Quota 102 in scadenza a dicembre: cosa cambia per le pensioni dal 2023

Francesco Rodorigo - Pensioni

Quota 102, lo strumento introdotto dalla Legge di Bilancio 2022 per andare in pensione a 64 anni d'età e 38 di contributi, scadrà il 31 dicembre. Senza cambiamenti si tornerà dal prossimo anno alla Legge Fornero. Il tema pensioni è stato al centro della campagna elettorale per le elezioni politiche del 25 settembre 2022.

Quota 102 in scadenza a dicembre: cosa cambia per le pensioni dal 2023

Quota 102, la misura sperimentale per andare in pensione in anticipo è in scadenza il 31 dicembre 2022.

Si tratta dello strumento introdotto per un solo anno dal Governo Draghi che permette il pensionamento con 64 anni d’età e 38 di contributi.

Ultimi 3 mesi a disposizione, dunque, per maturare il diritto alla prestazione con queste modalità, prima di tornare ai requisiti previsti dalla Legge Fornero, 67 anni e 20 di contributi.

Il 31 dicembre con Quota 102 scadranno anche l’Ape Sociale e Opzione Donna. Il tema delle pensioni è stato al centro della campagna elettorale per le elezioni politiche del 25 settembre 2022, e i partiti hanno proposto le loro possibili soluzioni.

Quota 102: in scadenza a dicembre, cosa cambia per le pensioni dal 2023

Cosa cambia per le pensioni dal 2023? Le misure introdotte per superare la Legge Fornero sono in scadenza e il Governo nato dalle elezioni del 25 settembre 2022 sarà chiamato a formulare una nuova riforma pensionistica.

Quota 102, infatti, così come l’Ape Sociale e Opzione Donna, è in scadenza il 31 dicembre 2022.

Si tratta di uno strumento per anticipare il pensionamento introdotto dalla Legge di Bilancio 2022 e in vigore per un solo anno che, come Quota 100, ha sospeso le regole della Legge Fornero.

Serve a garantire la pensione anticipata a tutti i lavoratori dipendenti del settore privato, agli artigiani, ai commercianti, ai coltivatori diretti e agli autonomi iscritti alla gestione separata INPS.

In questo modo è possibile andare in pensione con 64 anni d’età e 38 di contributi, contro i 67 anni d’età e 20 di contributi oppure 42 anni e 10 mesi di contributi (uno in meno per le donne) a prescindere dall’età previsti dalla riforma Fornero.

Ultimi tre mesi, dunque, per maturare i requisiti di età e anzianità contributiva, prima di tornare alle vecchie regole. Per esercitare il diritto alla pensione anticipata c’è comunque tempo oltre il termine di scadenza, l’importante è maturarlo nei tempi previsti.

Da gennaio 2023, pertanto, chi è in possesso dei requisiti previsti da Quota 100 e 102 potrà beneficiare dell’uscita agevolata, mentre gli altri a meno che non arrivi una nuova riforma dovranno maturare i requisiti previsti dalla Legge Fornero.

Con la fine dell’anno, infatti, scadono anche le misure di Ape Sociale e Opzione Donna, le altre eccezioni per favorire la pensione anticipata.

Pensioni 2023: le proposte dei partiti per una possibile riforma

La riforma delle pensioni è stato uno dei temi centrali della campagna elettorale per le elezioni politiche del 25 settembre 2022, e più o meno tutti i partiti hanno presentato le loro proposte.

Il prossimo Governo, infatti, dovrà approvare una nuova legge per evitare il ritorno alle vecchie regole della Legge Fornero.

La coalizione di centrodestra, formata da Fratelli d’Italia, Lega e Forza Italia che ha vinto con una maggioranza schiacciante si trova d’accordo nella necessità di innalzare le pensioni minime.

Il partito guidato da Giorgia Meloni, primo in Italia con circa il 26 per cento, non fornisce ancora possibili cifre, ma le risorse potrebbero arrivare dalle modifiche alle misure esistenti come il reddito di cittadinanza. Inoltre, FdI propone di interrompere l’adeguamento automatico dell’età pensionabile all’aspettativa di vita e il rinnovo di Opzione Donna.

La Lega, invece, supporta l’introduzione di Quota 41, la pensione anticipata con 41 anni di contributi versati, la pensione di vecchiaia a 63 anni con almeno 20 di contributi e il rinnovo dell’Ape Sociale. Per le donne inoltre, l’abbassamento di un anno dell’età pensionabile per ogni figlio.

Il Partito democratico (con il 19 per cento) dal canto suo propone di rendere strutturali le misure di Opzione Donna e di Ape Sociale e di favorire la flessibilità per quanto riguarda l’accesso alla pensione a partire dai 63 anni d’età.

L’altra forza politica che ha ottenuto un buon risultato, circa il 15 per cento, è il Movimento 5 Stelle che per le pensioni propone l’uscita dal lavoro a 62 anni o 41 di contributi, per chi svolge lavori usuranti e gravosi, con un allargamento di tale categoria.

La riforma delle pensioni quindi promette un acceso dibattito sulla scena politica, ma il prossimo Governo dovrà lavorare velocemente se intende superare le regole Fornero prima che tornino in vigore.

A prescindere dalle posizioni dei singoli partiti, quello che è certo, come emerso dalla relazione annuale dell’INPS, è che c’è bisogno di più lavoro che sia meglio retribuito perché di questo passo il sistema pensionistico non sarà sostenibile e la base contributiva si fa sempre più ristretta.

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