Si va verso stipendi più trasparenti: entro giugno 2026 l'Italia dovrà adottare le novità approvate dall'UE per accorciare le distanze tra le buste paga degli uomini e quelle delle donne

Considerando tutti i paesi europei, tra gli stipendi degli uomini e quelli delle donne c’è una differenza media di 12 punti percentuali. Ed è per questo che serve maggiore trasparenza: dai meccanismi di selezione alle regole per determinare le buste paga.
“Ogni riduzione dell’1 per cento nel divario retributivo di genere comporterebbe un aumento del PIL dello 0,1 per cento”, si legge sul portale del Parlamento Europeo. Dall’esigenza di pareggiare i conti nasce la direttiva UE 2023/970 sulla parità retributiva che porterà importanti novità in Italia e in tutto il continente a partire da giugno 2026.
Gli Stati membri devono mettere a punto le regole sulla trasparenza delle retribuzioni adottate ad aprile 2023 in ambito europeo, imponendo ai datori di lavoro di mettere a disposizione di lavoratori, lavoratrici e istituzioni tutti i dati utili a far emergere eventuali discriminazioni.
Verso stipendi più trasparenti: le novità da adottare entro giugno 2026
Insospettabilmente l’Italia fa eccezione se si guardano le retribuzioni orarie di uomini e donne. Nell’ultima analisi Eurostat disponibile è tra gli Stati che registra i risultati migliori con una differenza di 2,2 punti percentuali.
Il dato, però, non deve ingannare: il (quasi) record positivo riguarda la singola ora.
Ma nel complesso le buste paga delle donne restano più basse: secondo i dati INPS pubblicati a inizio 2025, gli stipendi sono inferiori di oltre 20 punti percentuali rispetto agli uomini. Un’apparente discrepanza che conferma una caratteristica tutta italiana: le donne guadagnano meno perché partecipano di meno al mercato del lavoro a causa dei part time, dei rallentamenti e delle battute d’arresto legate anche alla maternità.
In questo contesto di parità retributiva apparentemente quasi raggiunta dovranno essere recepite le regole sulla trasparenza degli stipendi anche in Italia e che permetteranno sia agli uomini che alle donne di avere un quadro più chiaro delle politiche retributive dei datori di lavoro.
Entro giugno 2026 l’Italia dovrà inserire nel quadro normativo il suo pacchetto di novità finalizzate a recepire la direttiva UE.
Gli obblighi riguarderanno i datori di lavoro del settore pubblico e privato. Dalla fase di selezione ai criteri di progressione economica, lavoratori e lavoratrici dovranno poter avere un quadro chiaro sugli stipendi.
Stipendi e parità di genere: le novità per arrivare a buste paga più trasparenti
In particolare le aziende dovranno rendono facilmente accessibili le seguenti informazioni:
- i criteri utilizzati per determinare la retribuzione;
- i livelli retributivi;
- la progressione economica dei lavoratori.
“Tali criteri sono oggettivi e neutri sotto il profilo del genere”, impone la direttiva UE.
L’Italia, così come gli altri Stati membri, potrà decidere di prevedere degli esoneri per chi ha meno di 50 dipendenti.
Con le nuove norme, ai lavoratori e alle lavoratrici dovrà essere garantito il diritto di chiedere, anche tramite rappresentanti e organismi di parità, e ricevere per iscritto informazioni sul loro livello retributivo individuale e su quelli medi, ripartiti per sesso, delle categorie che svolgono lo stesso lavoro o un lavoro di pari valore.
La risposta dell’azienda deve essere tempestiva e comunque deve arrivare entro due mesi.
Verso stipendi più trasparenti: i nuovi obblighi per i datori di lavoro
Nel quadro di regole sulla trasparenza degli stipendi, i datori di lavoro saranno chiamati anche a fornire una serie di informazioni sull’azienda che riguardano:
- il divario retributivo di genere;
- il divario retributivo di genere nelle componenti complementari o variabili;
- il divario retributivo mediano di genere;
- il divario retributivo mediano di genere nelle componenti complementari o variabili;
- la percentuale di lavoratori di sesso femminile e di sesso maschile che ricevono componenti complementari o variabili;
- la percentuale di lavoratori di sesso femminile e di sesso maschile in ogni quartile retributivo;
- il divario retributivo di genere tra lavoratori per categorie di lavoratori ripartito in base al salario o allo stipendio normale di base e alle componenti complementari o variabili.
La prima scadenza per la comunicazione dovrà essere fissata entro il 7 giugno 2027: la tabella di marcia da rispettare cambia in base alla dimensione dell’azienda e alle organizzazioni con meno di 250 dipendenti dovrà essere fornita assistenza tecnica e formazione.
Dimensione dell’azienda | Prima scadenza | Periodicità |
---|---|---|
Tra i 100 e i 149 dipendenti | 7 giugno 2031 | 3 anni |
Tra i 150 e i 249 dipendenti | 7 giugno 2027 | 3 anni |
Almeno 250 dipendenti | 7 giugno 2027 | 1 anno |
Stipendi e parità di genere: nuovi obblighi e sanzioni per i datori di lavoro da giugno 2026
Il nuovo sistema di trasparenza sugli stipendi non dovrà limitarsi a fotografare eventuali disparità ma dovrà prevedere anche delle soluzioni.
Se dalla comunicazione emerge un divario retributivo superiore al 5 per cento non giustificabile sulla base di criteri oggettivi e neutri sotto il profilo del genere, le imprese saranno chiamate a una valutazione congiunta delle retribuzioni in collaborazione con i rappresentanti dei lavoratori e delle lavoratrici.
Chi subirà un danno da una violazione di un diritto o di un obbligo connesso al principio della parità di retribuzione dovrà poter chiedere e ottenere il pieno risarcimento o la piena riparazione. Si dovranno prevedere in ogni Stato sanzioni efficaci, proporzionate e dissuasive.
In questo senso la direttiva contiene anche una importante innovazione: non dovrà essere la persone che ha subito il danno a dimostrarlo, spetterà al datore di lavoro provare di non aver violato le norme UE in materia di parità di retribuzione e trasparenza retributiva.
Articolo originale pubblicato su Informazione Fiscale qui: Verso stipendi più trasparenti: novità sulle buste paga entro giugno 2026