Dal 2020 partono le nuove assunzioni nei comuni

Stefano Paterna - Pubblica Amministrazione

Saranno possibili fino a 40.000 nuove assunzioni negli enti locali grazie all'intesa raggiunta l'11 dicembre in sede di Conferenza Stato-Città che permette ai comuni cosiddetti “virtuosi” di superare il semplice turn over del personale.

Dal 2020 partono le nuove assunzioni nei comuni

Finalmente possibili fino a 40.000 nuove assunzioni nei comuni a partire dall’inizio del 2020.

L’intesa raggiunta l’11 dicembre dalla Conferenza Stato-Città-Autonomie locali, presieduta dal ministro dell’Interno Luciana Lamorgese, rende praticabile il superamento del turn over del personale anche per gli enti locali, inclusi i più piccoli.

L’’ccordo istituzionale che attua l’articolo 33 del decreto legge 34/2019, cosiddetto decreto Crescita, prevede che i nuovi ingressi siano consentiti ai comuni che abbiano dei valori soglia ritenuti ottimali nel rapporto tra entrate e spesa destinata al personale.

Questi parametri varieranno nel corso del periodo che va dal prossimo anno al 2025 nel seguente modo: 19% nel 2020, 24% nel 2021, 26% nel 2022, 27, nel 2023, 28 nel 2024 e, infine, 31% nell’ultimo anno preso in considerazione.

Nuove assunzioni comuni 2002: finalmente lo sblocco del turn over

Grande soddisfazione per l’intesa è stata immediatamente espressa dal ministro per la Pubblica amministrazione Fabiana Dadone e dal presidente dell’Anci Antonio Decaro.

“Finalmente possiamo reclutare più nuovi dipendenti di quanti vanno in pensione - ha dichiarato Decaro - recuperando almeno parte della forza lavoro persa negli anni di stop al turn over. Come abbiamo detto molte volte, non si tratta di questioni di interesse dei sindaci: poter contare su risorse certe e su personale che materialmente realizzi l’azione delle amministrazioni comunali, significa dare servizi e risposte ai cittadini. Significa, alla fine, garantire il diritto alla felicità delle nostre comunità”.

Il numero 1 dell’Associazione nazionale dei comuni italiani ha peraltro quantificato in 40.000 i nuovi dipendenti in entrata, in aggiunta a quelli che sostituiscono il personale che andrà in pensione, ma ha anche ricordato che per effetto della “spending review”, dal 2010 le amministrazioni locali hanno perso ben 80.000 unità.

Dal canto suo il ministro Dadone ha aggiunto:

“A valle dell’approvazione della legge di Bilancio, contenente la nostra nuova formulazione dell’articolo 33 che istituisce una seconda soglia in favore delle città fino a 5mila abitanti aggregate in Unioni di comuni, potremo dare rapidamente seguito al decreto attuativo e permetteremo ai sindaci non soltanto di coprire i buchi di organico, ma di rilanciare davvero la loro azione amministrativa”.

Recuperati i 560 milioni del 2014

Ma non è l’unica buona notizia per i sindaci: infatti, la Conferenza ha sancito anche il recupero progressivo nel corso degli anni che vanno dal 2020 al 2024 dei 560 milioni di euro tagliati ai comuni nel 2014.

L’obiettivo si raggiungerà tramite il riparto del Fondo di solidarietà comunale 2020.

“Recuperiamo - ha aggiunto in proposito Decaro - le risorse che avevamo perso con il taglio imposto nel 2014 che tornano fin dal 2020 nella misura di cento milioni, che diventano 200 nel 2021, 300 nel 2022, 330 nel 2023 e 560 nel 2024 e per questo voglio ringraziare davvero per la tenacia tutti i sindaci, al mio fianco a più riprese in questa battaglia di giustizia, e per l’impegno i viceministri del Mef, Laura Castelli e Antonio Misiani”.

Ora è comprensibile che il presidente dell’Anci voglia festeggiare per i risultati ottenuti.

Tuttavia non sfuggirà a un’analisi appena più attenta che i comuni italiani recupereranno con questa intesa i 560 milioni che avevano a disposizioni 5 anni fa solo nel 2024, ovvero avranno a disposizione un valore solo nominalmente pari a quello di cui disponevano ben dieci anni dopo.

Insomma, meglio di niente, ma di certo non un risultato storico.

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