La rottamazione quinquies incrocia lo stralcio delle cartelle: la Manovra 2026 dimentica la riforma

Rottamazione quinquies scoordinata rispetto alle misure contenute nella riforma della riscossione, e in particolare rispetto allo stralcio delle cartelle previsto entro il 2031. La Manovra 2026 rischia di scontrarsi con l'attuazione del piano di riduzione del magazzino AdER

La rottamazione quinquies incrocia lo stralcio delle cartelle: la Manovra 2026 dimentica la riforma

Rottamazione quinquies sotto la lente dell’Ufficio Parlamentare di Bilancio, che nel corso dell’audizione del 6 novembre 2025 ha evidenziato gli aspetti controversi della nuova stagione di pace fiscale.

Oltre a rappresentare un disincentivo alla tax compliance, come tra l’altro evidenziato anche dalla Banca d’Italia e dalla Corte dei Conti, la definizione agevolata delle cartelle inserita nella Manovra 2026 confligge rispetto al piano di alleggerimento del magazzino della Riscossione previsto nell’ambito della riforma fiscale.

Il nodo è sul discarico atteso per gradi, dal 2025 al 2031, sulla base delle proposte elaborate dalla Commissione istituita dal Decreto Legislativo n. 110/2024, incaricata di trovare soluzioni per ridurre la mole di crediti accumulatisi dal 2000 al 2024.

La rottamazione quinquies incrocia lo stralcio delle cartelle: la Manovra 2026 dimentica la riforma

Non solo un’analisi di pro e contro della rottamazione quinquies, ma anche un focus sull’incrocio della nuova stagione di pace fiscale prevista dalla Legge di Bilancio 2026 rispetto alla riforma della riscossione e, in particolare, guardando alle previsioni contenute nel decreto legislativo n. 110/2024.

La relazione dell’Ufficio Parlamentare di Bilancio, presentata nel corso dell’audizione del 6 novembre presso le Commissioni Bilancio congiunte di Camera e Senato, punta l’attenzione su un aspetto sfuggito dai radar delle prime analisi sull’impatto della definizione agevolata contenuta nel DdL di Bilancio 2026.

Si tratta del coordinamento rispetto alla riforma organica del servizio di riscossione, che tra i diversi punti prevede un lavoro di discarico progressivo, totale o parziale, del magazzino AdER.

Secondo quanto evidenziato dall’UPB non è chiaro come la rottamazione quinquies si inserisca nel quadro di riforma.

In particolare, l’attenzione è posta sul possibile “scontro” della pace fiscale in avvio dal 2026 rispetto alla previsione, contenuta nell’articolo 7 del D.Lgs. n. 110/2024, che prevede il discarico di tutto o parte del magazzino di circa 1.300 miliardi di crediti accumulati dal 2000 al 2024 entro il 2031.

Un piano strutturato per fasi e che dovrebbe partire dalle indicazioni arrivate dalla Commissione tecnica, presieduta dal Roberto Benedetti, istituita proprio con il fine di affrontare il nodo della gestione del magazzino della riscossione.

Cartelle non più riscuotibili o di nullatenenti, il piano per ridurre il magazzino AdER dal 2025 al 2031

Per comprendere al meglio le criticità evidenziate dall’UPB è bene partire dalla norma che, all’articolo 7 del decreto legislativo n. 110/2024, punta a ridurre il magazzino dei carichi dell’Agenzia delle Entrate Riscossione.

La commissione tecnica è chiamata a relazionare al Ministero dell’Economia per individuare possibili soluzioni, da attuare con successivi provvedimenti legislativi, per conseguire il discarico di tutto o parte del magazzino, entro:

  • il 31 dicembre 2025, per i carichi affidati dal 2000 al 2010;
  • il 31 dicembre 2027, per i carichi affidati dal 2011 al 2017;
  • il 31 dicembre 2031, per i carichi affidati dal 2018 al 2024.

La prima relazione è stata presentata ufficialmente il 14 ottobre in Commissione Finanze e Tesoro del Senato, e lo step iniziale proposto interessa un totale di 408 miliardi di euro, pari al 32 per cento del magazzino residuo, per il quale l’idea è di prevedere il discarico totale, in sostanza uno stralcio delle cartelle.

Si tratterebbe in particolare di 338 miliardi di crediti giuridicamente non più esigibili relativi a tutto il periodo 2000-2024, come quelli relativi a contribuenti deceduti, società cancellate dal registro delle imprese o di crediti relativi a soggetti con procedure concorsuale chiusa o crediti prescritti.

In aggiunta, la Commissione ha proposto il discarico di 70 miliardi di crediti, relativi al periodo 2000-2010, con remote prospettive di riscossione in quanto valutati come inesigibili o perché riferiti a contribuenti nullatenenti.

Un totale di 27 milioni di cartelle, relative a 9 milioni di contribuenti, che però rientrano anche tra quelli potenzialmente ammessi alla rottamazione quinquies.

La definizione agevolata prevista dalla Manovra 2026 abbraccia lo stesso periodo temporale (2000-2023, lasciando fuori solo il 2024), ma non appare coordinata con il lavoro in corso per il discarico di tutto o parte del magazzino. L’effetto? Non fornisce “i necessari incentivi all’adesione”, stando a quanto evidenziato dall’UPB.

Rottamazione e stralcio cartelle, un incrocio pericoloso fino al 2031

L’impatto non è però solo nell’immediato, ma anche sul futuro.

Pur evidenziando che quelle presentate dalla Commissione tecnica sono solo proposte, e quindi non applicabili in via immediata in assenza di specifici interventi legislativi, è evidente che l’incrocio con i tempi della rottamazione quinquies rischia di creare un cortocircuito.

Un effetto collaterale che si ripercuoterà per buona parte della durata della definizione agevolata, che per via della struttura in 54 rate bimestrali spalmate su nove anni, arriverà a compimento solo nel 2035.

Entro il 31 dicembre 2027 è attesa la seconda relazione della Commissione, con le proposte per il discarico totale e parziale del magazzino relativo ai carichi affidati dal 2011 al 2017. Entro la fine del 2031 la Commissione dovrà presentare la terza ed ultima relazione al MEF, per individuare soluzioni per il discarico dei crediti più recenti, quelli dal 2018 al 2024.

In tutti i casi quindi, le proposte potrebbero interessare anche le cartelle per le quali il piano di versamenti della pace fiscale 2026 è ormai in stato avanzato, con il potenziale effetto di inibire la prosecuzione dei pagamenti. Un tema che sembra però sfuggito dall’attenzione del Governo.

Ufficio Parlamentare di Bilancio - audizione sul DdL di Bilancio 2026
Testo integrale della relazione dell’UPB sul Disegno di Legge di Bilancio 2026

Questo sito contribuisce all'audience di Logo Evolution adv Network