Dichiarazione fiscali, controlli più analitici con i dati disponibili online

Rosy D’Elia - Dichiarazioni e adempimenti

Utilizzare anche i dati disponibili sui social e sulle piattaforme per i controlli sulle dichiarazioni fiscali: dal direttore dell'Agenzia delle Entrate Carbone uno “spunto di riflessione”

Dichiarazione fiscali, controlli più analitici con i dati disponibili online

Contrasto all’evasione. Innovazione tecnologica. Privacy. Nella Sala della Regina di Palazzo Montecitorio sono queste le tre parole più utilizzate nella mattinata del 25 novembre per il Convegno organizzato dalla Commissione parlamentare di vigilanza tributaria.

Dal viceministro all’Economia e alle Finanze Maurizio Leo in poi le rassicurazioni sulla tutela della riservatezza e sul valore del lavoro umano, anche quando l’intelligenza si fa artificiale, si ripetono come un leit motiv negli interventi dei diversi relatori.

Nella selezione dei dati da immolare sull’altare dei controlli fiscali c’è una continua ricerca di un punto critico tra le opportunità offerte da sistemi tecnologici sempre più avanzati e la necessità di proteggere i dati personali.

E dal direttore dell’Agenzia delle Entrate Vincenzo Carbone arriva uno “spunto di riflessione” sulla possibilità di utilizzare anche i dati che cittadini e cittadine fanno circolare in rete per condurre verifiche più pertinenti sulle dichiarazioni fiscali.

Dichiarazioni fiscali, controlli più analitici con i dati disponibili il rete: Carbone guarda al modello francese

Si guarda alla Francia: “in pratica uno stato come noi, soggetto anche lui al GDPR che credo sia lo stesso in tutta l’unione europea, ha previsto la possibilità di utilizzare i dati raccolti in rete per finalità di contrasto all’evasione che dovrebbe essere la nostra finalità principale”, sottolinea il numero uno delle Entrate e non è la prima volta che volge lo sguardo oltralpe.

L’Amministrazione fiscale francese controlla la veridicità delle dichiarazioni fiscali anche attraverso le informazioni presenti sui social network e sulle piattaforme web.

E il suggerimento a chi scrive le regole del gioco è quello di cominciare a mettere in cantiere una strategia simile anche in Italia, ancora una volta valutando e bilanciando chirurgicamente rischi e opportunità.

“Tutelare efficacemente la privacy dei cittadini e la sicurezza dei dati costituisce una condizione non negoziabile al tempo stesso però credo che non possiamo rinunciare all’opportunità di utilizzare in modo responsabile le tecnologie digitali oggi a nostra disposizione se queste possono rendere più proficua e incisiva la lotta all’evasione”

Spiega Carbone. E ci tiene a spazzare via ogni dubbio: l’idea “non è quella di acquisire in maniera acritica le informazioni disponibili in rete”, ma di acquisire maggiori informazioni per controlli più approfonditi e più mirati.

“Si tratta soltanto di far concorrere delle informazioni con altre informazioni e vedere se, matchando queste informazioni, escono fuori degli elementi utili, altrimenti si buttano si buttano via”.

In estrema sintesi, non si parla di rivoluzionare le modalità con cui vengono condotte le verifiche, ma di di introdurre un altro livello di analisi per controlli più approfonditi.

“È possibile immaginare una soluzione analoga anche per l’Italia?” Si chiede il direttore dell’Agenzia delle Entrate. Le affermazioni, positive o negative, le lascia ad altri. E, infatti, a margine del convegno preferisce non rispondere sulla forma e sul posto che una novità del genere potrebbe assumere nella normativa italiana. D’altronde, la scelta è politica più che tecnica.

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