Parità di genere, le nuove regole di trasparenza sugli stipendi arrivano dall’UE: cosa prevede la direttiva

Rosy D’Elia - Leggi e prassi

Le nuove regole da rispettare sulla trasparenza degli stipendi riconosciuti in busta paga a uomini e donne sono state pubblicate nella Gazzetta Ufficiale dell'Unione Europea del 17 maggio 2023. Ci sarà tempo fino a giugno 2026 per adottare le misure per favorire la parità di genere dal punto di vista della retribuzione: tutte le novità previste dalla direttiva 2023/970

Parità di genere, le nuove regole di trasparenza sugli stipendi arrivano dall'UE: cosa prevede la direttiva

Arrivano dall’UE le nuove regole di trasparenza sugli stipendi che gli Stati membri dovranno recepire entro la scadenza del 7 giugno 2026: retribuzioni in chiaro per favorire la parità di genere.

Un uomo in posizioni manageriali guadagna in media 32,43 euro l’ora mentre una donna 22,37 euro, un professionista supera i 24 euro mentre una professionista sfiora i 19 euro, o ancora: un operaio specializzato riceve in busta paga 12,79 euro, un’operaia 9,18 euro.

Su questi dati forniti dall’Unione Europea è necessario accendere i riflettori e da questi dati nasce l’approvazione della direttiva 2023/970.

Dalle cifre evidenziate emerge il peso del divario retributivo di genere ovvero quella distanza tra gli stipendi riconosciuti alle lavoratrici e ai lavoratori alle stesse condizioni.

La decisione del Consiglio europeo sulla trasparenza sulle retribuzioni arriva proprio per fare un passo avanti verso la parità di genere, anche da questo punto di vista.

Il testo è stato pubblicato nella Gazzetta Ufficiale dell’Unione Europea del 17 maggio e prevede nuove regole per i datori di lavoro facendo leva sulla trasparenza retributiva e il rafforzamento dei meccanismi di applicazione.

Parità di genere, dall’UE nuove regole per la trasparenza sugli stipendi

Sotto la lente di ingrandimento sono gli stipendi di uomini e donne per uno stesso lavoro o per un lavoro di pari valore.

Nel testo, all’articolo 19, gli elementi per la valutazione:

“Nel determinare se i lavoratori di sesso femminile e di sesso maschile svolgano lo stesso lavoro o un lavoro di pari valore, la valutazione volta a stabilire se i lavoratori si trovano in una situazione analoga non si limita alle situazioni in cui i lavoratori di sesso femminile e di sesso maschile lavorano per lo stesso datore di lavoro, ma è estesa alla fonte unica che stabilisce le condizioni retributive. Per fonte unica si intende quella che stabilisce gli elementi di retribuzione pertinenti per il confronto tra lavoratori”.

Le nuove regole sugli stipendi in busta paga previste per favorire la parità di genere dal punto di vista retributivo dovranno essere adottate dagli Stati membri entro l’estate del 2026 e riguardano tutti i datori di lavoro, sia del settore privato che pubblico, e tutte le forme contrattuali, a partire da prima dell’assunzione.

In Europa c’è un divario medio di genere che riguarda la retribuzione oraria pari al 12,7 per cento che, nel caso di posizioni manageriali raggiunge un picco del 45 per cento.

La situazione Italia è ben più felice: il divario retributivo è pari al 5 per cento ma c’è comunque poco da gioire perché se ci si sposta su un orizzonte temporale più ampio la distanza aumenta in maniera esponenziale.

In base agli ultimi dati disponibili (2018), sul salario annuale medio percepito da uomini e donne la differenza è del 43,7 per cento contro una media europea del 39,6 per cento. È il segno di una minore partecipazione femminile al mercato del lavoro.

Parità di genere, nuove regole sugli stipendi in busta paga di uomini e donne: cosa prevede la direttiva UE

Prima, durante e dopo il rapporto di lavoro deve essere garantita a tutti e a tutte una trasparenza sulle somme riconosciute in busta paga e un pari trattamento dal punto di vista della retribuzione da intendersi come “il salario o lo stipendio normale di base o minimo e tutti gli altri vantaggi pagati direttamente o indirettamente, in contanti o in natura, dal datore di lavoro al lavoratore (componenti complementari o variabili) a motivo dell’impiego di quest’ultimo”.

La direttiva UE 2023/970 regola, tra gli altri, i seguenti aspetti:

  • trasparenza retributiva prima dell’assunzione;
  • trasparenza della determinazione delle retribuzioni e dei criteri per la progressione economica;
  • diritto di informazione e accessibilità dei dati sul livello retributivo individuale e sui livelli retributivi medi, ripartiti per sesso, delle categorie di lavoratori che svolgono lo stesso lavoro o un lavoro di pari valore;
  • comunicazioni periodiche, con cadenza variabile in base alla dimensione aziendale, di informazioni sul divario retributivo tra lavoratori di sesso femminile e di sesso maschile;
  • valutazione congiunta delle retribuzioni con il coinvolgimento dei rappresentanti di lavoratrici e lavoratori in caso di immotivata differenza degli stipendi riconosciuti in busta paga a uomini e donne superiore al 5 per cento;
  • tutela dei diritti, anche quando il rapporto di lavoro è ormai terminato;
  • diritto al risarcimento: “gli Stati membri provvedono affinché qualsiasi lavoratore che abbia subito un danno a seguito di una violazione di un diritto o di un obbligo connesso al principio della parità di retribuzione abbia il diritto di chiedere e ottenere il pieno risarcimento o la piena riparazione, come stabilito dallo Stato membro, per tale danno”;
  • inversione dell’onere della prova: spetta al datore di lavoro provare l’insussistenza della discriminazione retributiva diretta o indiretta segnalata e documentata da lavoratrici e lavoratori;
  • sanzioni che devono essere “efficaci, proporzionate e dissuasive”.

Gli Stati membri sono chiamati a recepire nel loro ordinamento le nuove regole sulla trasparenza degli stipendi riconosciuti in busta paga a uomini e donne entro la scadenza del 7 giugno 2026 rendendo concretamente applicabili le direzioni indicate dall’UE al termine di un lavoro lungo quattro anni.

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