La rottamazione quinquies è una delle misure più attese della Legge di Bilancio 2026, ma conviene davvero? L'attuale struttura presenta alcune criticità, e anche la rateazione lunga in 120 rate rischia di trasformarsi in un boomerang

La rottamazione quinquies resta una delle novità più attese della Legge di Bilancio 2026 e nel pieno dei lavori per definire la struttura della nuova pace fiscale, è utile soffermarsi su alcuni punti chiave della proposta in campo.
Se da un lato i lavori per la messa a terra della nuova rottamazione sono in corso, e non mancano criticità sia sul fronte tecnico che politico, dall’altro è chiaro che la definizione agevolata attesa in Manovra sarà modellata sulla base della proposta di legge sulla rateizzazione lunga delle cartelle esattoriali in discussione in Senato.
Il disegno di legge n. 1375 attualmente al vaglio della Commissione Finanze e Tesoro prevede una rateizzazione lunga, con 120 rate spalmate su 10 anni, delle cartelle relative al periodo dal 2000 al 2023. Nessuna maxi rata iniziale e decadenza solo dopo 8 rate non pagate: questi alcuni degli ulteriori aspetti che differenziano la nuova proposta dalle precedenti definizioni agevolate.
La rottamazione quinquies quindi conviene? Se ad un primo sguardo la risposta è evidentemente affermativa, è bene soffermarsi sugli aspetti critici relativi al piano di versamento mensile, confrontato alle regole relative alla rottamazione quater tutt’ora in corso.
Rottamazione quinquies, rate più basse ma scadenze continue: conviene o no? I nodi da sciogliere
La maxi dilazione del debito in 120 rate, e quindi in 10 anni, è uno degli aspetti caratterizzanti della proposta di rottamazione quinquies delle cartelle esattoriali. L’obiettivo è permettere a chi sceglierà di aderirvi di mettere in ordine i propri conti contando su un piano di rientro agevole e per importi ridotti.
La pace fiscale proposta dalla Lega, e al vaglio del Ministero dell’Economia in vista dell’avvio dei lavori relativi alla Manovra 2026, elimina inoltre le maxi rate iniziali che negli ultimi anni hanno caratterizzato le varie rottamazioni, prevedendo al contrario importi fissi per l’intero piano di versamenti.
Sulla rateizzazione lunga, fino a 120 rate, la reale convenienza è però da valutare con cura. Ai contribuenti verrebbe richiesto di pagare una rata al mese.
Rottamazione quinquies e quater a confronto: rateazione mensile VS quattro appuntamenti annui
La rottamazione quinquies assume la forma di un adempimento periodico di durata decennale. Nella proposta di legge in discussione, chi sceglie di aderirvi dovrà annotare in calendario un appuntamento al mese, e quindi 12 rate complessive annue, fino a chiusura del piano di versamento accordato.
La rottamazione quater partita nel 2022 e tutt’ora in corso prevede invece un totale di 18 rate, spalmate in 5 anni, due delle quali (pari in totale al 20 per cento) dovevano essere versate il 31 ottobre e il 30 novembre 2023, mentre per le restanti è previsto un piano di quattro scadenze annue (fino al 2027), fissate al 28 febbraio, 31 maggio, 31 luglio e 30 novembre.
Dal punto di vista del valore complessivo del conto dovuto nell’anno, nei fatti la rottamazione quinquies potrebbe discostarsi poco dall’edizione quater della definizione agevolata. Aumenta il numero massimo di rate concedibili, ma di contro bisogna far fronte a scadenze che si susseguono in maniera frenetica.
La nota positiva dello stop alla decadenza dopo una rata non pagata
A caratterizzare la proposta di rottamazione quinquies non è solo la rateazione in 120 rate complessive, ma anche la limatura delle regole relative alla decadenza.
Le regole ad oggi in campo relativamente all’edizione quater prevedono che chi non paga una sola rata entro i termini previsti, e superato l’extra time dei cinque giorni di tolleranza, decade dal piano agevolato di rientro.
La proposta di rottamazione quinquies porta a otto il numero di rate non pagate (anche non consecutive) che porta alla decadenza. Una regola che, a ben vedere, è cucita sulla base dell’estensione del periodo massimo di dilazione del debito e risponde alla necessità di ridurre i rischi legati alle scadenze mensili da monitorare.
Dalle rate alla decadenza, rottamazione quinquies con modifiche in Legge di Bilancio 2026
Se l’esame di quanto ad oggi messo nero su bianco aiuta a definire meglio pro e contro della proposta di rottamazione quinquies, è bene evidenziare che di certo ad oggi non vi è nulla.
Se da un lato lo stesso Ministro Giorgetti ha palesato la volontà di inserire una nuova pace fiscale in Legge di Bilancio 2026, dall’altro si dovrà limare il progetto originario per questioni di budget.
I correttivi attesi riguardano anche il piano di rateazione: dalle 120 rate in 10 anni si potrebbe passare ad un piano massimo di 72 rate, e quindi 6 anni, oppure guardando alle proposte emendative presentate in Commissione Finanze del Senato dai partiti di opposizione tornare alla struttura elle 18 rate della rottamazione quater.
Da definire meglio anche le regole relative alla decadenza, per evitare che la pace fiscale sia usata come via per ritardare la riscossione ordinaria, più che come effettivo strumento per rimettersi in regola.
Al MEF spetterà il compito di sciogliere i nodi. È chiaro che la forma della rottamazione quinquies diverrà più chiara solo a ridosso dell’ok definitivo alla Manovra 2026 atteso entro la fine dell’anno.
Articolo originale pubblicato su Informazione Fiscale qui: Rottamazione quinquies, conviene davvero? I nodi da sciogliere della nuova pace fiscale