Pensioni: nuovi tagli per l’uscita anticipata di chi fa lavori usuranti

Francesco Rodorigo - Pensioni

L’eliminazione delle modifiche al rsicatto della laurea e alle finestre per l’assegno della pensione anticipata si ripercuote sui precoci e su chi fa lavori usuranti

Pensioni: nuovi tagli per l'uscita anticipata di chi fa lavori usuranti

Il riscatto della laurea è salvo: nessuna sterilizzazione a partire dal 2031.

Nessun aumento in vista poi per la finestra di tre mesi attualmente prevista per ottenere l’assegno della pensione anticipata a partire dalla maturazione dei requisiti.

Le discusse proposte messe in campo negli scorsi giorni sono state stralciate, ma per le necessarie coperture la scure è calata sui precoci e su chi fa lavori usuranti.

La nuova formulazione della Legge di Bilancio 2026 prevede un taglio dei fondi per coprire le uscite anticipate dei lavoratori impegnati in attività usuranti e di quelli per l’uscita dei precoci.

Pensioni: nuovi tagli per l’uscita anticipata di chi fa lavori usuranti

I discussi interventi previsti dal cosiddetto maxi emendamento alla Manovra non ci saranno. Le proposte di modifica alle modalità di riscatto della laurea e le penalizzazioni per l’uscita anticipata, che hanno rischiato di spaccare la maggioranza, non trovano spazio nel testo della Legge di Bilancio 2026 licenziato dalla Commissione Bilancio del Senato.

A farne le spese sono però i fondi destinati ai lavoratori e alle lavoratrici precoci e quelli che svolgono mansioni usuranti.

La mancata applicazione delle restrizioni per il riscatto della laurea e per la pensione anticipata, infatti, ha un costo. Costo che, come si legge nel testo del DdL, sarà compensato dai tagli ai fondi per coprire le uscite anticipate dei lavoratori impegnati in attività usuranti e da quelli al fondo che finanzia le uscite dei “precoci”, cioè chi ha cominciato a lavorare prima dei 19 anni.

Ad aumentare sono quindi i tagli all’anticipo pensionistico per i lavoratori impegnati in particolari lavori o attività. L’emendamento del Governo (articolo 129, comma 3-bis) taglia le risorse del fondo di 40 milioni di euro annui a partire dal 2033, con un “conseguente corrispondente decremento degli importi di cui all’articolo 7, comma 1, del decreto legislativo 21 aprile 2011, n. 67”.

Chi sono i lavoratori e le lavoratrici addette a lavorazioni particolarmente faticose e pesanti?

Si tratta delle categorie individuate dal Dlgs n. 67/2011:

  • lavoratori impegnati in mansioni particolarmente usuranti (art. 2 D.M. 19 maggio 1999):
    • lavori in galleria, cava o miniera, mansioni svolte in sotterraneo;
    • lavori nelle cave, mansioni svolte dagli addetti alle cave di materiale di pietra e ornamentale;
    • lavori nelle gallerie, mansioni svolte dagli addetti al fronte di avanzamento;
    • lavori in cassoni ad aria compressa;
    • lavori svolti dai palombari;
    • lavori ad alte temperature, mansioni che espongono ad alte temperature, quando non sia possibile adottare misure di prevenzione, quali, a titolo esemplificativo, quelle degli addetti alle fonderie di seconda fusione, non comandata a distanza, dei refrattaristi, degli addetti a operazioni di colata manuale;
    • lavorazione del vetro cavo, mansioni dei soffiatori nell’industria del vetro cavo eseguito a mano e a soffio;
    • lavori espletati in spazi ristretti e in particolare delle attività di costruzione, riparazione e manutenzione navale, le mansioni svolte all’interno di spazi ristretti, quali intercapedini, pozzetti, doppi fondi, di bordo o di grandi blocchi strutture;
    • lavori di asportazione dell’amianto.
  • lavori notturni a turni e/o per l’intero anno;
  • addetti alla cosiddetta “linea catena”;
  • conducenti di veicoli, di capienza complessiva non inferiore a nove posti, adibiti a servizio pubblico di trasporto collettivo.

Dal 2033, dunque, il fondo a disposizione passerà da 233 a 193 milioni. Se da un lato tali categorie sono state le uniche (oltre a chi svolge mansioni gravose) escluse dall’aumento dell’età pensionabile dal 2027, dall’altro si vedranno tagliate le risorse per l’uscita anticipata dal 2033.

Pensioni: tagli al fondo per l’uscita anticipata dei precoci

Il secondo taglio previsto in Manovra, come detto, riguarda l’anticipo pensionistico per i lavoratori e le lavoratrici precoci, la cosiddetta Quota 41.

Si tratta della possibilità di accedere alla pensione al raggiungimento dei 41 anni di contribuzione versata. Questa possibilità è riservata ai precoci, cioè chi ha iniziato a lavorare prima dei 19 anni (può far valere almeno 12 mesi di contribuzione prima di aver compiuto 19 anni) e si trova nelle specifiche condizioni indicate all’articolo 1, comma 199, della Legge di Bilancio 2017.

In questo caso, i tagli partono dal 2017 e crescono fino al 2034. L’autorizzazione di spesa prevista all’articolo 1, comma 203, della legge di Bilancio 2017 è ridotta di:

  • 20 milioni di euro per il 2027;
  • 60 milioni di euro per il 2028;
  • 90 milioni di euro per ciascuno degli anni dal 2029 al 2032;
  • 140 milioni di euro per il 2033;
  • 190 milioni di euro annui a partire dal 2034.

Da qui ai prossimi anni ci sarà forse modo per intervenire, in quanto si tratta di coperture future e modificabili, ma fatto sta che se da una parte si salva il riscatto della laurea e la pensione anticipata dall’altro si penalizzano precoci e lavoratori con mansioni usuranti.

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