IRPEF: dal desiderio delle due aliquote alla realtà del taglio che vale un caffè

Rosy D’Elia - Fisco

Il viceministro MEF Maurizio Leo traccia le prospettive dell'IRPEF tra l'utopia di un sistema a due aliquote e la realtà del taglio al ceto medio, che ha l'ambizione massima di salvaguardare anche chi ha redditi oltre i 50.000 euro

IRPEF: dal desiderio delle due aliquote alla realtà del taglio che vale un caffè

Certi amori fanno dei giri immensi e poi ritornano, canta Venditti. E lo stesso vale anche per certe idee di riforma fiscale.

Maurizio Leo, il tecnico - specifica- non il viceministro dell’Economia, torna a parlare dell’IRPEF a due aliquote come l’assetto ottimale per l’imposta del reddito sulle persone fisiche. L’occasione è l’evento Fisco e Welfare organizzato da ManagerItalia il 6 ottobre.

Ne parla il tecnico, non il politico perché attualmente suona come una prospettiva utopica. Con una Manovra che si prospetta stretta, il massimo a cui si può ambire è un taglio della seconda aliquota dal 35 al 33 per cento che garantisca benefici anche a chi supera la soglia dei 50.000 euro.

In queste settimane, infatti, il Governo si sta arrovellando per definire il perimetro del ceto medio a cui destinare il taglio, atteso da oltre un anno.

IRPEF 2026: verso un taglio anche per i redditi oltre i 50.000 euro

L’ipotesi di un sistema a due aliquote per l’IRPEF, che nel 2024 era in campo tra le possibilità future in caso di successo del concordato preventivo biennale, oggi è diventata solo una idea personale del viceministro all’Economia e alle Finanze Maurizio Leo.

D’altronde il patto tra Fisco e partite IVA ha tradito le aspettative: dalle adesioni dei contribuenti nessun tesoretto per interventi rilevanti nel percorso di appiattimento dell’imposta.

La prospettiva più rosea ad oggi è un taglio IRPEF della seconda aliquota che possa essere allargato anche a chi ha un reddito superiore a 50.000 euro.

Attualmente l’imposta sul reddito delle persone fisiche si calcola tenendo conto di tre scaglioni a cui si applicano tre diverse aliquote: 23, 35 e 43 per cento. È la formula confermata in via strutturale dalla scorsa Legge di Bilancio insieme al taglio del cuneo fiscale per un valore complessivo di circa 18 miliardi di euro.

Quest’anno, stando ai dati del [Documento Programmatico di Finanza Pubblica (DPFP) >/cos-e-cosa-contiene-documento-programmatico-di-finanza-pubblica-dpfp] che apre i lavori di costruzione della Manovra, le risorse complessive da utilizzare per tutta la Legge di Bilancio si fermano a 16 miliardi di euro.

IRPEF 2026: il risparmio massimo equivale a un caffè al giorno

E la prospettiva più certa è la riduzione della seconda aliquota dal 35 al 33 per cento con guadagni per autonomi e professionisti che arrivano a un massimo di 440 euro all’anno.

“Non è una cifra rilevantissima”, ammette Maurizio Leo nel dialogo con ManagerItalia, però è un segnale che si sta andando nella direzione di una graduale riduzione dell’imposta.

“Per chi guadagna 50.000 euro equivale a un caffè al giorno, ma chi guadagna meno non avrà neanche il diritto ad un caffè al giorno”, ha sottolineato dall’opposizione il vicepresidente del Movimento 5 stelle Mario Turco che ha proposto l’adeguamento del calcolo all’andamento dell’inflazione.

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Ma la strada è stretta e le prospettive iniziali di appiattimento importante dell’IRPEF tornano ufficialmente nel campo dei desideri.

Nel DPFP, che pure doveva dare un quadro degli interventi da inserire in Manovra, tra le pochissime anticipazioni sul futuro parla di “ricomposizione del prelievo fiscale riducendo l’incidenza del carico sui redditi da lavoro”.

È una ermetica conferma del taglio IRPEF per il ceto medio: in una stagione di spese contenute, il nuovo intervento sulle aliquote per il Governo non è una scelta, ma una necessità.

Da oltre un anno chi supera la soglia dei 28.000 euro di reddito all’anno aspetta di vedersi ridotta l’IRPEF. E da oltre un anno dall’Esecutivo arrivano rassicurazioni: lo sconto d’imposta non si può più rimandare, ma deve fare i conti con la realtà.

IRPEF 2026: allo studio la formula per garantire risparmi anche oltre i 50.000 euro

L’ipotesi di estendere il secondo scaglione IRPEF a 60.000 euro, applicando di conseguenza l’aliquota più bassa, si fa sempre più remota.

“Lo sforzo che si sta facendo riguarda coloro i quali si collocano tra chi si trova tra 28 e 50.000 euro: qui possiamo abbassare l’aliquota di due punti percentuali, ha confermato Leo ieri, 6 ottobre.

In questi giorni si sta studiando la strada per garantire un minimo guadagno anche a chi supera la soglia dei 50.000 euro, “evitando delle penalizzazioni”, ha sottolineato il viceministro.

In un primo momento, infatti, si era parlato di sterilizzare i risparmi, prevedendo un taglio delle detrazioni proprio pari al guadagno che deriva dalla riduzione della seconda aliquota, così come accaduto in passato.

Il risparmio d’imposta che deriva dall’accorpamento dei primi due scaglioni a partire dal 2024 ammonta a 260 euro: per evitare di garantire risparmi ad ampio raggio è stato previsto di pari passo un taglio delle detrazioni di pari valore per i redditi oltre i 50.000 euro.

Sull’ipotesi di un meccanismo simile anche in relazione al nuovo taglio IRPEF Leo annuncia:

“Penso che non si farà quest’anno o, se si dovesse fare, si porterà a un reddito più elevato. Si stanno facendo i conteggi, soprattutto per evitare che il ceto medio venga penalizzato da questo intervento sulle aliquote”.

Alla luce del delicato equilibrio da raggiungere con la prossima Legge di Bilancio, è chiaro che il passaggio a una IRPEF a due aliquote è diventata una utopia. Ma solo un anno e mezzo fa, anche per il Governo, sembrava una possibilità, neanche tanto remota.

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