Trattamento integrativo 2025 tra bonus scomparsi e promesse mancate

Rosy D’Elia - Irpef

Il taglio IRPEF torna protagonista nelle discussioni sula Manovra 2026, ma non si parla più di correggere il trattamento integrativo per garantire il bonus anche ai dipendenti che lo hanno perso dopo il taglio del cuneo fiscale

Trattamento integrativo 2025 tra bonus scomparsi e promesse mancate

Difficilmente la Manovra 2026 potrà essere approvata senza un nuovo taglio IRPEF per il ceto medio. È questa la priorità imposta dalle promesse mancate dello scorso anno, ma anche dalle rassicurazioni arrivate nell’arco del 2025.

E la discussione sui lavori della prossima Legge di Bilancio riparte proprio dalla riflessione su aliquote e scaglioni, a cui si aggiungono rottamazione, flat tax e altri desiderata che cominciano ad arrivare da tutti i fronti.

Mentre sembra essere caduta nel dimenticatoio un’altra promessa che risale all’inizio dell’anno: la soluzione sul trattamento integrativo per i dipendenti con retribuzione lorda tra gli 8.500 e i 9.000 euro che hanno perso il bonus di 100 euro in busta paga con il nuovo taglio del cuneo fiscale.

Trattamento integrativo 2025: la soluzione per chi ha perso il bonus è uscita dai radar

A febbraio, con la Manovra approvata da poco senza taglio IRPEF per il ceto medio e con nuove regole di calcolo della busta paga per lavoratori e lavoratrici, il responsabile economico di Fratelli d’Italia Marco Osnato anticipava al giornale online Affari Italiani due importanti novità.

Senza la revisione delle aliquote e degli scaglioni e senza soluzioni per il bonus di 100 euro in busta paga non è passata solo la Pasqua, ma anche l’estate. E se l’IRPEF in tutti questi mesi è rimasta sempre protagonista nella lista dei buoni propositi, il trattamento integrativo da correggere è scomparso dai radar.

L’ipotesi di un intervento, però, era arrivato anche dalla sottosegretaria al Ministero all’Economia e alle Finanze Lucia Albano.

Non sbilanciandosi sui tempi e sottolineando l’esigenza di procedere con “un’attenta valutazione”, in risposta a una interrogazione sul tema il 29 gennaio, aveva confermato la necessità di affrontare la questione.

Trattamento integrativo 2025 senza soluzione per i redditi tra gli 8.000 e i 9.000 euro

Con le novità della Legge di Bilancio 2025, il taglio del cuneo fiscale si calcola con nuove regole: non si tocca più la componente contributiva, ma si mette in campo un contributo per i redditi fino a 20.000 euro e una ulteriore detrazione per chi arriva fino a 40.000 euro.

Taglio cuneo fiscale 2025Tipologia di bonusImporto
Fino a 20.000 euro di reddito Contributo aggiuntivo in busta paga Importo da calcolare in base a diverse percentuali:

  • 7,1 per cento fino a 8.500 euro
  • 5,3 per cento tra 8.500 e 15.000 euro
  • 4,8 per cento tra i 15.000 e i 20.000 euro
Fino a 32.000 euro di reddito Detrazione aggiuntiva 1.000 euro
Fino a 40.000 euro di reddito Detrazione aggiuntiva Importo decrescente da 1.000 a zero euro

Questo tipo di impostazione è nata dalla necessità di tagliare le imposte, e non i contributi, per preservare gli equilibri previdenziali ma ha generato, per alcune lavoratrici e alcuni lavoratori, una nuova distorsione.

Nel 2024, infatti, per effetto del taglio sui contributi l’imposta lorda dovuta è cresciuta e una nuova fetta di dipendenti ha potuto accedere al trattamento integrativo che viene riconosciuto in base al reddito e alle detrazioni spettanti.

Reddito lordo imponibile IRPEF lavoratrice/lavoratore Trattamento integrativo
Da 0 a 15.000 euro 1.200 euro, quando l’imposta lorda determinata sulla base dei redditi di lavoro dipendente e assimilati è superiore alla detrazione spettante ai sensi dell’articolo 13, comma 1, del TUIR, diminuita di 75 euro in rapporto al periodo di lavoro nell’anno
Da 15.000 a 28.000 euro Importo pari alla differenza tra detrazioni fiscali ed IRPEF lorda fino ad un massimo di 1.200 euro
Superiore a 28.000 euro Non viene riconosciuto il trattamento integrativo

Dal 1° gennaio 2025 senza esonero contributivo è venuto meno anche il bonus di 100 euro in busta paga per chi si trova nella fascia di reddito tra gli 8.500 e i 9.000 euro.

Questo cortocircuito non è stato in alcun modo contemplato dalla normativa sul taglio del cuneo fiscale con qualche misura di salvaguardia o di compensazione. E anche le intenzioni di correggere il tiro in corso d’opera sembrano non essere più all’ordine del giorno.

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