Per l'UE la tampon tax, l'aliquota IVA sugli assorbenti, è anche una questione disparità di genere, ma il Governo lega il tema all'inflazione e fa dei passi indietro. Naufragano le buone intenzioni di azzerare l'imposta sul valore aggiunto per i beni di prima necessità, che, anzi, cresce anche per i prodotti legati all'infanzia

Dal 2024 la tampon tax in Italia aumenterà: raddoppia l’aliquota IVA che si applica agli assorbenti passando dal 5 al 10 per cento. Si torna indietro, dopo i passi avanti dello scorso anno.
Il motivo? L’inflazione ha neutralizzato i benefici della riduzione introdotta dallo scorso anno, ha detto la premier Meloni in conferenza stampa il 16 ottobre scorso.
Ma tornando a una imposizione più alta, c’è il rischio concreto di ulteriori aumenti dei prezzi.
Per il Parlamento UE la tampon tax prima di essere una questione economica è una questione di parità di genere e l’invito che risale al 2021 è quello di azzerarla.
Nei mesi scorsi, d’altronde, lo stesso viceministro all’Economia e alla Finanze Maurizio Leo riferendosi in maniera specifica ai prodotti per l’infanzia, che pure subiranno lo stesso aumento, aveva manifestato la volontà di portare a zero l’imposta sul valore aggiunto per i beni essenziali.
Per ora le novità contenute nel Disegno di Legge di Bilancio e annunciate dal Governo vanno nella direzione contraria.
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Tampon tax, aumento dal 2024: il nodo dell’IVA sui prodotti essenziali
Negli ultimi anni torna periodicamente, insieme alla discussione sulle novità della Legge di Bilancio, il tema della tampon tax, così viene definita l’imposta sul valore aggiunto che grava sugli assorbenti, una spesa che tutte le donne sono obbligate a sostenere mensilmente.
In media un pacco che ne contiene 10 ha un prezzo di 3,50 euro: ogni mese ne servono almeno due.
Mediamente, quindi, la spesa annuale oscilla intorno ai 120 euro.
A questi costi dal 2024, se sarà confermato in via definitiva l’aumento, si applicherà un’aliquota del 10 per cento, raddoppiata rispetto a quella attuale del 5 per cento prevista, a regime, anche per i tartufi o per il rosmarino.
I prodotti per l’igiene femminile, senza dubbio, rappresentano beni essenziali.
A giugno 2021, infatti, il Parlamento Europeo ha approvato una risoluzione non legislativa sulla salute sessuale e riproduttiva nell’UE e ha acceso i riflettori anche su questo tema.
“Sottolineando gli effetti negativi della cosiddetta imposta sugli assorbenti (tampon tax) per la parità di genere, i deputati chiedono ai Paesi UE di eliminare la tassa sui prodotti per l’igiene femminile, avvalendosi della flessibilità introdotta dalla direttiva UE sull’IVA e applicando esenzioni o aliquote IVA allo 0 per cento su questi beni essenziali.
Si chiede inoltre ai Paesi UE di affrontare con urgenza la povertà mestruale, assicurando che chiunque ne abbia bisogno possa disporre di prodotti mestruali gratuiti”.
Tornando sul tema e soffermandosi sulla povertà femminile in Europa il Parlamento nel 2022 ha ribadito che una “ragazza su dieci non può permettersi prodotti igienici”.
Tampon tax in aumento dal 2024: come è cambiata nel tempo l’IVA sugli assorbenti
Fino al 2019, senza eccezioni, è stata applicata l’imposta sul valore aggiunto in misura piena: l’aliquota ordinaria attualmente è al 22 per cento.
Negli ultimi quattro anni, invece, sul fronte della tampon tax sono stati fatti dei passi avanti intervenendo a più riprese sul Decreto IVA:
- nel 2019 dopo una lunga discussione sulla possibilità di riduzione al 10 per cento, ha prevalso la scelta di portare dall’anno successivo l’aliquota al 5 per cento ma solo su assorbenti compostabili o lavabili, che in genere hanno prezzi più alti, e sulle coppette mestruali;
- dal 2022, con le novità introdotte nella Manovra, è stata prevista una riduzione della tampon tax su assorbenti e tamponi destinati alla protezione dell’igiene femminile al 10 per cento, lasciando l’agevolazione più generosa per i prodotti compostabili;
- l’ultima Legge di Bilancio approvata ha eliminato questa distinzione e ha portato al 5 per cento l’aliquota che si applica ai prodotti assorbenti e tamponi per la protezione dell’igiene femminile e alle coppette mestruali.
La stessa riduzione è stata prevista per i prodotti per l’infanzia con una minore entrata per lo Stato pari a circa 178,18 milioni di euro all’anno, in base alla relazione tecnica allegata alla Manovra dello scorso anno.
IVA sui prodotti per l’infanzia e tampon tax: dalla volontà di azzerarla al raddoppio dell’aliquota
Secondo la premier Giorgia Meloni, l’agevolazione non ha funzionato e va eliminata:
“Non confermiamo il taglio dell’IVA sui prodotti per la prima infanzia perché purtroppo il taglio dell’IVA è stato nella stragrande maggioranza dei casi assorbito da aumenti di prezzo e quindi non penso che valga la pena di rinnovare questa misura”.
Ha detto durante la conferenza stampa del 16 ottobre, annunciando l’aumento dell’aliquota IVA per i prodotti per l’infanzia e, come emerge dal Disegno di Legge, anche della tampon tax.
Vale la pena, però, soffermarsi su alcuni punti:
- l’IVA è una imposta proporzionale, vale a dire: più alto sarà il costo del bene, più alta sarà l’imposta da versare. L’aumento dell’aliquota, quindi, determina il rischio concreto di un ulteriore aumento;
- la discussione riguarda, perlopiù, beni essenziali che toccano due temi particolarmente delicati per l’Italia:
- la povertà femminile, e di conseguenza la parità di genere;
- la natalità, che vive una stagione drammatica e lo stesso Governo dichiara di voler incentivare.
D’altronde lo stesso viceministro all’Economia e alle Finanze Maurizio Leo lo scorso marzo, all’indomani dell’approvazione da parte del Governo del disegno di legge delega per la riforma fiscale in diretta sul quotidiano Il Sole 24 Ore parlava dell’ipotesi di introdurre un meccanismo ad aliquota zero “proprio per i prodotti per l’infanzia” e “per i beni di prima necessità”.
“Pensare a un’aliquota zero a me sembra che sia un intervento saggio da adottare”.
Sul piano concreto, poi, aggiungeva:
“Cerchiamo di trovare delle risorse, come abbiamo fatto se ricordate nell’ultima legge di bilancio, dove abbiamo trovato delle risorse per i prodotti infanzia e per altri interventi di questo tipo”.
Si sa, il margine di manovra di questa Legge di Bilancio è stretto: lo spazio per fare un passo avanti, effettivamente, non sembra esserci. Ma il passaggio dal 5 al 10 per cento per l’aliquota IVA sui prodotti per l’infanzia e sugli assorbenti è una brusca retromarcia con un impatto per i neo genitori e, in particolare, per tutte le donne: madri e non.
Articolo originale pubblicato su Informazione Fiscale qui: Tampon tax 2024 più alta: per l’IVA sui prodotti essenziali solo buoni propositi