Donne vittime di violenza: le novità su ISEE e nucleo familiare per l’accesso all’assegno di inclusione

Rosy D’Elia - Leggi e prassi

Il Decreto Lavoro introduce, da gennaio 2024, l'assegno di inclusione che sostituirà il reddito di cittadinanza: durante l'iter di conversione in legge, su cui si attende l'ok della Camera, importanti novità per le donne vittime di violenza

Donne vittime di violenza: le novità su ISEE e nucleo familiare per l'accesso all'assegno di inclusione

Per l’accesso all’assegno di inclusione, la misura che sostituirà il reddito di cittadinanza dal 2024, le donne vittime di violenza che risultano inserite in percorsi di protezione costituiranno un nucleo familiare indipendente.

Anche ai fini ISEE, e quindi per quanto riguarda la verifica del requisito economico, si applicherà la stessa regola.

Inoltre non sarà necessario rispettare gli obblighi legati alla ricerca del lavoro.

Le novità sono state inserite nel pacchetto di regole alla base della nuova misura di sostegno durante l’iter di conversione in legge del Decreto Lavoro che ha ottenuto l’ok del Senato il 22 giugno e attende di concludere la sua corsa alla Camera entro il 3 luglio.

Assegno di inclusione, nucleo familiare e ISEE indipendente per le donne vittime di violenza

Come il reddito di cittadinanza, di cui prenderà il posto, l’assegno di inclusione è una misura di sostegno economico e di accompagnamento al lavoro.

L’importo, compreso del contributo per l’affitto, continuerà ad essere riconosciuto fino a un massimo di 780 euro considerando un solo componente, ma cambieranno regole di calcolo e requisiti che i nuclei familiari dovranno rispettare per poterlo richiedere.

La possibilità di ottenere il beneficio economico, infatti, sarà subordinata alla presenza all’interno della famiglia di un minorenne, una persona con disabilità o con più di 60 anni.

Con le modifiche inserite nel testo del Decreto Lavoro durante l’iter di conversione di legge, che dovrà concludersi entro il 3 luglio, anche in presenza di persone che sono in una condizione di svantaggio e risultano inseriti in programmi di cura e assistenza dei servizi sociosanitari territoriali certificati dalla pubblica amministrazione sarà possibile beneficiare dell’assegno di inclusione.

Il pacchetto di regole alla base della nuova misura di sostegno, inoltre, si è arricchito di novità specificamente dedicate alle donne vittime di violenza per facilitarne l’accesso alla misura, prevedendo l’indipendenza del nucleo familiare, e le condizioni che permettono di conservare il beneficio economico, disponendo l’esonero dal patto di attivazione al lavoro.

Assegno di inclusione, nel DL Lavoro novità per le donne vittime di violenza

In particolare, all’articolo 2 del Decreto Lavoro si specifica che i soggetti inseriti nei percorsi di protezione relativi alla violenza di genere per l’accesso all’assegno di inclusione costituiranno sempre nucleo familiare a parte, anche ai fini ISEE.

In questo modo, quindi, si accede in maniera indipendente alla misura di sostegno economico.

E la precisazione che riguarda l’Indicatore della Situazione Economica Equivalente ha un peso importante dal momento che l’accesso alla misura di sostegno è legata proprio al rispetto della soglia di 9.360 euro: alle donne vittime di violenza si offre l’opportunità di essere considerate come nuclei familiari indipendenti tenendo conto, quindi, soltanto delle proprie condizioni patrimoniali e reddituali.

Prendendo in prestito le parole del Ministero dell’Interno, con l’espressione violenza di genere “si indicano tutte quelle forme di violenza da quella psicologica e fisica a quella sessuale, dagli atti persecutori del cosiddetto stalking allo stupro, fino al femminicidio, che riguardano un vasto numero di persone discriminate in base al sesso”.

Al momento la novità è prevista solo per l’accesso all’assegno di inclusione.

Ma la possibilità di risultare come indipendenti dal nucleo familiare in cui spesso si annida l’origine della violenza subita potrebbe rappresentare una tutela importante per tutte le donne che ne sono vittima: in questo modo, infatti, si aprirebbero le porte di strumenti di sostegno e agevolazioni che possono essere fondamentali nel percorso di indipendenza e che, considerando anche le forze economiche e patrimoniali degli uomini maltrattanti presenti all’interno del proprio nucleo sarebbero inaccessibili.

Le modifiche inserite durante l’iter di conversione in legge del Decreto Lavoro, inoltre, sollevano le persone inserite nei percorsi di protezione relativi alla violenza di genere e le donne vittime di violenza, con o senza figli, prese in carico da centri antiviolenza riconosciuti dalle regioni o dai servizi sociali nei percorsi di fuoriuscita dalla violenza dall’obbligo di partecipazione ai percorsi personalizzati di inclusione sociale o lavorativa e dalla relativa necessità di accettare le proposte di lavoro eventualmente offerte.

I correttivi inseriti rappresentano un primo passo importante verso il riconoscimento e la rimozione di alcuni ostacoli all’accesso delle misure di sostegno che potrebbero favorire il percorso di autonomia delle donne vittime di violenza.

Senza dubbio, però, rappresentano solo una goccia in un mare di possibili e necessarie ancore di salvataggio da offrire alle vittime di violenza di genere.

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