi potrà accedere alla rottamazione quinquies? Oltre al perimetro temporale, ossia ai carichi compresi dal 1° gennaio 2000 al 31 dicembre 2023, bisognerà guardare anche alla natura del debito.

Nella pace fiscale delineata dalla Manovra 2026 potranno rientrare solo i titolari di debiti derivanti dall’omesso versamento di imposte risultanti dalle dichiarazioni annuali e dalle attività di cui agli articoli 36-bis e 36-ter del decreto del Presidente della Repubblica 29 settembre 1973, n. 600, e agli articoli 54-bis e 54-ter del decreto del Presidente della Repubblica 26 ottobre 1972, n. 633, o derivanti dall’omesso versamento di contributi previdenziali dovuti all’Istituto Nazionale della Previdenza Sociale, con esclusione di quelli richiesti a seguito di accertamento.

Una rottamazione rivolta quindi a chi ha dichiarato ma non è riuscito a versare, o a chi ha commesso errori successivamente riscontrati dal Fisco. Stop invece alle cartelle relative a dichiarazioni omesse, e quindi ai debiti affidati all’AdER a seguito di accertamento.

Via libera alla nuova pace fiscale anche per i decaduti da precedenti rottamazioni, mentre chi sta già mettendo i propri conti in ordine con la rottamazione quater, e risulta in regola con i pagamenti alla data del 30 settembre 2025, non potrà passare alla nuova forma di definizione agevolata.

Domanda e pagamenti: le scadenze della rottamazione quinquies 2026

La Legge di Bilancio 2026 definirà il dettaglio delle tempistiche della rottamazione, a partire dalla data per l’invio della domanda.

La bozza a disposizione fissa al 30 aprile la data ultimo per l’invio della richiesta, che porterà alle seguenti conseguenze:

  • sospensione dei termini di prescrizione e decadenza;
  • sospensione, fino alla scadenza della prima rata delle somme dovute a titolo di definizione, degli obblighi di pagamento derivanti da precedenti dilazioni operanti alla data di presentazione della dichiarazione;
  • impossibilità di iscrizione di nuovi fermi amministrativi e ipoteche, fatti salvi quelli già iscritti alla data di presentazione della dichiarazione;
  • impossibilità di avvio di nuove procedure esecutive;
  • impossibilità di proseguire le procedure esecutive precedentemente avviate, salvo che non si sia tenuto il primo incanto con esito positivo;
  • il debitore non è considerato inadempiente ai fini di cui agli articoli 28-ter e 48- bis del decreto del Presidente della Repubblica 29 settembre 1973, n. 602;
  • applicazione dell’articolo 54 del decreto legge 24 aprile 2017, n. 50, convertito, con modificazioni, dalla legge 21 giugno 2017, n. 96, ai fini del rilascio del documento unico di regolarità contributiva.

Dopo la domanda, la palla passerà all’AdER tenuta a comunicare l’importo delle somme dovute e delle singole rate. Il piano di pagamento sarà reso noto entro il 30 giugno, poi si partirà con i versamenti.

La prima o unica rata andrà versata entro il 31 luglio 2026. Chi ha scelto di versare il debito in più quote dovrà annotare in calendario le scadenze del 30 settembre e 30 novembre per il 2026 e, successivamente, il 31 gennaio, il 31 marzo, il 31 maggio, il 31 luglio, il 30 settembre e il 30 novembre di ciascun anno a decorrere dal 2027. Le ultime tre rate dovranno essere versate il 31 gennaio 2035, il 31 marzo 2035 e il 31 maggio 2035.

In caso di pagamento rateale, sono dovuti, a decorrere dal 1° agosto 2026, gli interessi al tasso del 4 per cento annuo.

Stop alla decadenza sprint: si esce rottamazione solo dopo 2 rate non versate, ma con meccanismi “punitivi”

Un ulteriore aspetto innovativo della rottamazione quinquies consiste nell’affievolimento del rischio decadenza in caso di mancato versamento delle rate.

Guardando alla rottamazione in corso, ma anche alle precedenti edizioni, l’omesso o tardivo versamento di una rata comporta la decadenza dalla definizione agevolata.

Solo nelle ultime edizioni è stata prevista la regola della tolleranza di 5 giorni rispetto alla scadenza, per evitare che lievi inadempienze comportassero la revoca tout-court delle agevolazioni.

La rottamazione quinquies prevederà la decadenza dopo due rate non versate, ma con la previsione di meccanismi anti-elusivi. Chi farà domanda per la rottamazione quinquies non potrà richiedere nuove rateazioni all’Agenzia delle Entrate Riscossione e, conseguentemente, in caso di decadenza bisognerà pagare il conto dovuto in un’unica quota, senza la possibilità di sospendere le attività di recupero coattivo (pignoramenti, fermi, eccetera).

Vale la pena ricordare che nella proposta della Lega la decadenza era prevista solo in caso di mancato pagamento di 8 rate, anche se non consecutive.

Da notare inoltre che nell’attuale versione della rottamazione, sulla base di quanto previsto dalla bozza del DdL di Bilancio 2026, non è previsto un termine di tolleranza: le scadenze saranno perentorie.

Multe e tasse locali: sì alla rottamazione

La rottamazione quinquies non interessa solo i debiti fiscali. Potranno rientrarvi anche le cartelle relative a multe e tasse locali, a discrezione dei singoli Enti.

Questi, per i tributi di propria spettanza, potranno stabilire tipologie di definizione agevolata che prevedono l’esclusione o la riduzione degli interessi o anche delle sanzioni.

Potranno essere rottamati i tributi disciplinati e gestiti dalle regioni e dagli enti locali, con esclusione dell’imposta regionale sulle attività produttive, delle compartecipazioni e delle addizionali a tributi erariali.

Conviene davvero? I nodi della rottamazione quinquies

Per conoscere in via definitiva il meccanismo di funzionamento della nuova e attesissima pace fiscale sarà fondamentale attendere fino al varo della Manovra 2026.

Appare tuttavia utile soffermarsi su alcuni aspetti critici della rottamazione quinquies.

Sulla rateizzazione lunga la reale convenienza è però da valutare con cura. Ai contribuenti verrebbe richiesto di pagare una rata ogni due mesi, con un vero e proprio adempimento periodico di durata pluriennale da segnare in calendario.

La rottamazione quater partita nel 2022 e tutt’ora in corso prevede invece un totale di 18 rate, spalmate in 5 anni, due delle quali (pari in totale al 20 per cento) dovevano essere versate il 31 ottobre e il 30 novembre 2023, mentre per le restanti è previsto un piano di quattro scadenze annue (fino al 2027), fissate al 28 febbraio, 31 maggio, 31 luglio e 30 novembre.

Dal punto di vista del valore complessivo del conto dovuto nell’anno, nei fatti la rottamazione quinquies potrebbe discostarsi poco dall’edizione quater della definizione agevolata. Aumenta il numero massimo di rate concedibili, ma di contro bisogna far fronte a scadenze che si susseguono in maniera frenetica.

Tutte le rottamazioni, dal 2017 alle novità per il 2026

Seppur con alcune caratteristiche che la differenziano dalle precedenti, la rottamazione quinquies non rappresenta una novità ma, al contrario, è ormai da anni che la via delle definizioni agevolate è stata intrapresa con il fine di ridurre l’importo dei debiti accumulati nel magazzino dell’Agenzia delle Entrate Riscossione.

Si tratta di uno strumento che non ha un “colore” politico: è stato utilizzato da Governi appartenenti a schieramenti diversi, ed è stato l’Esecutivo guidato da Renzi nel 2016 ad avviare la stagione delle rottamazioni.

La prima definizione agevolata è stata infatti introdotta con il DL Fiscale collegato alla Legge di Bilancio 2017, per i carichi affidati tra il 2000 e il 2016.

Nel 2018 è stata la volta della rottamazione-bis, che ha riaperto i termini della precedente misura, estendendone l’operatività alle cartelle fino al 30 settembre 2017. La rottamazione ter introdotta nel 2019 ne ha ulteriormente ampliato il perimetro operativo, includendo i carichi affidati fino al 31 dicembre 2017. Infine, la rottamazione quater introdotta nel 2022, tutt’ora in corso e recentemente riaperta, ha abbracciato i carichi affidati dal 1° gennaio 2000 al 30 giugno 2022.

La sostanza di tutte le rottamazioni è la stessa: consentire ai contribuenti di pagare il debito maturato, senza sanzioni e interessi. Non si tratta tecnicamente di un condono, in quanto il capitale dovuto resta immutato, ma non mancano gli aspetti critici.

La rottamazione continua rischia di trasformarsi in un disincentivo al rispetto degli obblighi tributari, creando una vera e propria “distorsione” nel sistema che regola il versamento di imposte, tasse e contributi. Inoltre, come evidenziato tra l’altro dallo stesso Viceministro dell’Economia, Maurizio Leo, ripetere rottamazioni ogni 3-4 anni rischia di “non dare una visione organica della materia”.

Resta in ogni caso il problema di come “aggredire” quegli oltre 1.200 miliardi di debiti che affollano il magazzino della Riscossione. La rottamazione sembra al momento la via più semplice per tentare il recupero delle somme effettivamente esigibili, tendendo ancora una volta la mano ai contribuenti.

Vale la pena evidenziare ancora una volta che il destino della proposta sin qui esaminata non è ancora scritto. Bisognerà monitorare l’iter del disegno di legge per capire in che modo si rimettererà effettivamente in moto la “macchina” della rottamazione.

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