Concorsi pubblici 2020, mezzo milione di nuovi assunti e sblocco del turn over

Stefano Paterna - Pubblica Amministrazione

Concorsi pubblici 2020-2021, mezzo milione di nuove assunzioni e sblocco del turn over: lo annuncia il ministro per la Pubblica Amministrazione. In realtà non ci sono grandi novità rispetto ai programmi del precedente governo. Rimane la grana delle vecchie graduatorie dei concorsi pubblici.

Concorsi pubblici 2020, mezzo milione di nuovi assunti e sblocco del turn over

Concorsi pubblici 2020-2021, sblocco del turn over e mezzo milione di nuove assunzioni nella Pubblica Amministrazione.

Questo il succo delle ultime dichiarazioni del ministro Fabiana Dadone.

L’occasione dell’annuncio è stata offerta dall’incontro avvenuto a Palazzo Vidoni con i sindacati di categoria il 30 ottobre scorso. In particolare il ministro per la Pubblica Amministrazione ha fatto riferimento allo “sblocco completo del turn over, grazie al quale immetteremo nella PA circa mezzo milione di persone, in grandissima parte giovani, durante il prossimo triennio”.

La notizia ha avuto una certo eco sulla stampa e apparentemente ha incontrato il favore dei tre sindacati confederali della Pubblica Amministrazione.

Si legge in una dichiarazione congiunta dei segretari generali di Fp Cgil, Cisl Fp, Uil Fpl e Uil Pa, Serena Sorrentino, Maurizio Petriccioli, Michelangelo Librandi e Nicola Turco:

“Abbiamo apprezzato il metodo e la volontà di dialogo del ministro Dadone attendiamo a breve il merito delle scelte, a partire dalle risorse da investire nei servizi pubblici. La vera sfida è l’innovazione, come abbiamo detto oggi: il rinnovamento delle pubbliche amministrazioni. Una sfida da cogliere e vincere intervenendo su alcune questioni nodali. In estrema sintesi: il rinnovo dei contratti, un piano straordinario di nuove assunzioni, la stabilizzazione dei precari e il nuovo sistema di classificazione”.

Concorsi pubblici 2020-2021, l’apparenza può ingannare: poco o niente di nuovo per i nuovi ingressi nella Pubblica Amministrazione

La storia della necessità di nuove assunzioni nel pubblico impiego non è iniziata con l’avvento della Dadone. Pertanto, le reazioni di parte sindacale vanno giudicate alla luce degli eventi da un anno a questa parte.

In primo luogo, lo sblocco annunciato dalla Dadone era già previsto dalla Legge di Bilancio dello scorso anno, appunto per la metà di novembre del 2019. Inoltre, perfino il predecessore dell’attuale responsabile del dicastero, Giulia Bongiorno, quantificava in 450.000 le nuove unità necessarie nel triennio 2019-2021.

Un fabbisogno che di per sé non rappresenta un’enormità se lo si collega al fenomeno dell’invecchiamento del personale, agli effetti di quota 100, del blocco delle assunzioni protrattosi per 9 anni tra il 2010 e il 2019 e alla comparazione con gli organici degli altri paesi europei che ci vedono tra gli ultimi in classifica per numero di dipendenti pubblici.

È per questo motivo che nel comunicato sindacale bisogna sottolineare il riferimento a un piano straordinario di assunzioni, di cui finora non pare esserci traccia.

La mina delle vecchie graduatorie dei concorsi pubblici

Tanto più che dal mezzo milione di nuove assunzioni andrebbero sottratti i 90.000 tra vincitori e idonei delle graduatorie dei vecchi concorsi pubblici almeno dal 2010 in poi come chiede il sindacato Usb pubblico impiego.

Alla luce di queste cifre è facile prevedere che quando ci si siederà intorno al tavolo delle trattative per definire cosa sia veramente un piano di assunzioni straordinario per la Pubblica Amministrazione riemergeranno distinguo e tensioni.

Purtroppo, il nodo delle risorse economiche rimane stretto e dipende più da Bruxelles che dalle disponibilità del Ministro Dadone.

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