Bollo auto, IMU e TARI: la rottamazione perenne al via dal 2026 anticipa la riforma

La riforma dei tributi locali con le novità su bollo auto, IMU e TARI è in fase di stallo ma intanto la Legge di Bilancio 2026 anticipa la rottamazione perenne. Cosa cambia dal 1° gennaio

Bollo auto, IMU e TARI: la rottamazione perenne al via dal 2026 anticipa la riforma

Una riforma annunciata ma rimasta in standby e, nel frattempo, una rottamazione perenne che prende corpo con effetti già dal 2026.

Per i tributi locali e territoriali, come l’IMU e la TARI, così come per il bollo auto, quello in arrivo sarà un anno carico di novità.

La Legge di Bilancio 2026 estende a Comuni e Regioni la possibilità di prevedere forme di definizione agevolata di tasse e tributi di propria competenza, dando il via ad una pace fiscale modulabile nel tempo.

In parallelo però resta aperto il cantiere della riforma dei tributi locali: lo schema di decreto legislativo approvato dal Consiglio dei Ministri il 9 maggio scorso è in una fase di stallo e le novità attese al debutto dal 2026 rischiano di slittare a data da destinarsi.

Al centro le novità sul pagamento del bollo auto ma anche gli incentivi premiali per i pagamenti con addebito sul conto corrente.

Bollo auto, IMU, TARI e non solo: dal 2026 parte la rottamazione perenne per Comuni e Regioni

Le novità dall’impatto più immediato sono quelle previste dal Disegno di Legge di Bilancio 2026, che all’articolo 24 disciplina la procedura di rottamazione dei tributi di competenza di Regioni ed Enti locali (Comuni, Province e Città metropolitane).

Alla rottamazione quinquies delle cartelle affidate all’Agenzia delle Entrate Riscossione si affiancherà una procedura di definizione agevolata di tributi come il bollo auto, l’IMU e la TARI. Sarà una pace fiscale facoltativa: gli Enti potranno scegliere di prevedere forme di esclusione o riduzione di interessi e sanzioni per le somme non pagate in tutto o in parte.

La Manovra 2026 punta quindi a riconoscere e potenziare l’autonomia degli enti nella gestione dei propri tributi, consentendo loro di disciplinare direttamente forme di rottamazione, anche nei casi in cui siano già in corso procedure di accertamento o controversie in giurisdizione tributaria.

La novità si lega alla rottamazione quinquies, in quanto prevede la possibilità di “agganciare” forme di definizione agevolata sulla base di misure analoghe previste a livello nazionale, ma nei fatti crea un meccanismo di pace fiscale perenne per gli Enti locali.

L’esercizio della facoltà di prevedere forme agevolate di ritorno in carreggiata per il contribuente dovrà in ogni caso avvenire nel rispetto dell’equilibrio di bilancio, così come del principio di capacità contributiva e progressività del sistema tributario previsto dall’articolo 53 della Costituzione.

Restano in ogni caso esclusi dalle perimetro delle definizioni agevolate l’IRAP così come le compartecipazioni e le addizionali a tributi erariali. L’agevolazione riguarda solo i tributi propri gestiti da Comuni e Regioni, e il bollo auto, l’IMU e la TARI ne sono gli esempi più lampanti.

La rottamazione anticipa la riforma del Fisco locale, rimasta in standby

La previsione di una rottamazione perenne delle tasse locali non è una sorpresa. Se ne parlava già da mesi, con l’approdo in Consiglio dei Ministri dello schema di decreto legislativo che, in attuazione della riforma fiscale, ha fissato i punti della revisione della disciplina di riscossione dei tributi gestiti dai diversi Enti.

Il testo approvato in esame preliminare il 9 maggio 2025 prevede infatti una via autonoma per l’introduzione di forme di rottamazione delle tasse non riscosse, in parallelo a una più complessiva semplificazione del sistema di pagamento per i cittadini.

Anche per Comuni, Province e Regioni vengono inoltre previsti sistemi di compliance, dall’invio di lettere e avvisi bonari pre-accertamento così come l’introduzione di un meccanismo di premi e sconti per le tasse pagate con addebito sul conto corrente.

Il fine ultimo è semplificare e rendere più efficienti le procedure di recupero da parte degli enti locali, prevedendo anche il potenziamento dello strumento dell’accertamento esecutivo, che consente di unificare in un unico atto l’accertamento del debito e il titolo esecutivo per la riscossione, così come già previsto a livello comunale per l’IMU e per la TARI.

Un sistema “bastone e carota” che però resta al momento in una fase di stallo: lo schema di decreto legislativo non ha ottenuto il consenso della Conferenza Stato-Regioni.

Nel corso della seduta del 30 luglio non è stata sancita l’intesa tra Stato, Regioni e Province Autonome sul testo, e non si registrano sviluppi in merito.

Lo stallo sui lavori non è di poco conto, se si considera che alcune delle misure contenute nello schema di decreto sono previste in partenza, idealmente, dal 2026. Tra queste le nuove modalità di riscossione del bollo auto, con il pagamento in un’unica soluzione entro il mese successivo all’immatricolazione e il venir meno dell’esonero in caso di fermo amministrativo.

Un cantiere che resta al momento bloccato, in attesa di sviluppi, e sul quale la Legge di Bilancio 2026 tenta l’accelerata quantomeno per quel che riguarda la possibilità di rottamazione. Un piccolo tassello in un progetto più ampio di riforma.

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