Trasparenza retributiva: come cambieranno le procedure di assunzione

Rosy D’Elia - Leggi e prassi

Anche in Italia entreranno in vigore le nuove regole sulla trasparenza retributiva dettate dalla direttiva UE 2023/970: novità anche sulla selezione del personale dipendente

Trasparenza retributiva: come cambieranno le procedure di assunzione

Gli annunci di lavoro non dovranno avere più segreti, almeno per quanto riguarda la retribuzione e il contratto collettivo nazionale applicato.

È una delle novità in arrivo con la direttiva UE sulla trasparenza retributiva (2023/970) che nasce per colmare il gender pay gap europeo, puntando sull’accessibilità delle informazioni che caratterizzano il rapporto tra le lavoratrici e i lavoratori e l’azienda.

Dall’assunzione alle progressioni di carriera, dall’UE arrivano nuove regole per gli Stati membri chiamati a recepirle entro giugno 2026.

Trasparenza retributiva: come cambiano annunci di lavoro e procedure di assunzione

La trasparenza retributiva deve caratterizzare tutto l’arco temporale del rapporto di lavoro. E chi ben comincia è a metà dell’opera: da questo presupposto nascono le regole contenute nell’articolo 5 che le aziende devono rispettare nel primo dialogo con potenziali lavoratrici e lavoratori.

Si parte dalla formulazione dell’annuncio di lavoro che deve essere neutro sotto il profilo del genere.

Dalle parole ai fatti, anche le procedure di assunzione devono condotte in modo non discriminatorio, così da non compromettere il diritto alla parità di retribuzione per uno stesso lavoro o per un lavoro di pari valore.

La direttiva rafforza dei concetti che per l’Italia non sono del tutto nuovi per l’Italia: già con la legge n. 903/1977, poi confluita nel Codice delle pari opportunità (Dlgs. 198/2006), è stato stabilito, infatti, il divieto di discriminazione nelle procedure di selezione.

Dagli annunci alla selezione, le regole sulla trasparenza retributiva

Prima di avviare il rapporto di lavoro, inoltre, l’azienda dovrà garantire alle persone candidate una visione chiara sulla retribuzione iniziale o sulla relativa fascia da attribuire alla posizione aperta, “sulla base di criteri oggettivi e neutri sotto il profilo del genere”, e sulle disposizioni previste dal contratto collettivo di riferimento.

Una maggiore chiarezza sulle prospettive economiche ha anche il vantaggio correlato di ottimizzare le selezioni, sia dal punto di vista dell’azienda che della persona in cerca di lavoro favorendo un migliore incontro domanda-offerta.

Al contrario, “il datore di lavoro non può chiedere ai candidati informazioni sulle retribuzioni percepite negli attuali o nei precedenti rapporti di lavoro”, si legge nell’articolo 5 della direttiva UE 970/2023.

La prospettiva economica proposta deve, quindi, prescindere dalle esperienze pregresse del lavoratore e della lavoratrice che ambisce a ricoprire una determinata posizione: una regola che nasce anche per lasciarsi alle spalle eventuali disparità di trattamento presenti nelle aziende di provenienza.

L’obiettivo ultimo della direttiva UE, infatti, è anche quello di correggere le distorsioni già presenti, non solo di prevenirle.

Rendere le buste paga sempre più trasparenti vuol dire far emergere eventuali disparità di trattamento e avviare l’iter di correzione, altri aspetti e procedure che le normative nazionali dovranno recepire entro giugno 2026.

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