Tasse più alte d’Europa, il calcolo dei commercialisti presentato in audizione in Commissione sul DEF

Tommaso Gavi - Fisco

Tasse più alte d'Europa, pressione fiscale reale in Italia al 49 per cento. Il dato è stato fornito dai commercialisti in audizione sul DEF presso le commissioni Bilancio di Camera e Senato. I dettagli nel comunicato stampa dell'11 aprile 2022.

Tasse più alte d'Europa, il calcolo dei commercialisti presentato in audizione in Commissione sul DEF

Tasse più alte d’Europa: la pressione fiscale reale italiana raggiungerebbe il 49 per cento.

Il calcolo dei commercialisti è stato presentato nel corso dell’audizione sul DEF presso le commissioni Bilancio della Camera dei deputati e del Senato della Repubblica.

A spiegare il dato sono stati i ricercatori della Fondazione nazionale dei dottori commercialisti e degli esperti contabili Tommaso Di Nardo e Pasquale Saggese.

Come messo in evidenza nel comunicato stampa di ieri, 11 aprile 2022, alla luce dell’incremento della pressione fiscale ufficiale si può ritenere che la pressione fiscale reale sia incrementata di pari passo.

Non sono ancora state rese note le stime ISTAT dell’economia sommersa per gli anni 2020 e 2021.

Tasse più alte d’Europa, il calcolo dei commercialisti presentato in audizione in Commissione sul DEF

Stando ai calcoli presentati dai commercialisti in audizione sul DEF presso le commissioni Bilancio di Camera e Senato, l’Italia otterrebbe il record delle tasse più alte d’Europa.

La pressione fiscale reale italiana, calcolata al netto del sommerso, raggiungerebbe il 49 per cento. Nel 2019 era stata calcolata al 48,2 per cento.

A dare informazioni sul dato fornito dalla Fondazione nazionale dei dottori commercialisti e degli esperti contabili sono i ricercatori Tommaso Di Nardo e Pasquale Saggese.

Come si legge nel comunicato stampa dell’11 aprile 2022:

“Stante l’elevata quota di economia sommersa e illegale in Italia ricercatori della Fondazione nazionale della categoria- la pressione fiscale reale, il sacrificio cioè realmente imposto alla collettività che opera nell’economia emersa, è di gran lunga più elevato di quello ufficialmente registrato dall’Istat per tutta l’economia. La contabilizzazione da parte dell’Istat di una consistente quota di economia sommersa ed illegale nel Pil, pari per il 2019 a 203 miliardi di euro, l’11,3 per cento del Pil, determina un livello particolarmente elevato della pressione fiscale reale, pari nel 2019 al 48,2 per cento.”

Si attendono le stime ISTAT relative all’economia sommersa per gli anni 2020 e 2021.

Tuttavia, nel comunicato stampa viene sottolineato quanto segue:

“alla luce dell’incremento della pressione fiscale ufficiale, è comunque possibile ritenere che la pressione fiscale reale si sia incrementata di pari passo. Mantenendo costante la quota di economia sommersa all’11,3 per cento del Pil nominale, come rilevato dall’Istat per il 2019, la pressione fiscale reale nel 2021 raggiunge il 49 per cento del Pil emerso, portando l’Italia al primo posto in Europa.”

Tasse più alte d’Europa, commercialisti: “Tenere sotto controllo l’aumento del gettito IVA”

A fornire il quadro completo delle stime presentate in commissione Bilancio della Camera e del Senato è il documento diffuso con il comunicato stampa dell’11 aprile 2022 di FNC e CNDCEC.

FNC e CNDCEC - Documento diffuso con il comunicato stampa dell’11 aprile 2022
Documento di economia e finanza 2022. Audizione del Consiglio Nazionale dei Dottori Commercialisti e degli Esperti Contabili.

Il DEF prevede una riduzione della pressione fiscale dovuta principalmente:

Tuttavia, per sostenere la ripresa economica sono necessari, a parere dei commercialisti, interventi per ridurre la pressione fiscale sulle famiglie.

Nel comunicato stampa viene, infatti, evidenziato quanto segue:

“Nonostante gli interventi volti alla riduzione del cuneo fiscale sul lavoro dipendente, il livello complessivo del gettito tributario imputabile alle famiglie è quello che ha subito l’effetto maggiore dello shock fiscale 2012-2013 anche per effetto di una tassazione immobiliare particolarmente elevata a cui si aggiunge l’incremento della fiscalità locale che, anche per compensare il venir meno dei trasferimenti statali, è cresciuto progressivamente seppure in maniera ampiamente differenziata sui territori.”

Viene inoltre riscontrata una crescita dell’inflazione, legata anche all’incremento di gettito delle imposte dirette, tra i quali si conferma quello dell’IVA.

L’aumento dell’imposta sul valore aggiunto appesantisce il carico fiscale sulle famiglie.

In merito nel comunicato viene spiegato che:

“sarebbe auspicabile tenere sotto controllo il gettito IVA che sta alla base della lievitazione della pressione fiscale indiretta dell’ultimo anno, ed eventualmente, laddove le condizioni del quadro macroeconomico e di finanza pubblica lo permettessero, compatibilmente con la normativa europea, adottare opportuni provvedimenti di sterilizzazione dell’aumento del gettito IVA.”

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