IVA, aliquota ridotta sulle opere d’arte in arrivo: gli altri paesi UE fanno scuola, ma non su tutto

Rosy D’Elia - Imposte

In arrivo la riduzione IVA sulla cessione di opere d'arte. I paesi europei fanno scuola, ma non su tutto. Lo dimostra la tampon tax

IVA, aliquota ridotta sulle opere d'arte in arrivo: gli altri paesi UE fanno scuola, ma non su tutto

Detto, (quasi) fatto: è in arrivo nel prossimo Consiglio dei Ministri che si terrà oggi, 20 giugno, la riduzione dell’aliquota IVA sulle opere d’arte. L’aliquota dovrebbe passare dal 22 al 5 per cento.

Il Ministro della Cultura Alessandro Giuli aveva parlato di questa ipotesi a fine marzo. A fare scuola sarebbero altri paesi europei come la Francia e la Germania.

Ma non su tutto si procede con tempestività e si seguono gli esempi di altri Stati: ad esempio sulla tampon tax, così viene definita l’imposta sul valore aggiunto che grava sugli assorbenti, negli ultimi anni sono stati fatti passi indietro.

IVA, verso una riduzione dell’aliquota sulle cessioni delle opere d’arte

Nel report “Arte: il valore dell’industria in Italia”, promosso dall’Associazione Gruppo Apollo e realizzato dall’osservatorio di Nomisma in collaborazione con Intesa Sanpaolo, lo scorso marzo è emersa una contrazione importante del settore. E il Fisco avrebbe in questo senso una responsabilità importante.

Con le attuali regole IVA, secondo lo studio, si arriverebbe a perdere fino al 28 per cento del fatturato complessivo. E le aliquote ridotte degli altri paesi UE renderebbero, infatti, l’Italia meno competitiva.

La Francia dal 1° gennaio 2025, si legge nella presentazione del Rapporto, ha esteso il regime agevolato del 5,5 per cento tutte le transazioni artistiche, e la Germania ha ridotto la propria aliquota al 7 per cento.

La leva fiscale potrebbe portare, in un triennio, ad aumenti importanti:

  • con un’aliquota al 5 per cento il fatturato complessivo generato da gallerie, antiquari e case d’asta crescerebbe fino a raggiungere circa 1,5 miliardi di euro;
  • con la riduzione al 10 per cento, si fermerebbe a 1,3 miliardi di euro.

Stando alle anticipazioni, l’aliquota dovrebbe passare dal 22 al 5 per cento.

Attualmente solo se la cessione è effettuata dagli autori, dai loro eredi o legatari è possibile beneficiare dell’agevolazione al 10 per cento e già con una proposta di legge datata luglio 2024 si puntava al potenziamento del trattamento di favore già previsto.

L’ultima parola sul punto arriverà nel Consiglio dei Ministri atteso per oggi, 20 giugno, alle 16: in un nuovo pacchetto di novità fiscali che, diversamente da quelle della scorsa settimana, hanno un impatto sulle finanze pubbliche dovrebbe esserci anche la riduzione dell’IVA sulla cessione delle opere d’arte, come annunciato dal viceministro all’Economia e alle Finanze Maurizio Leo.

IVA, verso una riduzione dell’aliquota sulle cessioni delle opere d’arte

La spinta per intervenire, insomma, arriva anche da oltre confine. Ed è normale e giusto guardare agli altri paesi UE, anche perché l’IVA è una imposta comunitaria.

Introdotta in Italia più di mezzo secolo fa proprio per adeguare il sistema tributario italiano a quello degli altri Stati membri della Comunità Europea, si applica sulle cessioni di beni e sulle prestazioni di servizi e sulle importazioni da chiunque effettuate.

Le regole sono contenute nel DPR n. 633/1972 e, come nel resto d’Europa, corrispondono agli standard fissati a livello comunitario: oltre all’aliquota ordinaria, ogni Stato può prevedere delle agevolazioni.

In Italia le aliquote sono quattro con una classificazione riassunta in tabella che, da sempre, fa discutere.

Aliquote IVAClassificazione
4 per cento IVA sui generi di prima necessità
5 per cento IVA su prestazioni sociali, sanitarie ed educative delle cooperative sociali
10 per cento IVA su servizi turistici, alimentari ed edili
22 per cento IVA da applicare in tutti i casi non rientranti nelle prime tre aliquote

Interventi puntuali come quello atteso, che pure hanno il loro valore economico, riaccendono i riflettori su alcune anomalie del sistema IVA italiano.

L’imposta ha un peso più alto sull’acqua in bottiglia, 22 per cento, che sui tartufi, 5 per cento. Così come il prelievo è più leggero per il rosmarino che per i prodotti per l’igiene femminile e per l’infanzia.

Il cortocircuito delle aliquote IVA: riduzione sulle opere d’arte, tampon tax fissa al 10 per cento

Ed su questo ambito anche la stessa UE ha acceso i riflettori. A giugno 2021 il Parlamento Europeo ha approvato una risoluzione non legislativa sulla salute sessuale e riproduttiva nell’UE per invitare gli Stati membri di adottare soluzioni sulla tampon tax:

“Sottolineando gli effetti negativi della cosiddetta imposta sugli assorbenti (tampon tax) per la parità di genere, i deputati chiedono ai Paesi UE di eliminare la tassa sui prodotti per l’igiene femminile, avvalendosi della flessibilità introdotta dalla direttiva UE sull’IVA e applicando esenzioni o aliquote IVA allo 0 per cento su questi beni essenziali.

Mentre la direzione tracciata dall’Europa dovrebbe essere quella di eliminare l’imposizione su questo tipo di prodotti per arginare la povertà mestruale, l’Italia ha prima approvato una riduzione al 5 per cento su assorbenti e prodotti per la prima infanti e, dopo un anno, ha raddoppiato l’aliquota. Una scelta motivata da Giorgia Meloni, prima premier donna italiana, con queste parole: “il taglio dell’IVA è stato nella stragrande maggioranza dei casi assorbito da aumenti di prezzo e quindi non penso che valga la pena di rinnovare questa misura”.

Così l’andamento dell’economia ha fatto naufragare anche le promesse del viceministro all’Economia e alla Finanze Maurizio Leo fatte in occasione dell’inaugurazione dei lavori della riforma fiscale.

Riferendosi in generale ai beni essenziali, e in maniera specifica ai prodotti per l’infanzia che pure hanno subito lo stesso aumento, aveva manifestato la volontà di portare a zero l’imposta sul valore aggiunto.

Attualmente in Francia e in Germania l’IVA sui prodotti per l’igiene femminile è pari al 5,5 e al 7 per cento proprio come quella prevista per la cessione delle opere. Ma evidentemente per i beni essenziali, come assorbenti e tamponi, non è ancora tempo di guardare oltreconfine.

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