Reddito di cittadinanza: gli obblighi imminenti per i centri per l’impiego

Rosy D’Elia - Lavoro

Reddito di cittadinanza, gli obblighi imminenti per i centri per l'impiego: una banca dati nazionale aggiornata e un ruolo attivo nella ricerca del lavoro per chi è disoccupato.

Reddito di cittadinanza: gli obblighi imminenti per i centri per l'impiego

Reddito di cittadinanza, gli obblighi imminenti per i centri per l’impiego: una banca dati nazionale aggiornata e un ruolo attivo nella ricerca del lavoro per chi è disoccupato.

Per essere pronti ad attivare il reddito di cittadinanza con un buon sistema ad aprile 2019, come promesso dal governo, basterebbe rendere effettivi questi due aspetti, che già dovrebbero caratterizzare il sistema dei centri per l’impiego in Italia. Ma che ad oggi, tranne in rari casi, sono un’utopia.

Reddito di cittadinanza: il ruolo dei centri per l’impiego

Lo confermano anche le risposte di Maurizio Del Conte, presidente Agenzia Nazionale Politiche Attive del Lavoro, intervistato da Milena Gabanelli e Rita Querzé durante una puntata di Dataroom del Corriere della Sera dedicata proprio al ruolo dei centri per l’impiego nel reddito di cittadinanza.

Secondo le promesse, con il reddito di cittadinanza chi non ha lavoro avrà diritto a 780 euro al mese, dovrà iscriversi al centro per l’impiego e valutare le offerte di lavoro che gli vengono proposte. Non si potranno scartare più di tre offerte.

Tra reddito di cittadinanza come misura di puro assistenzialismo e reddito di cittadinanza come strumento di sostegno a chi deve ricollocarsi sul mercato del lavoro corre un filo sottile. La possibilità di fare la differenza è nelle mani dei centri per l’impiego.

La Legge di Bilancio stanzia 7,1 miliardi ogni anno per questa misura e aggiunge due miliardi, distribuiti tra il 2019 e il 2020, da investire proprio nei centri territoriali.

“Non abbiamo ancora il dettaglio di come saranno distribuiti i fondi, ma io farei un piano di rilascio come un capitolato d’appalto dove si indicano le singole poste sulle quali vengono assegnate le risorse”,

dice Maurizio Del Conte, presidente ANPAL.

5 milioni sono i cittadini registrati nei 550 centri per l’impiego distribuiti su tutto il territorio nazionale. Si tratta di una costellazione di uffici che copre la penisola ma non riesce a prendere la forma di un vero e proprio sistema.

Reddito di cittadinanza: la necessità di un sistema di dati unico

“C’è un problema di rete complessiva sul paese. Abbiamo cominciato col voler fare un sistema alla tedesca ma questo non ha funzionato. Noi cerchiamo di mettere insieme i diversi pezzi”

dice Maurizio Del Conte, presidente ANPAL riferendosi al portare gestito dal’ente. E continua:

“Dopo due anni ancora c’è l’infrastruttura, c’è il portale, c’è tutto ma mancano i dati. Devono essere caricati da ciascun centro per l’impiego le schede di tutti gli iscritti. Ma alcuni non sono ancora digitalizzati”

Non si tratterebbe semplicemente di inserire i dati, ma di ricostruire il percorso di una platea complessa, spiega. Alcune schede fanno riferimento anche a dieci anni fa e bisognerebbe che ciascun Centro per l’Impiego rivedesse le informazioni sulle persone che nel tempo si sono rivolte all’ufficio per inserire dati veritieri. Un’operazione lunga e ardua anche in un contesto di totale efficienza.

A viso aperto, è lo stesso presidente ad ammettere le difficoltà:

Attualmente abbiamo un sistema informativo unitario ANPAL che raccoglie i prodotti dei sistemi locali, ma si dovrebbe passare dall’unitario all’unico. Le regioni continuano ad avere competenza sull’organizzazione del centro per l’impiego, in due anni siamo riusciti a far dialogare Stato e regioni. Non è ottimale ma è un passo avanti.

Reddito di cittadinanza: il ruolo attivo del centro per l’impiego necessita un cambio di paradigma

Un altro aspetto cruciale per evitare che il reddito di cittadinanza diventi una misura di assistenzialismo è l’efficacia dei centri per l’impiego nella ricerca delle offerte di lavoro per chi è disoccupato.

Anche in questo caso le parole di Maurizio Del Conte non fanno ben sperare:

“Quasi il 50% delle attività del CPI sono certificatorie, cioè le persone vanno nei centri per l’impiego per avere il certificato di disoccupazione per avere esenzioni”.

Ad oggi gli uffici territoriali servono più per certificare lo status della disoccupazione che per sovvertirlo: gli utenti non si rivolgono ai centri per l’impiego con l’intenzione e la speranza di trovare lavoro, né gli operatori si spendono per farlo.

Vista così l’impostazione del centro per l’impiego è l’esatto opposto di quello che serve al sistema del reddito di cittadinanza, ma cambiare le cose non è facile ribadisce il presidente:

“Abbiamo fatto approvare un norma che vieta di produrre i certificati. Dovrebbe valere l’autocertificazione per la disoccupazione, ma le Pubbliche Amministrazioni non si attengono a quanto previsto dalla legge. Se io faccio domanda su portale ANPAL, questo deve essere sufficiente.”

Il panorama dei centri per l’impiego, anche nelle parole del presidente ANPAL, è tutt’altro che rassicurante, e lo è ancor meno se si pensa che è lo sfondo in cui dovrà muoversi il reddito di cittadinanza dal prossimo aprile. Una scadenza vicinissima, come ha sottolineato più volte Milena Gabanelli.

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