Flat tax per tutti: quali sono i limiti della misura?

Tommaso Gavi - Fisco

Una tassazione uguale per tutti viola il principio costituzionale della progressività, secondo l'Onorevole Fenu. I mancati incassi dello Stato dovuti all'applicazione della flat tax potrebbero portare ad una riduzione delle spese sociali. L'intervento a #Flashmobweb del 27 marzo

Flat tax per tutti: quali sono i limiti della misura?

Tra i punti di arrivo della riforma fiscale, per il Governo, c’è la realizzazione di un sistema IRPEF ad aliquota unica.

La cosiddetta “flat tax per tutti” , rientra nel progetto di riordino delle deduzioni dalla base imponibile, degli scaglioni di reddito, delle aliquote di imposta, delle detrazioni dall’imposta lorda e dei crediti d’imposta.

Nel corso di #FlashMobWeb, il format economico finanziario organizzato da Video BackLight in collaborazione con Informazione Fiscale, l’onorevole Emiliano Fenu.

Il membro della 6ª Commissione Finanze e Tesoro della Camera dei Deputati, ha messo a fuoco alcuni aspetti della misura.

Dall’iniquità dell’aliquota di tassazione unica alla possibile riduzione delle spese sociali, a causa delle minori entrate per lo Stato, i punti critici dell’intervento dell’Esecutivo.

Flat tax per tutti: il mancato rispetto della progressività fiscale

La legge delega sulla riforma fiscale, il punto di partenza per la modifica dell’intero sistema tributario italiano, contiene diverse misure.

Tra queste rientrano le modifiche all’IRPEF, con una rimodulazione delle aliquote che ha come obiettivo quello di arrivare ad un’aliquota unica.

Con il parallelo riordino delle deduzioni dalla base imponibile, degli scaglioni di reddito, delle aliquote di imposta, delle detrazioni dall’imposta lorda e dei crediti d’imposta, l’Esecutivo intende raggiungere, nel medio-lungo periodo, una “flat tax per tutti”.

Quali sono i punti critici della misura? Li ha spiegati l’onorevole Emiliano Fenu, membro della 6ª Commissione Finanze e Tesoro della Camera dei Deputati nella puntata del 27 marzo 2023 di #FlashMobWeb.

Il format economico finanziario, organizzato da Video BackLight in collaborazione con Informazione Fiscale, si è concentrato sulla legge delega della riforma fiscale.

Tra i vari aspetti messi sotto la lente di ingrandimento c’è stato anche quello della flat tax.

In merito Emiliano Fenu ha spiegato quanto di seguito riportato:

“il primo punto critico, il più banale, è un’imposta una tipologia di posizione fiscale è assolutamente iniqua e non rispetta il principio della progressività, previsto anche dalla nostra Costituzione. La considerazione più banale è che un impiegato, un operaio, che riceve uno stipendio di 1.000-1.500 euro dovrà applicare ai propri redditi la stessa aliquota che applicherebbe un manager che guadagna 30-40.000 al mese. Quindi qua, già in questo esempio, si ha il senso dell’iniquità di un tipo di imposizione di questo genere.”

Il giorno successivo all’approvazione della legge delega da parte del Consiglio dei Ministri erano arrivate le rassicurazioni del Viceministro all’Economia Maurizio Leo sulla progressività fiscale, prevista dalla Costituzione, nell’intervista rilasciata a Il Sole 24 Ore.

Tale principio sarebbe salvaguardato dal meccanismo delle detrazioni, stando a quanto dichiarato dal Viceministro.

Sul punto non concorda l’onorevole Fenu, sebbene l’eventuale mancato rispetto del principio della progressività fiscale non sia l’unico punto critico della misura.

Flat tax per tutti: la possibile riduzione delle spese sociali

Nel mettere in evidenza i punti critici dell’applicazione della flat tax per tutti i contribuenti, l’onorevole Fenu prende come esempio il contesto internazionale.

Nello specifico richiama altri stati, europei e non, che hanno già adottato un sistema di tassazione piatta.

L’onorevole Fenu mette in evidenza quanto segue:

“basta vedere anche gli esempi di flat tax applicata in altri paesi, soprattutto nei paesi dell’est Europa ma anche in qualche Stato degli Stati Uniti, dove chi ha applicato la flat tax si è visto ridurre il gettito fiscale. Quindi non è sostenibile anche per il nostro Paese e quindi si è visto costretto a tagliare quelle che sono le spese sociali. Quindi la flat tax sicuramente avrà come effetto quello che qualcuno ci perderà.”

Il rischio è, quindi, che una riduzione generalizzata della tassazione porti al taglio sulle spese fiscali, a causa delle mancate entrate per lo Stato.

Gli effetti negativi, secondo quanto dichiarato dall’onorevole Fenu, interesseranno i contribuenti più deboli.

La misura inciderà anche sulle partite IVA:

“Sicuramente ci perderanno i più deboli, che non sono soltanto i lavoratori dipendenti e pensionati ma, e questa cosa non la si dice chiaramente, sono anche le partite IVA che comunque hanno necessità di accedere ai servizi pubblici, perché tante partite IVA non hanno le risorse per potersi pagare servizi privati, e in più le partite IVA che non aderiscono al regime forfettario comunque stanno già nella prima aliquota IRPEF. Quindi in realtà la flat tax è un favore che si fa a chi ha redditi molto alti, che pagherebbe di meno.”

Prevedere una tassazione piatta per tutti i contribuenti sfavorirebbe quelli che realizzano i redditi minori, a prescindere dalla categoria di lavoratori stessi.

Oltre ai dipendenti e pensionati gli effetti negativi influenzerebbero anche le partite IVA che non rientrano nel regime forfettario.

I contorni ampi della delega, tuttavia, non permettono di sapere nel dettaglio chi saranno i contribuenti avvantaggiati dalle misure. Si dovrà attendere i decreti delegati, dopo il passaggio in Parlamento.

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