Adesioni al concordato 2025/2026, poche le partite IVA che hanno detto sì al patto fiscale

Anna Maria D’Andrea - Dichiarazione dei redditi

Concordato preventivo biennale 2025/2026 per poche partite IVA. Secondo i dati raccolti nel sondaggio realizzato da Informazione Fiscale, solo il 15 per cento dei partecipanti ha accettato il piano proposto dall'Agenzia delle Entrate

Adesioni al concordato 2025/2026, poche le partite IVA che hanno detto sì al patto fiscale

Concordato preventivo biennale, poche le adesioni al patto con il Fisco per le annualità 2025 e 2026.

Superata la scadenza del 30 settembre, è tempo di tirare le somme sulla seconda stagione del concordato, che non ha brillato dal punto di vista comunicativo ma anche per quanto riguarda l’interesse generale da parte delle partite IVA coinvolte.

Sulla base dei dati raccolti nel sondaggio realizzato da Informazione Fiscale, solo il 15 per cento ha scelto di dire sì alla proposta dell’Agenzia delle Entrate. Numeri, tra l’altro, nettamente più alti rispetto a quelli che trapelano da più fonti sulle effettive adesioni.

Adesioni al concordato 2025/2026, i dati del sondaggio: sì per il 15 per cento di partite IVA

Per conoscere i dati ufficiali delle adesioni al concordato preventivo biennale 2025/2026 bisognerà attendere, ma è evidente che i numeri saranno di più risicati rispetto a quelli dello scorso anno.

Se sulla base delle informazioni fornite da Sogei, alla prima edizione del patto fiscale hanno aderito un totale di 584.000 partite IVA. Si tratta nello specifico di 460.000 soggetti ISA (il 17 per ceno del totale) e di 124.000 forfettari (7 per cento).

Il bacino dei contribuenti interessati dallo strumento, per questioni di convenienza rispetto alle proprie prospettive di crescita o per valutazioni circa i benefici concessi, si è quindi già in parte “esaurito” lo scorso anno e la tornata di adesioni per il biennio 2025/2026 è già partita quindi ridimensionata.

Sulla base dei dati raccolti con il sondaggio realizzato da Informazione Fiscale, a prevalere è stata la scelta di non aderire al patto fiscale: l’85 per cento dei partecipanti ha dichiarato di non essere interessato alla proposta dell’Agenzia delle Entrate, mentre il restante 15 per cento ha optato per l’adesione.

La prevalenza dei no è confermata anche dai dati raccolti nel sondaggio condotto in parallelo tramite la nostra pagina LinkedIn: il 93 per cento dei partecipanti ha dichiarato di non essere intenzionato all’adesione, contro un 7 per cento di sì.

Attesa sui dati ufficiali del CPB 2025/2026

Per conoscere l’impatto effettivo della seconda stagione di accordi tra contribuenti e partite IVA bisognerà attendere. Quel che è evidente è che non vi saranno sorprese rispetto a quanto già più volte evidenziato.

Il concordato preventivo biennale 2025/2026 non ha brillato dal punto di vista della campagna comunicativa istituzionale ed è stato promosso dall’Agenzia delle Entrate solo a due settimane dalla scadenza, con l’ormai noto strumento del tachimetro fiscale.

È in ogni caso evidente che conoscere il dato sulle adesioni è centrale anche per valutare l’impatto, in termini di apprezzamento ma anche e soprattutto di gettito, di una delle novità più importanti adottate ad oggi nell’ambito della riforma fiscale. I numeri raccolti nel nostro sondaggio potrebbero rivelarsi ben superiori rispetto al reale numero di adesioni.

Il quotidiano Italia Oggi parla di un totale di 40.000 adesioni, stando ai dati a propria disposizione, pari quindi a circa il 2 per cento di partite IVA destinatarie. Percentuale che è invece pari al 10 per cento secondo le informazioni pubblicate dal Sole24Ore.

Si tratta quindi di numeri ben diversi e sui quali non vi sono ad oggi conferme (o smentite) ufficiali. Si resta quindi in attesa di un dato consolidato nelle prossime settimane, per poter davvero tirare le somme sulla seconda stagione, ormai chiusa, del patto fiscale biennale.

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