Dalla dichiarazione dei redditi ai controlli fiscali, tutto cambia ma tutto rimane uguale: dagli anni '70 ad oggni l'attualità fiscale resta la stessa. Fanno eccezione solo i rimborsi

Tutto cambia, ma tutto rimane com’è: la storia del Fisco italiano degli ultimi 50 anni si può sintetizzare ricordando la famosa frase de Il Gattopardo.
In un panorama normativo in continua evoluzione, dal 1977 ad oggi l’attualità fiscale è rimasta pressoché la stessa.
Il 27 giugno di quell’anno Enzo Biagi intervista Filippo Maria Pandolfi, Ministro delle Finanze durante il terzo Governo Andreotti per il programma TV RAI “Proibito”.
Il Fisco che emerge dalla batteria di domande “a martello”, per citare le parole del giornalista, è simile a quello di oggi, 50 anni dopo, nel bel mezzo di una riforma.
Dalla dichiarazione dei redditi ai controlli, i temi caldi sono gli stessi: l’unica vera novità che questo mezzo secolo ci ha regalato riguarda i tempi dei rimborsi fiscali.
Dichiarazione dei redditi: dalla proroga all’esigenza di semplificazione, i nodi ancora da sciogliere
L’IRPEF non ha ancora compiuto 5 anni e nel salotto televisivo in bianco e nero protagonista indiscusso è l’obbligo dichiarativo.
Manca poco alla scadenza per la presentazione dei redditi, fissata al 30 giugno, e uno spettatore pone una domanda che resta ancora ricorrente: ci sarà una proroga?
Dal Ministero delle Finanze arriva una chiusura. Ma anche l’impegno a sciogliere nodi che, dopo decenni, restano ancora stretti: uno su tutti il ritardo nella messa a disposizione dei modelli dichiarativi.
Ma anche la difficoltà di gestione della dichiarazione dei redditi in autonomia con la conseguente necessità di affidarsi a professionisti e intermediari per rispondere a uno “Stato con la faccia arcigna capace solo di chiedere”, con queste parole un altro spettatorein studio si rivolge al Ministro Pandolfi.
Nonostante le rivoluzioni copernicane, come l’introduzione della precompilata da più di 10 anni, anche l’esigenza di una semplificazione resta attuale.
Quanti sono i contribuenti che possono gestire in autonomia l’obbligo dichiarativo? Ancora troppo pochi, se si guarda agli ultimi dati forniti dall’Agenzia delle Entrate.
Nel 2024 solo 5 su 24,7 milioni dei modelli precompilati inviati è stato trasmesso direttamente dal contribuente, in tutti gli altri casi sono entrati in gioco CAF o intermediari.
Controlli fiscali: dall’Anagrafe tributaria all’IA, resta l’esigenza di un bilanciamento
E suonano familiari anche le discussioni che riguardano i passi successivi al rispetto degli obblighi dichiarativi: i controlli fiscali
Si parla, ora come allora, di carenza di personale, intelligenza e tecnologia.
Nel 1977 sta muovendo i primi passi l’Anagrafe tributaria, uno “spauracchio elettronico per le scadenze del 30 giugno?” si chiede uno spettatore. Tutt’altro, l’innovazione su cui puntare, che Pandolfi descrive come l’“automazione delle procedure che nasce da un’enorme fatica di tutti”.
“Oggi finalmente i nostri records, i nostri nastri magnetici, cominciano a contenere le informazioni anagrafiche e contabili dei contribuenti”
Dice il Ministro.
Allo stesso tempo nella strada maestra per portare avanti i controlli ci sono “l’uso dell’intelligenza, del buon senso e della selettività”.
Il timore di un uso invasivo della tecnologia da un lato e la necessità di utilizzarla dall’altro restano ancora attuali, nonostante gli strumenti tecnologici degli anni ’70, come il telefono a disco usato da Enzo Biagi prima di ogni puntata di “Proibito”, siano ormai dei pezzi di antiquariato che arrivano da un mondo che non esiste più.
L’esigenza di un bilanciamento è un principio senza tempo. E, infatti, parlando dell’introduzione dell’Intelligenza Artificiale nel Fisco il 29 maggio scorso il direttore dell’Agenzia delle Entrate Vincenzo Carbone ha sottolineato l’importanza della componente umana, che resta “determinante”.
Controlli fiscali: dall’Anagrafe tributaria all’IA, resta l’esigenza di un bilanciamento
In questo Fisco gattopardiano, però, non manca un elemento di novità assoluta rispetto alla TV in bianco e nero: i tempi dei rimborsi fiscali.
“Abbiamo voltato pagina coi rimborsi, invece che fare aspettare anni e anni. Un milione e 584 mila italiani riceveranno 90 miliardi relativi a quelli del ’74 nella seconda metà dell’anno, la procedura l’abbiamo recentemente inventata.”
Diceva il Ministro alla fine di giugno 1977. Ma l’11 settembre dello stesso anno il tema finiva sul Corriere della Sera:
“Il ministro Pandolfi aveva promesso ai “creditori” dell’ex cumulo ’74, circa 1 milione e mezzo di contribuenti, di rimborsare i 90 miliardi previsti (in media 60 mila lire ciascuno) entro la fine di quest’anno. La previsione però, non potrà essere rispettata del tutto. I meno fortunati dovranno attendere ancora qualche mese a causa dell’eccezionale mole di lavoro degli uffici fiscali.”
L’articolo, poi, tracciava prospettive più rosee dal 1975 e, in effetti, in questo caso il mezzo secolo di allenamento è servito.
Rispetto al passato, l’attesa per ottenere i rimborsi relativi alla dichiarazione dei redditi è pressoché inesistente. Ad esempio, il rimborso IRPEF emerso a seguito della presentazione del modello 730 arriva generalmente con la retribuzione del mese successivo a quello in cui il datore di lavoro ha ricevuto il prospetto di liquidazione.
E anche quando viene chiamata in causa l’Agenzia delle Entrate, le procedure nella maggior parte dei casi si concludono in pochi mesi.
I tempi dei rimborsi dimostrano che anche il Fisco può fare passi da giganti. “Diamo tempo al tempo”, concludeva Pandolfi ai microfoni di Enzo Biagi. E, a quanto pare, sugli altri fronti c’è ancora da attendere.
Articolo originale pubblicato su Informazione Fiscale qui: Dalla dichiarazione dei redditi ai controlli: nel Fisco gattopardiano tutto cambia per non cambiare mai