Regime forfettario al 20 per cento sopra i 65.000 euro: prende forma la riforma fiscale 2021

Regime forfettario, aliquota del 20 per cento superati i 65.000 euro: il documento conclusivo sulla riforma fiscale del 30 giugno 2021 definisce una nuova forma di tassazione agevolata per le partite IVA, per superare il problema del brusco passaggio all'IRPEF.

Regime forfettario al 20 per cento sopra i 65.000 euro: prende forma la riforma fiscale 2021

Regime forfettario al 20 per cento sopra i 65.000 euro, per rendere meno brusca la fuoriuscita dalla tassazione agevolata del 15 per cento.

La proposta è contenuta nel documento conclusivo sulla riforma fiscale approvato il 30 giugno 2021 dalle Commissioni Finanze di Camera e Senato.

Nell’insieme delle misure proposte in favore dei titolari di partita IVA, accanto alla rateizzazione del secondo acconto delle imposte spicca il nuovo regime sostitutivo di tassazione, con aliquota al 20 per cento e, in caso di applicazione del regime forfettario del 5 per cento, con aliquota pari al 10 per cento.

Per due anni si manterrebbero le agevolazioni sugli adempimenti fiscali e la tassazione ridotta. L’aliquota prevista sarebbe inferiore alla prima dell’IRPEF.

Regime forfettario al 20 per cento sopra i 65.000 euro: prende forma la riforma fiscale 2021

Il destino del regime forfettario era uno dei nodi politici da sciogliere contenuto nella prima bozza del documento conclusivo sulla riforma fiscale 2021.

L’approvazione della versione definitiva da parte delle Commissioni Finanze di Camera e Senato disegna i contorni di quello che potrebbe essere il nuovo regime agevolato per le partite IVA.

L’abolizione del regime forfettario o il suo ridimensionamento non trova spazio nel documento approvato il 30 giugno 2021, che farà da base per la definizione della legge delega attesa entro la fine del mese di luglio.

Al contrario, emerge l’accordo sulla necessità di mantenere nel sistema fiscale italiano un regime agevolato e semplificato per le piccole imprese e i lavoratori autonomi.

Dovrebbe quindi rimanere inalterata sia la percentuale di tassazione, pari al 15 per cento e al 5 per cento per i primi anni di attività, che la soglia di fatturato per la permanenza, pari a 65.000 euro.

Bisogna invece risolvere le criticità del regime forfettario, in primis gli effetti della fuoriuscita dal regime agevolato in materia di adempimenti e, ancor di più, del brusco passaggio alla tassazione IRPEF, uno dei fattori che inibisce la crescita dimensionale delle imprese.

In considerazione dell’obiettivo della riforma fiscale di promuovere la crescita economica delle imprese, nasce quindi la proposta di dare il via ad una nuova forma di tassazione agevolata, opzionale e vincolante per due anni.

Regime forfettario, due anni di tassazione agevolata al 20 per cento e poi passaggio definitivo all’IRPEF

Il documento sulla riforma fiscale elaborato dalle Commissioni propone l’introduzione di un regime transitorio per le partite IVA sopra i 65.000 euro di ricavi e compensi, che accompagni il contribuente gradualmente verso la tassazione IRPEF.

Il nuovo forfettario, dai contorni molto simili alla flat tax sui redditi incrementali introdotta dalla Legge di Bilancio 2019 e poi abrogata prima di diventare operativa, sarebbe su base opzionale ma vincolante.

Sopra i 65.000 euro e fino ad un tetto da individuare, potrebbe debuttare una tassazione sostitutiva con aliquota del 20 per cento e del 10 per cento per i forfettari al 5 per cento.

Il nuovo regime agevolato si applicherebbe per i due periodi d’imposta successivi, a patto che in ognuno di questi si raggiunga un incremento del volume d’affari pari almeno al 10 per cento.

Tra le raccomandazioni della Commissione vi è inoltre l’introduzione di una limitazione ai poteri di accertamento dell’Agenzia delle Entrate in caso di opzione per la nuova tassazione agevolata. Un’ulteriore semplificazione che si applicherebbe per due anni, per poi transitare definitivamente all’IRPEF.

La proposta supera quindi le ipotesi di ridimensionamento del regime forfettario emerse nel corso delle audizioni sulla riforma fiscale, prevedendo al contrario un “secondo step” per le partite IVA con ricavi e compensi superiori ai 65.000 euro.

L’ultima parola spetta ora al Governo, chiamato ad elaborare la legge delega sulla riforma fiscale entro il 31 luglio 2021.

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