Controlli fiscali sui social, il Direttore dell'Agenzia delle Entrate propone di ragionare sull'uso del modello già adottato dalla Francia. L'obiettivo? Avere a disposizione dati da incrociare con quelli già a disposizione o da richiedere al contribuente in sede di contraddittorio
Controlli fiscali sui social, dalle foto delle vacanze fino all’uso di orologi costosi e fuoriserie, l’Agenzia delle Entrate guarda al modello già adottatalo in Francia.
Sebbene ad oggi in Italia non è possibile per il Fisco fare web scraping per l’uso dei dati presenti online, è il Direttore dell’Agenzia, Vincenzo Carbone, a proporre di avviare un ragionamento in tal senso.
Nel corso dell’audizione del 29 ottobre tenutasi presso la Commissione parlamentare di vigilanza sull’Anagrafe Tributaria, ampio spazio è dato all’uso delle tecnologie digitali nei rapporti con i contribuenti.
Nel contrasto all’evasione fiscale i dati estrapolati dai social rappresenterebbero un’opportunità, limitata però alla fase di preistruttoria e da verificare insieme ad elementi da attingere dalle banche dati dell’Agenzia o da richiedere al contribuente in sede di contraddittorio.
Controlli fiscali sui social, per l’Agenzia delle Entrate un’opportunità da cogliere
I social network rappresentano una fonte per attingere ad un “rilevante numero di dati che possono riguardare un contribuente”, che però da soli non significano nulla. Il Direttore dell’Agenzia delle Entrate parte da questa premessa per spiegare come, qualora possibile, le attività di web scraping potrebbero supportare i controlli anti-evasione.
L’audizione del 29 ottobre relativa all’indagine conoscitiva sulle misure di contrasto all’evasione fiscale, sulla sicurezza delle banche dati dell’anagrafe tributarie e sulla riservatezza dei dati dei contribuenti è l’occasione per mettere alcuni punti fermi.
Consentire al Fisco di “guardare ai social” per i controlli fiscali non è un cambio d’approccio generale alla questione delle verifiche anti-evasione. Poter accedere ai dati del tenore di vita di un contribuente rappresenterebbe solo un elemento in più, da incrociare con gli altri a disposizione dell’Agenzia delle Entrate.
Per il Direttore Carbone è “un’opportunità, che limita la sua efficacia al momento preistruttorio, da verificare insieme ad altri elementi che possiamo attingere o richiedere in fase di contraddittorio”.
Dalle foto delle vacanze, a quelle di orologi preziosi o auto di lusso, i dati estrapolati dal web in relazione al contribuente sarebbero un supporto in più rispetto a quelli fiscali già a disposizione dell’Agenzia delle Entrate. Un uso di cui “non si deve avere timore”, evidenzia Carbone.
Gli occhi del Fisco sui social, in Italia come in Francia: una riflessione sull’uso dei dati estrapolati dal web
Ad oggi l’Agenzia delle Entrate non fa web scraping e quindi non usa i dati presenti sui social. In Italia non è possibile farlo, in quanto le norme vietano di fatto di attingere alle informazioni presenti online per i controlli fiscali.
Il veto, sul quale la scorsa settimana era tornato anche il Garante per la Privacy, è legato alle misure di tutela previste dal GDPR, il Regolamento UE in materia di protezione dei dati personali.
In Europa però c’è un Paese che lo consente, ed è la Francia. Partendo dall’esempio francese, il Numero uno dell’Agenzia delle Entrate propone di ragionare sull’uso dei dati dei social a servizio del Fisco anche in Italia, con i dovuti accorgimenti e con tutte le tutele in materia di protezione dei dati personali.
L’obiettivo è contrastare l’evasione, mettendo a disposizione di chi si occupa delle verifiche nei confronti dei contribuenti di avere a disposizione elementi aggiuntivi per individuare le situazioni di rischio.
Dati che andrebbero a sommarsi a quelli che già transitano nei canali telematici dell’Agenzia, compresi quelli che arrivano dallo scambio con le autorità fiscali estere e che riguardano in particolare l’economia che transita dalle piattaforme digitali.
Il tema resta però scottante dal punto di vista politico. Ne è la prova il dibattito scatenatosi lo scorso anno, quando il Viceministro dell’Economia, Maurizio Leo, aveva parlato del potenziamento dei controlli sul tenore di vita dei contribuenti tramite il data scraping. Un annuncio seguito da un nulla di fatto, per questioni che evidentemente non sono solo tecniche.
Difficile quindi che la proposta dell’Agenzia delle Entrate trovi ascolto, almeno nell’immediato. Il modello francese resta per il momento fuori dai confini nazionali.
Articolo originale pubblicato su Informazione Fiscale qui: Controlli fiscali sui social, l’Agenzia delle Entrate guarda alla Francia