Verso la Legge di Bilancio 2026: le possibili novità sugli stipendi

Rosy D’Elia - Imposte

Si va verso la Legge di Bilancio 2026: dai fringe benefit agli straordinari, sono diverse le novità allo studio per rendere più leggero il peso del Fisco sugli stipendi

Verso la Legge di Bilancio 2026: le possibili novità sugli stipendi

Sono ore decisive per la Legge di Bilancio 2026: entro metà mese è necessario arrivare a una prima impostazione delle novità che comporranno la prossima Manovra. Il Consiglio dei Ministri per l’approvazione del Documento Programmatico è previsto per martedì 14 ottobre.

Oltre al capitolo centrale del taglio IRPEF per il ceto medio, si punta a rendere più leggero il peso del Fisco sugli stipendi tra conferme e innovazioni che riguardano la tassazione di bonus e straordinari.

Legge di Bilancio 2026: il pacchetto di novità sugli stipendi tra le priorità

Nel quadro tracciato dal Documento Programmatico di Finanza Pubblica i conti pubblici migliorano, ma il margine della prossima Manovra si fa stretto.

A disposizione per la prossima Legge di Bilancio solo 16 miliardi, di cui oltre 2,5 già ipotecati per il taglio IRPEF per il ceto medio che rappresenta una necessità più che una scelta per il Governo.

D’altronde nella strada stretta della prossima programmazione di Bilancio la lista delle priorità è data proprio dalle necessità più stringenti. Tra queste senza dubbio ci sono, ancora una volta, gli interventi sugli stipendi che non riescono a tenere il passo con il costo della vita.

Lo scorso anno, ha ricordato il Ministro dell’Economia e delle Finanze Giancarlo Giorgetti durante l’audizione dell’8 ottobre, per preservare il potere d’acquisto di lavoratrici e lavoratori è stato confermato in via strutturale il taglio del cuneo fiscale che ha comportato una spesa di circa 14 miliardi.

Ma, complice anche il gli effetti del fiscal drag che determina un aumento automatico delle imposte nei periodi di inflazione prolungata, il lavoro può dirsi tutt’altro che concluso.

“Le retribuzioni contrattuali in termini reali a giugno 2025 restano comunque al di sotto di circa il 9 per cento ai livelli di gennaio 2021, ha sottolineato Stefano Menghinello, Direttore del Dipartimento per le statistiche economiche, ambientali e conti nazionali durante le audizioni sul DPFP 2025.

Sono dati che hanno un effetto a catena: “La crescita della spesa per consumi finali, pari allo +0,5 per cento, è risultata più contenuta di quella del reddito disponibile lordo, con un aumento della propensione al risparmio di 0,3 punti percentuali, salita al 9,5 per cento”.

È questo il contesto che impone nella lista di priorità della prossima Legge di Bilancio anche un pacchetto stipendi.

Legge di Bilancio 2026: dai bonus dipendenti agli straordinari, le possibili novità sugli stipendi

La prospettiva sembra essere quella di proseguire sulla strada degli scorsi anni e di dare concretezza ai buoni propositi della riforma fiscale.

Lo scorso anno la Manovra ha introdotto per il triennio 2025-2027 la soglia di esenzione dei bonus dipendenti a 1.000 euro, 2.000 euro per chi ha figli o figlie, e la detassazione dei premi di produttività con aliquota al 5 per cento.

Per quanto riguarda i fringe benefit, il limite per l’esclusione dal reddito delle somme erogate dal datore di lavoro è fissato a regime a 258,23 euro, ma negli ultimi anni è stata via via incrementata. Secondo l’ipotesi in circolazione, il limite potrebbe arrivare a 3.000 e 4.000 euro.

Anche sui premi di produttività potrebbero arrivare delle novità: la tassazione del 5 per cento, a regime prevista al 10 per cento, oggi si applica fino a 3.000 euro. E dal prossimo anno l’asticella potrebbe arrivare a 4.000 euro.

Con un meccanismo analogo, si punta a prevedere una detassazione le lavoro straordinario, festivo e notturno: un obiettivo che in parte la legge delega per la riforma fiscale ha messo nero su bianco già nel 2023. Traguardo previsto anche per le tredicesime e riportato in luce la scorsa estate anche dal vicepremier Antonio Tajani.

Allo stesso modo tra le ipotesi al vaglio c’è la riduzione dell’IRPEF al 10 per cento per tre anni anche sugli aumenti previsti dai rinnovi contrattuali.

Alleggerire il Fisco per incrementare gli stipendi è una strada percorribile su varie corsie, ma non è a costo zero e, anche in questo caso, il Governo si troverà a fare delle scelte nelle prossime ore. Con il margine di Manovra attuale, più che mai determinante l’analisi costi-benefici.

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