Riforma fiscale 2023: a che punto siamo? Si procede tra accordi raggiunti e raccomandazioni UE

Rosy D’Elia - Imposte

Tempo scaduto per la presentazione degli emendamenti alla legge delega della riforma fiscale 2023 in Commissione Finanze: il punto dei lavori che procedono tra accordi raggiunti con gli enti locali e raccomandazioni UE da non tralasciare

Riforma fiscale 2023: a che punto siamo? Si procede tra accordi raggiunti e raccomandazioni UE

Con l’approvazione del disegno di legge delega a marzo 2023, il Governo ha tracciato i contorni della riforma fiscale, ma l’opera non è ancora compiuta: al mosaico di regole, da cui deriveranno i decreti legislativi di modifica del sistema tributario, si aggiungono via via nuovi tasselli.

Al quadro finale si arriverà solo dopo l’ok di entrambi i rami del Parlamento e oggi, 26 maggio 2023, alle ore 12 è scaduto il tempo per presentare gli emendamenti e modificare l’impianto originario del testo.

I lavori procedono tra accordi raggiunti con gli enti locali e raccomandazioni dall’Europa che accede i riflettori su equità ed efficienza del sistema tributario.

Riforma fiscale 2023: a che punto siamo?

A circa 48 ore dalla scadenza per la presentazione degli emendamenti, il 24 maggio 2023 il Governo ha raggiunto l’intesa con gli enti locali in Conferenza Unificata per intervenire sul capitolo dei tributi locali.

Il pacchetto di interventi inseriti apre anche la strada alla previsione di rottamazioni comunali che permetteranno, quindi, agli enti territoriali di introdurre su scala locale delle definizioni agevolate per recuperare entrate relative a multe e tasse locali non riscosse e altrimenti difficilmente recuperabili.

Si appresta, quindi, a cambiare forma il testo del disegno di legge delega che il Governo ha trasmesso al Parlamento il 23 marzo scorso.

D’altronde, come evidenziato più volte anche in queste pagine, il percorso è lungo.

La traccia della riforma fiscale 2023 dovrà essere approvata da entrambi i rami del Parlamento, ed è in questo quadro che poi si inseriranno i decreti legislativi da adottare entro 24 mesi dall’entrata in vigore dalla legge delega e che nel dettaglio e in maniera operativa dovranno intervenire sul sistema tributario.

Questi mesi di preparazione passano, quindi, dal dibattito e dal contributo di tutti gli attori in gioco che, in questi mesi, hanno avuto l’opportunità di dire la loro.

È il caso del direttore dell’Agenzia delle Entrate Ernesto Maria Ruffini che più volte, sia in via formale che informale, ha sottolineato la necessità di cogliere l’opportunità della riforma fiscale per arrivare a un panorama normativo più certo e più chiaro.

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Ed è il caso della Banca d’Italia, per fare un altro esempio, che ha acceso i riflettori sulla flat tax non risparmiando parole critiche sull’ipotesi di un appiattimento della tassazione, parole che si trovano in linea con le raccomandazioni dell’UE arrivate sempre nella giornata del 24 maggio 2023.

Riforma fiscale 2023 tra accordi con i territori e raccomandazioni dall’UE

Esprimendosi sul documento programmatico di bilancio lo scorso dicembre Bruxelles richiamava l’attenzione sulla necessità e sull’urgenza di rimettere in moto la macchina della riforma fiscale che si era arenata con la crisi di Governo la scorsa estate.

Ora che il nuovo Esecutivo ha messo nero su bianco le direzioni di intervento sul sistema tributario, sulle intenzioni del Governo arrivano precise raccomandazioni dalla Commissione UE.

Per Bruxelles la corretta attuazione della legge delega passa attraverso la tutela della progressività del sistema fiscale e il miglioramento dell’equità, in particolare mediante la razionalizzazione e la riduzione delle spese fiscali, comprese l’IVA e le sovvenzioni dannose per l’ambiente, e ma anche dalla riduzione della complessità del codice tributario e dall’allineamento dei valori catastali ai valori di mercato correnti.

La discussa riforma del catasto che aveva un posto nella riforma fiscale targata Draghi, che si è arenata con la crisi politica, ora però non trova spazio nella formula messa a punto dall’attuale Governo Meloni.

Ma c’è di più: alle indicazioni sulle linee da seguire si aggiungono le preoccupazioni per le linee che l’Italia sta già seguendo e che riguardano proprio l’appiattamento della tassazione: le prime novità in questo senso sono arrivate con la Legge di Bilancio 2023, che ha introdotto la flat tax incrementale e ha ampliato il regime forfettario, le prossime sono contenute proprio nel disegno di legge delega.

“L’estensione del regime forfettario (flat tax) ai lavoratori autonomi desta preoccupazioni circa l’equità e l’efficienza del sistema fiscale. Per di più l’introduzione di un nuovo regime forfettario sugli incrementi di reddito per il 2023 ha reso il quadro ancora più complesso. Nel marzo 2023 il governo ha adottato una nuova legge delega di riforma generale del sistema fiscale. Questa legge dovrebbe affrontare alcune carenze di lunga data, anche riducendo le imposte sul lavoro e razionalizzando e ottimizzando le spese fiscali e le imposte sulle società”.

Si legge nel documento.

Se, quindi, in occasione della scadenza per la presentazione degli emendamenti una intesa interna con gli enti locali è stata raggiunta, per i rapporti che vanno oltre i confini nazionali sulla riforma fiscale 2023 l’equilibrio è ancora da trovare.

E nel frattempo dall’Ufficio Parlamentare di Bilancio arriva un monito importante, con la memoria trasmessa alla Commissione Finanze della Camera dalla presidente Lilia Cavallari: il progetto di revisione dovrà essere “compatibile con le risorse che si renderanno disponibili senza mettere a repentaglio la solidità dei conti pubblici e la sostenibilità del debito nel medio-lungo termine”.

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