Verso la conferma del bonus Maroni anche nel 2026. Come funziona l’incentivo previsto per chi posticipa la pensione?
Il disegno della Legge di Bilancio 2026 non rinnova Quota 103 e Opzione Donna ma conferma il bonus Maroni, l’incentivo al posticipo del pensionamento.
Si tratta dell’incentivo previsto per chi matura il diritto alla pensione ma decide di restare al lavoro. In questo caso si ricevono i contributi previdenziali a proprio carico direttamente in busta paga.
Come funziona l’agevolazione e quali sono i requisiti necessari per poter ricevere i contributi previdenziali in busta paga?
Bonus Maroni: anche nel 2026 aumento di stipendio a chi rinvia la pensione
Il capitolo pensioni della Legge di Bilancio 2026 è tra i più caldi dell’intera Manovra: dall’aumento dell’età pensionistica dal 2027, seppure in modo graduale, al mancato rinnovo di due dei principali canali per l’uscita anticipata, cioè Quota 103 e Opzione Donna.
L’obiettivo è chiaro: rinviare l’uscita dal lavoro per evitare di sovraccaricare il sistema previdenziale, come evidenziato da più parti anche nei mesi scorsi.
In quest’ottica, ad essere confermato per un altro anno è il bonus Maroni, conosciuto anche come bonus Giorgetti.
Si tratta dell’incentivo al posticipo del pensionamento che riconosce un aumento di stipendio ai dipendenti che decidono di restare al lavoro nonostante abbiano maturato i requisiti per la pensione.
Il disegno della Legge di Bilancio 2026 presentato al Senato estende tale incentivo anche al prossimo anno.
La misura, ricordiamo, consente a lavoratori e lavoratrici che posticipano il pensionamento di ottenere in busta paga i contributi a loro carico (il 9,19 per cento della retribuzione) rinunciando all’accredito sul proprio montante contributivo.
In pratica, ai lavoratori che posticipano l’uscita dal lavoro viene garantito un aumento di stipendio di circa il 10 per cento. Per i datori di lavoro, invece, non ci sono cambiamenti, in quanto continueranno a pagare le stesse spese.
Reintrodotta dal 2023, la misura è stata potenziata dalla Manovra 2025, per cui da quest’anno la somma che lavoratori e lavoratrici ricevono in busta paga non viene tassata. Chi rimanda la pensione riceve quindi l’intero aumento, senza decurtazioni.
Bonus Maroni: cambiano i requisiti di accesso all’incentivo
Dal prossimo anno, però, cambiano le condizioni di accesso all’incentivo. Se nel 2025 il bonus Maroni può essere richiesto da chi matura i requisiti per la pensione con Quota 103 (62 anni d’età e 41 anni di contributi) e per la pensione anticipata ordinaria (42 anni e 10 mesi di contribuzione, un anno in meno per le donne), dal 2026 non sarà così.
Con l’eliminazione di Quota 103, infatti, viene meno la possibilità di andare in pensione in anticipo e con essa la facoltà, per chi volesse rimandare, di richiedere il bonus.
Dal prossimo anno, l’accesso al bonus Maroni resta quindi possibile solo per chi, nel corso del 2026, matura i requisiti per la pensione anticipata ordinaria, come detto 42 anni e 10 mesi di contributi versati per gli uomini e 41 anni e 10 mesi per le donne.
Non sono previsti, al momento, altre modifiche ai requisiti e alle condizioni da rispettare per poter ottenere l’incentivo. Per le conferme si dovrà comunque attendere la conclusione dell’iter parlamentare del disegno di Legge di Bilancio e la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale.
La finestra per la decorrenza dovrebbe restare quella di 3 mesi dalla maturazione del requisito contributivo, attualmente prevista per chi posticipa la pensione anticipata ordinaria.
La possibilità di optare per il bonus Maroni vale per tutti i rapporti di lavoro pubblico e privato sia in essere sia successivi, può essere esercitata una sola volta in qualunque momento, a partire dalla maturazione dei requisiti per la pensione anticipata, e può essere revocata.
Articolo originale pubblicato su Informazione Fiscale qui: Bonus Maroni: anche nel 2026 aumento di stipendio a chi rinvia la pensione