Truffe superbonus: il ruolo del general contractor

Alessio Mauro - Irpef

Il ruolo del general contractor nelle truffe del superbonus nel fenomeno Casa Zero. Lavori mai effettuati e crediti generati e ceduti all'insaputa dei committenti. Le richieste del comitato che riunisce i contribuenti truffati

Truffe superbonus: il ruolo del general contractor

Quale ruolo del general contractor nelle truffe del superbonus? Il fenomeno Casa Zero.

Grazie allo sconto in fattura il soggetto favoriva il passaggio dei crediti dai cassetti fiscali dei contribuenti alle imprese, all’insaputa dei primi.

Dopo l’emissione della fattura un asseverazione redigeva la dichiarazione sostitutiva di atto notorio, asseverando i lavori come eseguiti.

I committenti però, con i lavori fermi, non hanno superato il vincolo del 30 per cento della realizzazione degli interventi entro il 30 settembre del 2022.

I contribuenti truffati chiedono di essere tutelati.

Truffe superbonus: il ruolo del general contractor

Tra i fenomeni di truffe che hanno interessato il superbonus, all’attenzione della redazione è stato portato il caso “Casa Zero”.

Si tratta di un insieme di operazioni irregolari realizzate dalle aziende del Gruppo Zero Srl.

Quale ruolo ha il general contractor nelle truffe del superbonus? In linea generale la figura ha il compito di pagare direttamente le imprese e i professionisti e di provvedere alle fatture delle prestazioni al committente.

In linea generale tale figura è utilizzata maggiormente nel caso dei condomini, nel caso portato all’attenzione della redazione, invece, le truffe hanno riguardato interventi su villette e unifamiliari.

Le operazioni si sono svolte principalmente nelle regioni di Veneto, Lombardia e Friuli Venezia Giulia.

I contratti di appalto sono stati stipulati con diverse aziende, tutte facenti riferimento al gruppo Zero Srl.

Il modus operandi del gruppo è stato portato alla luce dopo i sequestri della Guardia di Finanza del 2 agosto 2022, grazie alla quale sono stati bloccati 8 milioni di euro, 1,2 milioni in forma liquida e gli altri sotto forma di crediti.

Un procacciatore d’affari contattava i clienti interessati e, valutata la fattibilità tecnica dell’incentivo.

Veniva chiesto quindi un primo anticipo di 500 euro, successivamente veniva stipulato un contratto d’appalto.

Una volta depositata la CILAS venivano emesse le prime fatture relative a materiale in alcuni casi mai portato in cantiere. I rilievi, infatti, nella maggior parte dei casi venivano effettuate dopo l’emissione delle fatture.

Il passaggio successivo era la trasmissione delle stesse a un asseveratore che redigeva la dichiarazione sostitutiva di atto notorio, asseverando i lavori come realizzati.

La pratica otteneva quindi il visto di conformità da parte del professionista e il credito veniva così generato e immediatamente ceduto.

L’importo passava quindi per i cassetti fiscali dei contribuenti all’insaputa dei committenti stessi.

Truffe superbonus: i committenti chiedono di essere tutelati

Le operazioni irregolari svolte hanno di fatto portato al blocco dei cantieri e, di conseguenza, al mancato rispetto della scadenza allora fissata al 30 settembre 2022.

Il raggiungimento del 30 per cento degli interventi è, infatti, il requisito necessario per continuare a beneficiare del superbonus con la percentuale del 110 per cento.

Dopo le diverse proroghe la scadenza è ora stata fissata al 31 dicembre 2023 dal decreto Omnibus.

Come evidenziato dal comitato “Quelli che aspettano CasaZero”, dopo la firma del contratto di appalto con il general contractor, il contribuente non ha modo di intervenire sul processo di monetizzazione.

Gli unici strumenti a disposizione sono:

  • la denuncia all’autorità giudiziaria;
  • la segnalazione di rischi all’Agenzia delle Entrate.

Il comitato ha formulato alcune richieste per chi si è rivolto ad un general contractor, scegliendo anche lo sconto in fattura:

“Chiediamo che:

  • si tenga conto dell’impatto delle indagini e dei sequestri sugli interessi legittimi dei committenti, concedendo un congruo lasso di tempo per concludere, o iniziare, i lavori oggetto di CILAS, impediti dalle azioni di indagine preliminare da parte degli organi di polizia giudiziaria e della Procura nei confronti di soggetti menzionati nella CILAS stessa, a prescindere dal raggiungimento del 30 per cento dei lavori eseguiti al 30 settembre 2022;
  • che la responsabilità in solido dei beneficiari e committenti sia limitata alle sole ipotesi di dolo o colpa grave, per lo meno in presenza di cessione del credito originata da sconto in fattura.”

Le due richieste sono motivate dal fatto che i beneficiari dei crediti non erano consapevoli della presentazione della documentazione nel delle modalità di generazione del credito.

I contribuenti, infatti, non hanno ricevuto notifica né dell’emissione delle fatture ne del deposito dell’asseverazione all’ENEA e neppure dell’operato del professionista fiscale, che ha apposto il visto di conformità.

I soggetti chiedono quindi di essere tutelati in quanto singoli contribuenti, vittime di truffa.

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