Concordato preventivo biennale, dalla flat tax ai limiti per il Fisco: le novità nel decreto correttivo

Anna Maria D’Andrea - Dichiarazione dei redditi

Concordato preventivo biennale, limite agli aumenti di reddito, stop (per ora) al ravvedimento speciale e riduzione del rischio decadenza. Le novità nel decreto correttivo approvato in via definitiva il 4 giugno 2025

Concordato preventivo biennale, dalla flat tax ai limiti per il Fisco: le novità nel decreto correttivo

Concordato preventivo con nuove regole per il biennio 2025-2026.

Dalla conferma del rinvio della scadenza dal 31 luglio al 30 settembre, fino alle novità relative agli incrementi di reddito calibrati in base agli ISA e alla revisione delle regole per la flat tax, il decreto legislativo correttivo approvato in via definitiva il 4 giugno 2025 cambia i contorni del patto con il Fisco.

Tra le novità è inoltre confermato lo stop per i forfettari, così come la possibilità già annunciata negli scorsi giorni di regolarizzare gli avvisi bonari entro 60 giorni per evitare la decadenza dal concordato.

Una panoramica dei correttivi approvati dal Governo.

Concordato preventivo biennale 2025-2026, incremento del reddito con limiti. Premiati i più affidabili

È la novità di maggior rilievo, quantomeno sul fronte delle vie per rendere più appetibile lo strumento del concordato.

Per il biennio 2025-2026 il valore del reddito concordato sarà stabilito tenuto conto di specifici limiti ai poteri del Fisco.

Scendendo nel dettaglio, per le partite IVA più affidabili debutta un limite mobile all’incremento del reddito e del valore della produzione netta ai fini IRAP, calibrato in base al voto ISA.

La novità interesserà i contribuenti con punteggio di affidabilità dall’8 in su, secondo tre scaglioni:

  • in caso di ISA pari a 10, viene fissata una soglia massima di incremento pari al 10 per cento;
  • in caso di ISA tra 9 e 10, il limite sarà del 15 per cento;
  • in caso di ISA tra 8 e 9, il limite sale al 25 per cento.

Il testo del decreto correttivo approvato in via definitiva il 4 giugno accoglie quindi una delle osservazioni avanzate dalla Commissione Finanze del Senato, che già lo scorso anno proponeva di fissare una soglia (pari al 10 per cento per tutti), con il fine di evitare grosse discrepanze tra i redditi effettivi dichiarati nell’annualità precedente e quelli concordati.

La soluzione individuata dal MEF è quindi un compromesso, con il fine di ridurre l’impatto del concordato preventivo biennale in termini di redditi (e quindi imposte) extra.

Flat tax sui redditi concordati, maglie più strette: sale il conto del patto con il Fisco

A una novità che potrebbe giocare a favore del concordato se ne affianca un’altra che sembra andare in direzione opposta.

Per l’edizione 2025-2026 del patto fiscale si riduce la portata della flat tax. L’imposta sostitutiva sui redditi incrementali si applicherà fino alla soglia di 85.000 euro, valore superato il quale si passerà alla tassazione ordinaria IRPEF del 43 per cento e del 24 per cento per l’IRES.

Ovviamente bisognerà tener presente la quota di reddito eccedente, derivante dall’adesione al concordato, rispetto a quanto dichiarato nell’annualità precedente.

Per effetto delle novità licenziate il 4 giugno, la flat tax sui redditi concordati si applicherà quindi secondo lo schema seguente:

  • nel caso di punteggio ISA tra 8 e 10 sarà pari al 10 per cento;
  • nel caso di punteggio ISA tra 6 e 8 sarà del 12 per cento;
  • nel caso di punteggio ISA inferiore a 6 sarà del 15 per cento;
  • indipendentemente dal voto ISA, in caso di differenza tra reddito effettivo e reddito concordato superiore a 85.000 euro, sull’eccedenza si pagherà il 43 per cento per i soggetti IRPEF e il 24 per cento per i soggetti IRES.

Avvisi bonari, chi paga entro 60 giorni non decade dal concordato

Tra le novità approvate dal Governo trova inoltre spazio la possibilità di regolarizzare gli avvisi bonari entro il termine di 60 giorni dalla ricezione, senza quindi il rischio di decadere dal concordato.

Stando alle anticipazioni, questa modifica si applicherebbe non solo ai nuovi accordi siglati nel 2025-2026, ma anche alla prima tornata di adesioni relative al biennio 2024-2025.

Da segnalare inoltre la possibilità di scomputare dal reddito concordato la maxi-deduzione per le nuove assunzioni.

Forfettari fuori dal concordato

Nel 2024 il concordato preventivo biennale ha interessato i soggetti ISA ma anche i forfettari. Per le partite IVA che applicano la flat tax è stata però una partenza sperimentale, e limitata a una sola annualità.

La sperimentazione verrà meno dal 2025 e il concordato lascerà fuori i forfettari. Per il primo anno di applicazione sono stati circa 120.000 i contribuenti in regime forfettario ad avervi aderito, contro i 460.000 soggetti ISA.

Niente nuova finestra per il ravvedimento speciale (per ora)

Non ha trovato spazio nel decreto legislativo correttivo la riproposizione del ravvedimento speciale, misura che lo scorso anno è stata abbinata al concordato e che ha consentito di regolarizzare le violazioni dal 2018 al 2022 a un costo ultra-ridotto.

A richiedere la riedizione della sanatoria abbinato al patto con il Fisco era stata la Commissione Finanze del Senato, nel parere sullo schema di decreto correttivo elaborato il 7 maggio 2025, sollecitando il Governo a includervi anche l’annualità 2023.

Una proposta che non è stata accolta. Le porte del ravvedimento agevolato restano chiuse alle partite IVA che sceglieranno di aderire al concordato per il biennio 2025-2026, almeno per il momento.

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