Partite IVA, raddoppio della stretta per chi ha debiti con il Fisco

Dal blocco alle compensazioni all'obbligo di garanzia per l'avvio di nuove attività, gli emendamenti segnalati alla Legge di Bilancio 2026 stringono le maglie per le partite IVA con debiti con il Fisco

Partite IVA, raddoppio della stretta per chi ha debiti con il Fisco

Partite IVA indebitate con il Fisco, la Legge di Bilancio 2026 potrebbe portare a una “doppia stretta”.

Tra gli emendamenti segnalati entra anche la proposta volta ad ammorbidire il blocco alle compensazioni dei crediti di natura agevolativa, lasciando tuttavia inalterata la disposizione che dimezza i limiti per chi ha debiti con il Fisco.

La soglia che inibisce le compensazioni verrebbe fissata a 50.000 euro, la stessa individuata in un emendamento targato Fratelli d’Italia anche per chi intende aprire una nuova partita IVA: in presenza di debiti di importo superiore, sarà necessario il rilascio di una garanzia di pari importo.

Partite IVA, resta il blocco alle compensazioni con debiti sopra i 50.000 euro

Sulla questione del blocco alle compensazioni, gli emendamenti alla Manovra 2026 confluiti nel fascicolo dei segnalati puntano a superare la previsione, contenuta all’articolo 25 del disegno di legge, che prevede l’impossibilità di compensare i crediti derivanti da misure agevolative per il versamento dei contributi previdenziali e assistenziali.

Si tratta di una delle norme più contestate tra quelle previste dal DdL di Bilancio 2026, sulla quale la richiesta che arriva dai partiti di opposizione così come da quelli che compongono la maggioranza di Governo è unanime e punta all’eliminazione.

Dalla lettura del fascicolo delle proposte che saranno discusse in Commissione Bilancio del Senato emerge però, in un emendamento targato Fratelli d’Italia, la volontà di non intaccare un’altra delle disposizioni in materia di compensazione prevista dallo stesso articolo 26.

Si tratta del blocco generalizzato per chi ha debiti iscritti a ruolo, già in vigore dal 1° luglio 2024 e con tetto fissato a 100.0000 euro. Dal prossimo anno lo stop scatterebbe superata la soglia di 50.000 euro.

Debiti con il Fisco sopra i 50.000 euro, apertura partita IVA con garanzia

La soglia di 50.000 euro di pendenze con il Fisco assume rilievo non solo ai fini delle compensazioni. Un ulteriore emendamento, targato FdI, interviene sull’articolo 35 del DPR n. 633/1972 e in particolare sulle regole che disciplinano l’inizio, la variazione e la cessazione delle attività ai fini IVA.

Per le persone fisiche che intendono aprire una nuova partita IVA, la proposta prevede come condizione ostativa la presenza di debiti iscritti a ruolo per imposte erariali ed accessori superiori a 50.000 euro.

Fatta eccezione per le somme oggetto di piani di rateizzazioni quali non sia intervenuta decadenza, l’apertura della partita IVA viene subordinata al rilascio di un’apposita garanzia corrispondente all’importo complessivo dei debiti.

In sostanza, stando ai contenuti dell’emendamento, se un contribuente rientra nelle condizioni ostative di cui sopra non potrà ottenere la partita IVA liberamente. Potrà richiederla solo previo rilascio di una garanzia, con il fine di assicurare allo Stato che, anche con l’inizio della nuova attività economica, i vecchi debiti pregressi non saranno oggetto di ulteriore insolvenza.

Una stretta sulla quale si attende ora l’avvio della discussione da parte della Commissione Bilancio del Senato, per valutare se rientrerà o meno tra i contenuti della Legge di Bilancio 2026.

DURC obbligatorio per i pagamenti della PA ai professionisti, verso la soppressione

Nella discussione sulle misure della Legge di Bilancio 2026 che interessano i titolari di partita IVA e che si incrociano con la tematica delle pendenze con il Fisco, si segnala inoltre che da Forza Italia è stato presentato un emendamento - rientrato tra i segnalati - per eliminare la norma relativa all’obbligo di DURC per i professionisti che lavorano con la PA.

Si tratta della disposizione, contenuta al comma 10 dell’articolo 129 del disegno di legge, nella quale si stabilisce che il regolare adempimento degli obblighi fiscali e contributivi da parte dei liberi professionisti che rendono prestazioni nei confronti delle Amministrazioni Pubbliche è condizione per il pagamento dei compensi per le attività svolte.

Al pari della questione del blocco dell’uso in compensazione dei crediti agevolativi, l’obiettivo palesato da parte degli stessi partiti di maggioranza è di superare la norma, ritenuta eccessivamente penalizzante e discriminatoria per i liberi professionisti.

Monitorare l’iter di discussione che porterà all’approvazione della Legge di Bilancio 2026 è quindi centrale: la partita resta aperta e i correttivi sul piatto sono numerosi.

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