Aumento IVA, tre vie per evitarlo: dalla proroga agli incrementi selettivi

Aumento IVA 2020 da scongiurare a tutti i costi, mediante tre diverse ipotesi allo studio del MEF: una proroga delle clausole IVA di qualche mese, aumenti selettivi per i beni di lusso e passaggio di alcuni dall'aliquota ridotta a quella agevolata.

Aumento IVA, tre vie per evitarlo: dalla proroga agli incrementi selettivi

Per evitare l’aumento dell’IVA dal 1° gennaio 2020 il MEF è al lavoro per trovare soluzioni alternative qualora non si riuscissero a reperire i 23 miliardi di euro necessari per sterilizzare le clausole di salvaguardia.

Mentre a prender piede è la possibilità che venga prevista una sorta di proroga per decreto delle clausole IVA tale da rinviarne l’attivazione di qualche mese, nell’attesa di una soluzione alla crisi di Governo, si stanno facendo largo alcune alternative.

La prima riprenderebbe l’ipotesi avanzata mesi fa dal Ministro dell’Economia, Giovanni Tria, il quale aveva proposto di prevedere aumenti selettivi soltanto su alcuni beni, come quelli di lusso. A suo dire, sarebbe stata questa l’unica via percorribile per attuare con la Legge di Bilancio 2020 un piano importante di riforma fiscale.

Accanto all’ipotesi di aumenti IVA selettivi o di un rinvio momentaneo dell’impegno con le clausole di salvaguardia, avanza anche quella di rimodulare le aliquote e far transitare alcuni beni e servizi che attualmente godono dell’aliquota del 4% o del 10% a quella ordinaria del 22%.

Tre strade alternative che potrebbero concretizzarsi sia qualora si andasse ad elezioni anticipate sia qualora la crisi di Governo fosse risolta dalla nomina di un Esecutivo tecnico o istituzionale che, per sua natura, avrebbe poco spazio di manovra per scelte di natura prettamente politica.

Aumento IVA, tre vie per evitarlo: dalla proroga agli incrementi selettivi

La crisi di Governo non ha fermato il lavoro dei tecnici del MEF che, mai come in questo periodo, devono farsi carico di risolvere uno dei problemi che mette a rischio l’economia italiana.

L’aumento dell’IVA vale 23,1 miliardi di euro, stessa somma che bisognerà reperire entro il 1° gennaio 2020 per evitare che per la prima volta, dopo il 2013, si attivino le clausole di salvaguardia.

Se dal fronte politico tutti i partiti si sono impegnati, qualora designati a formare il nuovo Governo post-crisi, ad evitare un nuovo incremento delle tasse, nessuno ha spiegato come intende farlo e da dove attingere per reperire le risorse necessarie.

Quelle che emergono ad oggi sono soltanto ipotesi e, come riportato sul Sole24Ore del 23 agosto, le opzioni sul tavolo del MEF sono tre.

La prima, di cui si è parlato a lungo negli ultimi giorni, consiste in un decreto di rinvio per almeno tre o quattro mesi degli aumenti IVA che, dal 1° gennaio 2020, potrebbero portare l’aliquota ordinaria del 22% al 25% e quella ridotta del 10% al 13%.

Per lo stop temporaneo delle clausole IVA le risorse già vi sarebbero e si tratta dei risparmi di quota 100, del reddito di cittadinanza e dei maggiori incassi derivanti dalla fatturazione elettronica.

L’impegno della sterilizzazione totale slitterebbe quindi alla prima metà del prossimo anno. La soluzione tampone del decreto di rinvio dell’aumento IVA non è però l’unica ed il MEF porta avanti anche due diverse soluzioni che si legano alla proposta avanzata dal Ministro Tria di aumenti selettivi.

Aumento IVA selettivo su beni di lusso: l’ipotesi Tria

L’aumento dell’IVA potrebbe scattare dal 1° gennaio 2020 soltanto su alcuni beni, ritenuti di lusso. È questa una delle possibili soluzioni ipotizzate dal MEF, con due diversi piani alternativi.

Il primo consiste nella possibilità di reperire parte del gettito IVA aggiuntivo richiesto dalle clausole di salvaguardia facendo transitare alcuni beni che adesso godono dell’IVA del 10% o del 4% all’aliquota ordinaria e viceversa. Nel mirino potrebbero esservi le agevolazioni sull’energia elettrica, che tuttavia finirebbero col colpire anche le famiglie.

Il secondo studio del Ministero prevede invece un’aumento parziale dell’IVA, con il parallelo passaggio di alcuni beni dall’aliquota agevolata a quella ridotta. Una sorta di compromesso per evitare che gli incrementi previsti vadano a toccare quell’ampia categoria di beni ritenuti di prima necessità.

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