La chimera di un Fisco digitale a misura di pensionato: il caso delle CU INPS errate

Salvatore Cuomo - Certificazione Unica

La digitalizzazione del fisco nel nostro Paese ha diversi pregi ma ancora pesanti ombre dovute per lo più ad una burocrazia normativa e di prassi difficile da scardinare, come nel caso delle CU INPS errate per i pensionati. Il racconto di un caso di studio che ne evidenzia in pieno una sua criticità.

La chimera di un Fisco digitale a misura di pensionato: il caso delle CU INPS errate

L’annosa questione delle CU INPS errate si sta manifestando anche quest’anno.

Si sperava che atteso quanto accaduto in anni precedenti si fosse nel mentre trovato il modo per ridurre almeno alcuni degli effetti negativi di ciò che ricade sui contribuenti:

  • modelli precompilati accettati e spediti senza verifica dell’intervenuto aggiornamento;
  • modelli redditi e 730 anch’essi compilati e spediti con dati errati;
  • lettere di compliance se non veri e propri atti di accertamento su redditi parzialmente dichiarati;
  • avvisi di liquidazione ex 36-bis per ritenute non corrispondenti.

Il più delle volte le conseguenze di questo come quanto sopra brevemente riassunto coinvolge una fascia di contribuenti quali i pensionati in buona parte non particolarmente avvezzi alle funzionalità dei mezzi informatici.

La chimera di un Fisco digitale a misura di pensionato: il caso delle CU INPS errate

Vi riporto un caso di studio accaduto ad un contribuente pensionato INPS che ha ricevuto nella seconda metà di luglio questa comunicazione via PEC dalla sede centrale dell’Istituto:

“Gentile X Y,
le inviamo in allegato comunicazioni in merito a: Cud - Modello Cud.
Le ricordo che i nostri uffici sono a sua disposizione per ulteriori informazioni o chiarimenti.
Cordiali saluti

Il Direttore.”

Una comunicazione molto asettica che non sembra anticipare alcunché di eclatante e che certo non evidenzia da subito la criticità contenuta nella missiva allegata.

Il tenore generico farebbe quasi venir voglia di posticiparne la lettura ad un secondo momento, ma aperta l’allegata comunicazione ecco la sorpresa:

OGGETTO: CU/2022 rettificata

Gentile utente, abbiamo dovuto correggere la Certificazione Unica 2022, relativa alle prestazioni erogate dall’Istituto nell’anno 2021; i dati fiscali e le somme riportate nella precedente Certificazione Unica non corrispondevano a quelle effettivamente spettanti nell’anno 2021.

Potrà scaricare la nuova Certificazione Unica dal sito www.inps.it accedendo con il Sistema Pubblico di Identità Digitale (SPID), la Carta Nazionale dei Servizi (CNS) o la Carta di Identità Elettronica (CIE) o utilizzando il Pin dispositivo rilasciato dall’Istituto.

A partire dal 01/10/2020 INPS assegna nuovi Pin solo ad alcune categorie particolari di utenti. Qualora non possegga idonee credenziali di accesso, potrà richiedere lo SPID tramite gli Identity Provider elencati nel sito dell’Agenzia per l’Italia Digitale (AgID) all’indirizzo: www.spid.gov.it.

La correzione apportata le consentirà di presentare la dichiarazione dei redditi sulla base di una Certificazione Unica corretta.

Distinti saluti
Il direttore provinciale

Un testo che sembra quasi una cortesia in favore del contribuente senza una alcuna traccia di scuse per il disguido.

Mezzo milione di dichiarazioni dei redditi sbagliate a causa delle CU INPS errate dei pensionati

Tralasciando questo aspetto della comunicazione, affrontando il nocciolo della questione voglio sottolineare che la PEC è del 21 Luglio 2022 e non di 2/3 mesi fa (aprile o maggio per intenderci), quando sarebbe stato ancora plausibile ricevere un documento rettificativo in tempo utile per inviare il modello redditi o correggere la dichiarazione precompilata.

In questo caso una minore trattenuta per una addizionale inferiore ai 20 euro ha inficiato il lavoro svolto per predisporre la dichiarazione dei redditi, nel mentre inviata con visto di conformità per crediti nel frattempo posti in compensazione

È di tutta evidenza l’importo ridotto, e il più delle volte queste CU INPS errate riportano errori per cifre minime, che però se non modificate comportano un lavoro di elaborazione, notifica, correzione, accertamento, che pesa più dell’eventuale importo da recuperare alle casse erariali.

Abbiamo più volte trattato su queste pagine la problematica relativa alle Certificazioni Uniche dell’INPS non correte che, seppur in percentuale dell’ordine del 3 per cento se applicata al numero complessivo di certificazioni, che tra pensioni ed erogazioni di diversa natura gestiti dall’ente supera i 20 milioni, eccoci ad una media di oltre mezzo milione di dichiarazioni dei redditi coinvolte.

Un numero al quale quest’anno si sono sommate le migliaia di CU di altre Pubbliche amministrazioni rilevatesi non corrette già dallo scorso gennaio, comunque inviate errate a marzo in attesa di una successiva rielaborazione.

Possibile che in tutti questi anni non si sia potuto o meglio voluto trovare una soluzione anche di mera prassi che contemperasse le rispettive esigenze di cassa da una parte e di semplificazione dell’adempimento correttivo dall’altra?

Al prossimo Governo l’ardua risposta.

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