La mini proroga dei versamenti non basta

La mini proroga dei versamenti al 20 luglio non basta. Spostare ancora in avanti la data per i pagamenti delle imposte è una necessità per aziende e professionisti: un'analisi della situazione alla luce delle richieste dei contribuenti e delle risposte da parte del Governo.

La mini proroga dei versamenti non basta

Qualcosa si muove, l’annunciata proroga al 20 luglio dei versamenti attenua la morsa dell’ingorgo fiscale del 30 giugno creato con i provvedimenti di questi mesi di emergenza Covid 19.

In attesa che gli emendamenti al decreto rilancio, o il cosiddetto decreto ter anticipato dal ministro dell’Economia e delle Finanze Roberto Gualtieri per metà luglio, concedano ulteriore tempo, c’è da sottolineare che questo intervento non basta.

Certo, la pandemia ha avuto riflessi pesanti sull’economia del paese, sul funzionamento delle istituzioni, sulla attività delle imprese ma non di meno anche sulla attività degli studi professionali che, di fatto, fungono da connessione tra contribuente e fisco.

La mini proroga dei versamenti non basta

Gli intermediari fiscali tutti, Caf, Consulenti del lavoro, Commercialisti e Tributaristi, pur nella obiettiva difficoltà del periodo sono stati sempre impegnati, ora sul fronte dell’attività ordinaria conseguente alla ripartenza dettata dalla Fase 2, ma già fin da marzo con l’importante impegno a supporto della attività di Governo nel fornire il necessario aiuto ai contribuenti.

Un ruolo che si è rivelato indispensabile per per informare i cittadini e spiegare loro i diversi provvedimenti succedutisi in questi mesi tra dpcm e decreti legge vari a sostegno di famiglie ed imprese, dai bonus baby sitter ai bonus 600 euro al Reddito di emergenza, fino ai prestiti garantiti dallo stato e ai contributi a fondo perduto.

Un supporto non di poco conto, del quale però non sembra si voglia tener conto quando si chiede di essere ascoltati per contribuire fattivamente ad accelerare la ripartenza del sistema Italia.

In effetti all’esito di alcuni dei provvedimenti sopra citati si è creato, il 30 giugno prossimo, un ingorgo tributario per molti colleghi e contribuenti difficile da affrontare, sia nel rispettare le scadenze dichiarative che dei versamenti dovuti e la ormai consolidata incertezza, già più volte vissuta in casi analoghi, su una eventuale proroga non aiuta il sereno esercizio delle proprie attività.

Un dato di fatto che è sotto gli occhi di tutti, anche tenendo conto del recente comunicato del MEF, è che è stata annunciata una prima proroga parziale al 20 luglio per i contribuenti soggetti ISA e per coloro che operano nel regime forfettario, proroga concessa dallo stesso Ministero che, stando a quanto diffuso dai media fino al giorno prima, aveva negato il suo assenso ad una ipotesi del genere anche in Commissione Finanze alla Camera.

La necessità di una proroga più ampia

Già da tempo era stata da più parti sollevata la questione, ed ora di nuovo pur prendendo atto di questo mini slittamento, gli addetti ai lavori stanno facendo sentire la loro voce.

Appelli rivolti a Governo ed Istituzioni che, sperando di essere smentito da prossimi accadimenti, sembrano non sortire effetto: d’altra parte, non c’è peggior sordo di chi non vuol sentire.

Se chi è al timone del nostro Paese non comprende questa difficoltà del dover operare sotto pressione e nell’incertezza, non c’è tavolo di concertazione tra Governo Imprese e Professionisti che tenga.

E alla luce di questo autonomamente noi professionisti della materia tributaria saremmo costretti ad applicare di fatto e sin da subito una più ampia proroga in ordine a diversi adempimenti tributari: si pensi alle Lipe, agli esterometri ed alla dichiarazione IVA. O ancora alla comunicazione telematica dei corrispettivi, per non parlare, ovviamente, della necessità di rinviare ulteriormente la scadenza per i versamenti delle imposte sui redditi.

Sarà a questo punto la Politica a dover dimostrare la propria lungimiranza, ratificando la decisione sopra illustrata con un proprio provvedimento.

Ed in questo senso devono essere accolte positivamente le recenti dichiarazioni di alcuni importanti esponenti della maggioranza parlamentare, che hanno apertamente dichiarato di porsi come obiettivo quello di una proroga delle imposte al 30 settembre.

Spiegano anche, purtroppo, che tale proroga potrebbe paradossalmente arrivare anche a ridosso del 20 luglio per effetto dell’intricato iter parlamentare di conversione del Decreto Rilancio.

Tra gli esponenti più attivi a questo proposito spiccano i deputati Currò (M5S) e Bignami (FdI).

Sarebbe il minimo necessario, peraltro a costo zero per l’Erario, se non per qualche decina di migliaia di euro di interessi, affinché si possa insieme procedere nell’espletamento degli adempimenti in una forma corretta e nei tempi giusti, considerando il periodo che stiamo vivendo, ristabilendo così un proficuo rapporto tra Erario e le categorie professionali che, ripeto, sono essenziali per garantire i flussi dei dati a cui attingere per garantire il corretto funzionamento della macchina del sistema erariale.

Un ulteriore gesto distensivo potrebbe essere la rinuncia da parte del Governo ad usufruire della ormai scontata proroga al 30 giugno 2023 da parte del Consiglio Europeo per lo strumento dello split payment, altra questione particolarmente spinosa.

Questo meccanismo nato per contrastare le frodi IVA doveva essere superato dall’introduzione della fatturazione elettronica generalizzata e sta drenando importanti volumi di liquidità al sistema economico del nostro paese, ma di questo ne parleremo ancora nei prossimi giorni.

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