Controlli fiscali, non solo redditometro: spese e conti correnti da sempre sotto la lente del Fisco

Sospeso il redditometro, restano i controlli fiscali con le regole ad oggi vigenti: come funziona l'incrocio delle banche dati con i dati di spese e conti correnti

Controlli fiscali, non solo redditometro: spese e conti correnti da sempre sotto la lente del Fisco

La sospensione del redditometro non ferma i controlli fiscali incrociati, basati sul confronto delle informazioni disponibili nelle banche dati del Fisco.

Durante il Consiglio dei Ministri del 24 maggio il Viceministro dell’Economia, Maurizio Leo ha fornito chiarimenti sul contestato decreto sul redditometro pubblicato in Gazzetta Ufficiale del 20 maggio, sospeso dopo poche ore a causa del duro scontro all’interno della Maggioranza.

L’impegno del Governo è ora di riscrivere lo strumento e, così come indicato nell’Atto di indirizzo firmato dal Viceministro Leo e dal Capo Dipartimento delle Finanze, Giovanni Spalletta, si andrà verso una revisione nell’ambito dei lavori di attuazione della riforma fiscale.

Se da un lato il Governo tenta quindi di “disinnescare la miccia”, dall’altro non cambia la strategia generale dei controlli anti-evasione.

L’incrocio delle banche dati a disposizione dell’Agenzia delle Entrate è e resta centrale per recuperare gli oltre 80 miliardi di euro di evasione fiscale e contributiva.

L’analisi capillare delle spese sostenute e dei dati dei conti correnti non viene scalfita dallo stop ai nuovi criteri per l’accertamento sintetico.

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Controlli fiscali, non solo redditometro: spese e conti correnti da sempre sotto la lente del Fisco

Che quella sul redditometro sia una polemica più politica che pratica è evidente per chi si occupa di tematiche fiscali e ha seguito negli ultimi anni la discussione circa l’utilizzo della mole crescente di dati a disposizione dell’Agenzia delle Entrate.

L’Atto di indirizzo MEF datato 23 maggio si propone di rendere:

“più esplicita la sottointesa volontà di concentrare il ricorso all’applicazione dell’istituto della determinazione sintetica del reddito fondata sul contenuto induttivo di elementi indicativi di capacità contributiva ai casi nei quali il contribuente ometta di dichiarare i propri redditi, a fronte del superamento di soglie di spesa da determinare”.

In attesa di sviluppi, che arriveranno con gli ulteriori tasselli attesi per l’attuazione della riforma fiscale, i controlli fiscali restano in ogni caso in piedi.

Lo sviluppo della digitalizzazione, con l’avvento di novità quali fatturazione elettronica e obbligo di invio dei dati dei corrispettivi, non rappresenta solo un’evoluzione naturale delle routine legate al rispetto degli adempimenti fiscali.

L’afflusso giornaliero di informazioni nelle banche dati del Fisco è centrale anche nella struttura dei controlli fiscali contro il rischio evasione e negli ultimi anni sono state introdotte novità di rilievo per rendere più efficiente il lavoro dell’Agenzia delle Entrate.

L’anonimometro è uno dei più recenti e innovativi strumenti utilizzati nell’ambito dei controlli fiscali che, previa pseudonimizzazione dei dati personali dei contribuenti, utilizza tecnologie e incrocio delle informazioni disponibili per individuare i criteri di rischio per le verifiche anti-evasione.

Così come racchiuso nella documentazione pubblicamente accessibile sul sito dell’Agenzia delle Entrate, alla base dell’efficacia dello strumento vi è la “conoscenza del comportamento fiscale dei contribuenti”, ricostruito studiando e analizzando le informazioni presenti negli archivi del Fisco e utilizzando strumenti di analisi avanzata dei dati.

Quali sono quindi le informazioni alle quali accede l’Agenzia delle Entrate?

Dai dati delle dichiarazioni dei redditi, a quelli del Registro, fino alle informazioni estrapolate dalla fatturazione elettronica e dai corrispettivi, si tratta di un set ampio, dettagliato e variegato, messo a confronto con i dati relativi ai conti correnti per individuare, ad esempio, anomalie nei flussi in entrata e in uscita.

Che si voglia o meno parlare di Grande Fratello fiscale, anche senza “scomodare” il redditometro l’Agenzia delle Entrate ha la possibilità di fare controlli fiscali guardando alle spese sostenute dai contribuenti, ai saldi dei conti correnti, così come ad esempio ai dati relativi a mutui o contratti d’affitto.

Oltre il redditometro, per i controlli fiscali dell’Agenzia delle Entrate fa il pieno di dati

La possibilità per l’Agenzia delle Entrate di incrociare i dati dell’Archivio dei rapporti finanziari con quelli delle altre banche dati a propria disposizione (accessibili anche alla Guardia di Finanza), smonta le discussioni e le polemiche sorte sul fronte del redditometro.

Questo è nei fatti solo uno degli strumenti a disposizione del Fisco, tra l’altro scarsamente utilizzato negli anni e meno invasivo di quanto possa sembrare, considerando che in prima battuta per l’avvio della procedura di ricostruzione sintetica del reddito è necessario che vi sia uno scostamento pari almeno al 20 per cento rispetto al reddito effettivo dichiarato dal contribuente.

Si evidenzia inoltre che le linee guida già dettate dal Fisco prima dello stop al redditometro previsto nel 2018 evidenziavano come l’occhio dell’Agenzia delle Entrate avrebbe preso in esame per lo più le posizioni di maggior rilievo, e quindi in pratica i “finti nullatenenti con il SUV” menzionati dalla Premier Meloni nel video con il quale ha annunciato la sospensione del decreto MEF pubblicato il 20 maggio.

Il Grande Fratello fiscale si trasforma in strumento di compliance con il concordato preventivo e la dichiarazione precompilata

Se quindi è evidente come la discussione in corso sia basata su questioni più di natura politica che tecnica, è bene ricordare che uno strumento simile al redditometro è utilizzato da anni nei confronti delle partite IVA e si tratta degli ISA, gli ex studi di settore, che attribuiscono un punteggio di affidabilità fiscale determinato alla luce dell’aderenza o meno di professionisti e imprese a parametri statistici sul fronte dei redditi dichiarati per settore di appartenenza e in relazione alle diverse aree geografiche del Paese.

I dati ISA serviranno tra l’altro anche ai fini del concordato preventivo biennale, strumento con il quale il Fisco determinerà in anticipo il reddito dei titolari di partita IVA per gli anni 2024-2025, scandagliando per l’appunto anche le informazioni disponibili nelle banche dati dell’Agenzia delle Entrate.

Il Grande Fratello fiscale assume quindi diverse forme e, come nel caso del concordato, si trasforma in strumento di compliance che vincolerà gli aderenti a versare le imposte su un reddito determinato in anticipo dal Fisco.

Quando si parla di controlli fiscali sulle spese dei contribuenti non si può non menzionare poi la dichiarazione dei redditi precompilata, che si fonda proprio sulla possibilità dell’Agenzia delle Entrate di analizzare punto per punto la situazione del singolo contribuente.

Controlli fiscali sempre più capillari anche nella legge delega sulla riforma fiscale

La discussione circa l’impatto pratico della disponibilità pressoché infinita di informazioni da parte del Fisco non si fermerà certo con lo stop al redditometro, al momento soltanto sospeso e non abolito.

La tematica è al centro anche della legge delega sulla riforma fiscale, che dedica ampio spazio alla digitalizzazione e all’uso dell’Intelligenza Artificiale nell’ambito dei controlli fiscali.

L’articolo 15, contente i principi per la revisione dell’accertamento, prevede tra le altre cose l’implemento dell’utilizzo delle tecnologie digitali, IA compresa, per ottenere anche tramite la piena interoperabilità delle banche dati le informazioni utili per operare azioni mirate, idonee a “circoscrivere l’attività di controllo nei confronti di soggetti a più alto rischio fiscale”, salvaguardando in ogni caso il principio di capacità contributiva, dell’equità sociale e dell’equilibrio delle finanze pubbliche e per ridurre i fenomeni dell’evasione ed elusione fiscale.

La discussione resta quindi aperta e urgente, anche alla luce della necessità per l’Erario di recuperare l’importante quota di risorse sottratte alla disponibilità pubblica a causa dell’evasione fiscale, fenomeno definito dal Viceministro dell’Economia Maurizio Leo “un macigno come il terrorismo”. Da definire una linea comune sulle vie per contrastarla.

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