Non convince la pace fiscale. E per i lettori e le lettrici serve un ponte tra rottamazione quater e quinquies per non escludere chi è in regola con i pagamenti
Oltre a non piacere alla Banca d’Italia, alla Corte dei Conti e all’Ufficio Parlamentare di Bilancio, la pace fiscale non convince neanche lettrici e lettori che pure nei sondaggi sul tema hanno sempre sostenuto la necessità di una nuova definizione agevolata.
D’altronde dal numero di rate alle regole della decadenza, i vantaggi previsti nell’impianto iniziale della rottamazione quinquies sono stati di gran lunga ridimensionati nel testo del Disegno di Legge di Bilancio 2026. E manca, secondo diverse segnalazioni arrivate in redazione, un ponte con la quater.
I giochi, però, non sono ancora finiti. Nella Manovra 2026, che deve essere discussa e approvata in Parlamento, tutto può ancora cambiare.
La pace fiscale non piace: rottamazione quinquies sotto le aspettative
Il testo attualmente al vaglio del Senato all’articolo 23 definisce le regole della nuova definizione agevolata delle cartelle fino al 2023 che presenta, rispetto al passato, una serie di innovazioni:
- è riservata a chi ha presentato la dichiarazione dei redditi;
- si estende per un periodo di 9 anni: i pagamenti si articolano su 54 rate bimestrali;
- non prevede termini di tolleranza per i versamenti, ma esclude dai benefici dopo due scadenze non rispettate.
La norma parte dalla proposta di Legge presentata dalla Lega e arriva a quella che il Ministro dell’Economia e delle Finanze Giancarlo Giorgetti aveva definito, durante i lavori di scrittura, una pace fiscale riservata solo ai meritevoli.
Il risultato, però, non convince: il 60 per cento dei lettori e delle lettrici che hanno partecipato al sondaggio sul tema, infatti, bocciano l’impianto di regole alla base della rottamazione quinquies, percentuale che sale al 76 per cento tra coloro che hanno espresso la loro opinione (un numero più ristretto) tramite Linkedin.
Per arrivare alla pace fiscale serve un ponte tra la rottamazione quater e quinquies
Uno degli aspetti che non convince molti partecipanti riguarda il rapporto con la rottamazione quater.
Chi è in regola con i pagamenti della definizione agevolata delle cartelle prevista con la Legge di Bilancio 2023 non può accedere alla nuova pace fiscale in arrivo. L’accesso è consentito soltanto ai contribuenti che, già alla data del 30 settembre, erano fuoriusciti dalla rottamazione a causa di un mancato pagamento.
Coloro che hanno rispettato le scadenze in calendario dovranno continuare a farlo e non potranno applicare al debito la rateizzazione più lunga prevista dalla Manovra 2026: una esclusione “a danno di chi cerca di pagare il proprio debito”, commenta un lettore.
Pace fiscale anche da parte di Corte dei Conti, Banca d’Italia e UPB
E, nonostante le ragioni siano quasi opposte, anche i rappresentanti di Banca d’Italia, Corte dei conti e Ufficio Parlamentare di bilancio, che si sono espressi sulla Manovra 2026 durante le audizioni di giovedì 6 novembre, si esprimono in maniera critica sulla nuova rottamazione.
Il tentativo di costruire nuove strade per far in modo che i cittadini e le cittadine possano mettersi in regola con il Fisco non è una novità. Negli ultimi 10 anni Governi di tutti i colori politici hanno fatto il loro tentativo e i risultati, in termini di pace per i contribuenti e di recupero delle somme per lo Stato, non sono stati mai soddisfacenti.
Relazione UPB su Manovra 2026
La Banca d’Italia parla di un “accidentato percorso normativo”, caratterizzato da frequenti “riaperture dei termini, estensioni successive, riammissione di adesioni già decadute per mancati versamenti, modifiche di condizioni di adesione e dilazione”. E l’Ufficio Parlamentare di Bilancio così come la Corte dei Conti si preoccupano anche degli effetti indiretti che le continue sanatorie possono avere.
“Vi è il rischio che l’introduzione reiterata di forme di definizione agevolata, che in alcuni casi costituiscono vere e proprie forme di condono, possa comportare in prospettiva anche una riduzione della riscossione ordinaria”, sottolinea la prima relazione.
Mentre la seconda ribadisce criticità più volte sottolineate: in particolare, “la possibilità che la misura possa ridurre la compliance fiscale, il rischio che l’Erario possa diventare un “finanziatore” dei contribuenti morosi, incentivando l’omesso versamento come forma di liquidità, l’incertezza sugli effetti sui saldi di finanza pubblica, potenzialmente negativi, soprattutto se le adesioni dovessero superare le stime iniziali”.
La pace fiscale inserita nella Manovra sembra mettere d’accordo, almeno per ora, più che altro le forze di maggioranza, con un costo di 1,5 miliardi di euro per le casse dello Stato.
Articolo originale pubblicato su Informazione Fiscale qui: La pace fiscale non piace: serve un ponte tra rottamazione quater e quinquies